Isis prepara attentati: 60 foreign fighters sparsi in Europa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Febbraio 2016 - 11:37 OLTRE 6 MESI FA
Isis prepara attentati: 60 foreign fighters sparsi in Europa

Isis

ROMA – Sarebbero almeno 60 i foreign fighters che l’Isis avrebbe inviato in Europa lo scorso autunno in occasione delle stragi di Parigi del 13 novembre. Molti di loro sarebbero tuttora nel Vecchio continente, come “cellule” dormienti in attesa di future azioni.

Oltre a Parigi, secondo quanto riportato dalla CNN sulla base di fonti dell’intelligence occidentali, sarebbero altre quattro le città nel mirino dei jihadisti. Due sono sicuramente Londra e Berlino.

Le informazioni su questa nutrita pattuglia di potenziali attentatori sono però molto “vaghe e frammentarie”. E – ammettono gli stessi 007 – la principale preoccupazione ora è che quasi tutti questi foreign fighters non sono stati identificati e non si ha la minima idea di dove si trovino. Non si conosce nemmeno chi agisca in gruppo, in seno a delle cellule organizzate, e chi invece possa agire come “lupo solitario”.

Tutto ciò a conferma che l’allarme per imminenti nuovi attentati rimane elevatissimo in tutta Europa. Anche perché i foreign fighters finora rientrati nel Vecchio Continente sarebbero almeno 1.900, sparsi ovunque. Le fonti riportate dalla Cnn spiegano anche come Abu Mohammed al-Adnani – il cosiddetto ‘portavoce’ dell’Isis, responsabile delle operazioni ‘esterne’ del gruppo e uno dei principali obiettivi delle intelligence occidentali – è la figura-chiave dietro al piano ambizioso di seminare il terrore in tutta Europa. È lui al centro della strategia del califfato per quel che riguarda gli attentati in tutto l’Occidente.

“Molte agenzie di intelligence temono che possa accadere un’altra Parigi ovunque, e che ci possano essere attacchi simultanei condotti da diversi gruppi o individui in diversi Paesi”, ammette parlando alla Cnn Alain Winants, l’ex numero uno dell’intelligence belga, spiegando come un’azione del genere avrebbe un impatto enorme e rappresenterebbe un’ulteriore escalation della strategia jihadista.