Sam Wasson contro le commedie hollywoodiane: “Ogni volta che vedo la faccia di Jennifer Aniston mi vengono i brividi”

Pubblicato il 4 Ottobre 2010 - 07:43 OLTRE 6 MESI FA

«Ogni volta che vedo la faccia di Jennifer Aniston mi vengono i brividi». Non va tanto per il sottile Sam Wasson, giovane storico e sociologo del cinema, animatore del blog Forced Perspective e autore del bestseller “Fifth Avenue 5 a.m.”, dedicato a Audrey Hepburn e al film “Colazione da Tiffany”.

In un’intervista rilasciata a Grazia, il critico americano di 28 anni si scaglia contro la commedia rosa hollywoodiana, a suo giudizio troppo falsa e patinata.

«La vera commedia romantica è finita. Non riesco nemmeno a ricordare l’ultima volta che ho visto due persone innamorarsi in modo credibile in un film. Senza contare che, senza una lovestory decente sul grande schermo, il venerdì sera, invece che andare al cinema, finisco per restare a casa e litigare più spesso con la mia ragazza».

Certo, Wasson deve avere un bel caratterino, oltre alle idee molto chiare. «(La commedia romantica) è il genere più decaduto. Tutti i film sono uguali e banali: luci vivaci, riprese e inquadrature facili, niente movimenti bruschi e attori furbi più che veramente bravi. Io la chiamo “l’estetica dell’anestetico”. Pensiamo a un film come “Piacere, sono un po’ incinta” con Jennifer Lopez. Certo, l’intento è quello di divertire, ma “L’appartamento” del 1960, con un tema simile, è molto più sottile e lasciava trapelare un fascino amaro in bianco e nero, grazie ad un direttore della fotografia del calibro di Joseph LaShelle».

La colpa di questo declino, secondo Wasson, sarebbe dei manager degli studios, più interessati al botteghino che alla qualità del prodotto. «I film odierni sono indifendibili. Tutti i valori dell’intelligenza, dello stile, dell’umanità sono stati cancellati. Colpa di chi decide i budget delle produzioni e di chi va a vederle nelle sale».

«(…) a dettare legge sono i gusti e i trend aziendali. E alle major importa solo far soldi con attori che diventano uno stereotipo, un brand. Proprio come Jannifer Aniston o Jennifer Garner. O forse c’è qualcosa che non va col nome Jennifer…».

Neanche il nome Julia, però, pare entusiasmarlo troppo. «(“Mangia, prega, ama”, l’ultimo film con Julia Roberts, ndr) è un film grottesco. Se le donne abboccano, se credono che quella sia una storia seria, davvero sentita, toccante e credibile, allora vuol dire che siamo nel mezzo di una crisi culturale che mi fa paura».