Rai dopo Berlusconi. Il Fatto: “Patto Lei-Garimberti, Minzolini a casa”

Pubblicato il 18 Novembre 2011 - 13:48 OLTRE 6 MESI FA

Lorenza Lei (foto Lapresse)

ROMA – Il 28 marzo prossimo per Lorenza Lei e il suo consiglio di amministrazione scade il mandato in casa Rai. Ora che a Palazzo Chigi non c’è più Silvio Berlusconi, con il nuovo presidente del Consiglio Mario Monti, a viale Mazzini sembra ci sia aria di cambiamenti, almeno stando a quanto scrive Carlo Tecce sul Fatto quotidiano.

Il direttore generale Lorenza Lei, per cercare di rimanere dov’è e non prendere troppe batoste, visto che ora il ministro dello Sviluppo non è più Paolo Romani, ma Corrado Passera, cerca appigli. Il Fatto quotidiano la descrive in avvicinamento all’Udc di Pierferdinando Casini per tenersi la poltrona e uscire dall’impasse della confusione del dopo Berlusconi e gestire i cambi di ruolo in azienda.

“Lorenza Lei dovrà convincere il governo Monti, e soprattutto il ministro di riferimento, Corrado Passera. Grossi guai. Speriamo che Claudio Cappon, ex direttore generale Rai attualmente parcheggiato a Rai World, sia di poche parole con l’amico Passera. Non sia mai Cappon confidi a Passera i trattamenti di riguardo firmati Lorenza Lei: lunghe anticamere, telefonate re-spinte, proposte bocciate. E non sia mai che Mario Marazziti, portavoce di Sant’Egidio, racconti al fondatore e ministro Andrea Riccardi l’interim a Marco Simeon per Rai Vaticano; nonostante Marazziti sia il più esperto dirigente di viale Mazzini per la Chiesa”.

C’è di più secondo Tecce: la dg elegante e ben voluta anche dal Vaticano avrebbe stretto un patto con il presidente Paolo Garimberti per mandare a casa il direttore del Tg1 Augusto Minzolini.

Da un lato c’è la Lei, che sposando l’area Udc non può ignorare il recente battibecco tra Minzolini e Casini che sarebbe andato in scena nei bagni maschili di Saxa Rubra con toni – secondo quanto scrive il Fatto – di questo tipo: “Direttore, sbagli. Non puoi fare l’editoriale stasera su Berlusconi. Hai capito?”, “Io lo faccio”.

Dall’altro lato c’è Garimberti, presidente Rai, noto anche per la sua teoria delle uova comuniste: per lui le uova russe, più bianche e più fragili di quelle occidentali, erano il simbolo della fragilità dell’Urss.

I due avrebbero quindi un accordo su Minzolini. Il Fatto lo racconta così: “Inchiesta carta di credito aziendale, se arriva il rinvio a giudizio per il direttorissimo, l’udienza è prevista il 6 dicembre, un calcio io e un calcio tu, cioè un calcione collettivo, mandiamo fuori l’ex Squalo”.

Eppure, scrive sempre Tecce, “Minzolini finge sicurezza: ‘Ancora con i miei viaggi, le mie note spese: basta! Il mio destino in Rai va oltre le questioni giudiziarie. Forse ho commesso un errore’. Silenzio. Errore? ‘Sì. Ho presentato le ricevute senza specificare chi mangiava con me. Sa perché?’. Vacanze? ‘No, erano mie fonti. Non posso svelare fonti riservate’. Un giorno Minzolini disse: ‘Quando Berlusconi lascia palazzo Chigi, io vado via’. E adesso, direttore? ‘Sono ancora qui. Non mi preoccupa sapere per quanto tempo. Il mio era un discorso profondo: è chiaro che le maggioranze in Parlamento influiscono sul servizio pubblico’.