Vacanze a scrocco per il super poliziotto Stephenson: crolla il mito di Scotland Yard

Pubblicato il 18 Luglio 2011 - 08:33 OLTRE 6 MESI FA

Paul Stephenson

LONDRA – Venti sedute prenotate in una spa di lusso per cinque giorni, diciotto pranzi succulenti, tutto a spese dell’ex numero due di News of the World, Neil Wallis, lo squalo piccolo delle intercettazioni illegali. Le relazioni pericolose e i super regali sono stati accettati da un poliziotto ugualmente super, Paul Stepherson, l’ormai ex capo della Metropolitan Police di Londra, meglio nota come Scotland Yard per via del suo indirizzo.

I tanto bistrattati poliziotti italiani, messi sempre a perenne paragone con la professionalità british, possono tirare almeno un sospiro di sollievo davanti a un capo che si è fatto “comprare” con poco.

Nella sua carriera sempre in ascesa da sbirro-lupo (lo hanno ribattezzato The Wolfman), Stephenson il 16 luglio ha gettato la spugna e si è dimesso. Che andasse via lo volevano in tanti, era ormai diventata troppa la polvere sulla polizia, visto che proprio lui aveva assunto Wallis nel 2009, il vicedirettore del tabloid di Rupert Murdoch salito in un batter d’occhio al rango di consulente degli agenti e arrestato quattro giorni fa. Wallis era secondo a Andy Coulson, direttore di NoW, che all’epoca era l’uomo immagine dei conservatori e poi, da maggio 2010 fino a gennaio, portavoce di Downing Street.

Il mito d’Inghilterra vacilla, Scotland Yard si affloscia, colpita dallo scandalo e ferita dal suo stesso mea culpa che era stata costretta a fare il 10 luglio. Avevano detto più o meno così in un comunicato: sullo scandalo intercettazioni potevamo fare di più.

Cosa sapeva Stephenson, quanto è coinvolto? Come ha fatto a farsi risucchiare dalla macchina infernale delle intercettazioni segrete, dei vip controllati, della ragazzina scomparsa e poi trovata morta spiata, dei politici pedinati? Il figlio del macellaio di campagna diventato persino baronetto un anno prima di assumere il comando della polizia di Londra ci è finito dentro fino al collo e il mito degli impeccabili poliziotti in stile british ha perso smalto.

Scotland Yard però, con tutta la sua fama, oltre trent’anni fa è stata proprio quella che aveva dichiarato suicidio la strana morte di Roberto Calvi, il presidente del vecchio Banco Ambrosiano trovato impiccato  il 17 giugno del 1982 sotto il ponte dei “Frati neri” nel centro di Londra. Calvi si era rifugiato in Inghilterra dopo essere stato coinvolto nel crac della sua banca,  legato al buco delle finanze del Vaticano: 1.300 miliardi di dollari dello Ior (la banca vaticana) guidata allora dal cardinale Marcinkus. Per la polizia inglese calvi si era appeso da solo a quel ponte, mentre poi anni dopo gli inquirenti italiani hanno ribaltato quella versione avanzando l’ipotesi più plausibile di omicidio.

Adesso nel 2011 la Metropolitan Police colleziona un altro errore, ancora più eclatante. Stephenson è solo l’ultima vittima eccellente dello scandalo, Sir Paul ha annunciato che intendeva farsi da parte in diretta Tv riconoscendo di avere forse peccato di leggerezza ma affermando, con la voce rotta dall’emozione, di essere ”una persona integra”.

Prima del tabloid-gate, il poliziotto era stato al centro delle polemiche per le manifestazioni anti-G20 del 2009 e per le contestazioni studentesche dello scorso anno in cui alcuni giovani avevano attaccato l’auto del principe Carlo e di Camilla. Era stato accusato da una parte di violazione dei diritti umani e dall’altra di non avere saputo tenere a freno la piazza.

Questa volta è stato tutto amplificato e per andare via il superpoliziotto ha scelto di dare in pasto alla tv le ragioni delle sue dimissioni: ”Ho preso questa decisione a causa delle illazioni e delle accuse riguardanti i contatti tra la Met e News International (società editrice dei giornali di Murdoch nel Regno Unito) e in particolare con Neil Wallis (ex vice-direttore del News of the World), che come sapete la settimana scorsa è stato arrestato nell’ambito dell’operazione Weeting”. ”Ho incontrato Wallis nel 2006 nell’abito dei contatti tenuti anche con altri giornalisti per meglio informare l’opinione pubblica sulle questioni riguardanti la polizia. Nel 2006 non ero a conoscenza delle prime indagini sullo scandalo delle intercettazioni che portarono a due arresti. I miei rapporti con Wallis sono continuati anche negli anni successivi per motivi professionali”. ”Nel 2009 la Met stipulò un contratto (di consulenza) con Neil Wallis che andò a scadenza nel 2010 in cui io non ebbi alcun ruolo”.

”E’ stato detto che avremmo dovuto sospettare di un coinvolgimento di Wallis nelle intercettazioni illegali ma devo dire con chiarezza che non ne avevo motivo, ignoravo dell’esistenza di questa disgustosa pratica”. ”Per quanto riguarda gli asseriti tentativi di tenere segreta la collaborazione, devo precisare che il problema si è posto solo quando è emerso il suo coinvolgimento nelle intercettazioni; nell’interesse della trasparenza sarebbe stato meglio rendere pubblica prima questa circostanza ma la mia priorità era quella di salvaguardare l’operazione Weeting”.

”Per quanto riguarda invece la vicenda di Champneys (la stazione termale di cui grazie a Wallis Stephenson è stato ospite gratis per 20 giorni), non vi è stata nessuna irregolarità, ho fatto quello che ho fatto perché volevo riprendere la mia attività alla Met prima di quanto non mi avessero consigliato familiari e medici, il tentativi di screditarmi su questo punto è cinico e deludente”.

”Come capo (di Scotland Yard) sono io il primo responsabile per la situazione in cui ci troviamo, forse avremmo potuto agire diversamente ma non l’abbiamo fatto. La gente che mi conosce sa che sono una persona integra, non perderò il sonno per dubbi sulla mia integrità personale, se restassi un’inchiesta non farebbe che confermarlo ma manca poco tempo alle sfida di garantire la sicurezza alle Olimpiadi del 2010 e questo non è il momento di lasciare campo alle illazioni. Per questo ho informato il ministro dell’interno e il sindaco di Londra della mia intenzione di dimettermi”.

CADE ANCHE LA SECONDA TESTA – Si è dimesso anche il numero due di Scotland Yard, a meno di 14 ore dal suo capo, John Yates.