ROMA – Sono stati rilasciati lunedì sera due dei tre aggressori ceceni, protagonisti del pestaggio in discoteca che ha causato la morte di Niccolò Ciatti, il 22enne di Scandicci in vacanza a Lloret de Mar, in Costa Brava. In prigione resta solo quello che i giudici considerano “l’autore materiale dell’omicidio”. Le telecamere a circuito chiuso hanno ripreso tutto.
Un’aggressione a pugni conclusa con un calcio in testa, forse quello che è costato la vita a Niccolò. Accanto a lui c’è un altro ragazzo, “un amico della vittima”, spiegano gli inquirenti, al quale è andata meglio: sono contusioni.
Ma l’altro aspetto che colpisce del filmato sono gli spettatori della scena: tutti intorno in un cerchio, quasi come in un’arena. Un’immagine che ha sconvolto, primo fra tutti, il papà di Niccolò: “La cosa triste è che tutti, tutti sono stati a guardare impotenti, sarebbe bastato che forse qualcuno intervenendo poteva risparmiargli quelle pedate sulla testa, quelle botte al cuore che me l’hanno ammazzato”.
Intanto le autorità spagnole decidono di chiudere la discoteca St Trop di Lloret de Mar. Le mtivazioni sono legate alla sicurezza del luogo. Lo annuncia una nota del comune spagnolo della Costa Brava, spiegando che, durante le indagini, gli inquirenti hanno riscontrato “anomalie di forte gravità nel sistema di sicurezza”.
Tornando ai tre ceceni, come riporta Francesco Olivo per La Stampa:
Il gruppo ieri è stato interrogato fino a tarda sera dai giudici di Blanes, che al termine hanno convalidato l’arresto di uno soltanto dei tre, quello che ha sferrato il calcio. Gli altri due sono liberi (per uno è stato disposto il divieto di uscire dall’area Schengen). «Agivano da paramilitari», dicono i testimoni. E il passato in zona di guerra dei giovani, 20, 24 e 26 anni, viene scandagliato in queste ore. Si sospettano legami pericolosi, legati probabilmente alla richiesta d’asilo. La dinamica è stata ricostruita ormai senza zone grigie: Niccolò ha avuto una discussione con uno dei ceceni, per un motivo che definire futile è persino troppo, uno sguardo, un piede urtato, «cose da discoteca», dicono gli inquirenti. Dal nulla, quindi, scatta la violenza.