Mense scolastiche, dalle ganasce alle auto alla cartella esattoriale: i comuni si organizzano contro i morosi

Pubblicato il 20 Aprile 2010 - 12:30 OLTRE 6 MESI FA

In classe a pane e acqua e senza bus per andare a scuola. Crescono i bambini esclusi dai servizi a causa delle famiglie morose che di conseguenza creano nelle casse comunali buchi da diversi milioni.

Inadempiente è una famiglia su 4 a Roma, una su 5 a Genova, a Milano ogni anno si accumulano rette arretrate per 2 milioni di euro. Contro i morosi alcuni comuni hanno scelto il giro di vite, tagliando il servizio, c’è chi si ferma alla minaccia e chi cerca soluzioni più efficaci perché non vadano di mezzo i bambini.

Il problema dei “portoghesi” è all’ordine del giorno per tutti i comuni, dal nord al sud: «Per recuperare i crediti mettiamo anche le ganasce alle auto, ma il patto di stabilità ci sta strozzando e potremo garantire il servizio ai cittadini toscani finché riusciremo a reggere» denuncia Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno e presidente Anci regionale. Anche chi non vuole colpire i bambini come successo ad Adro, dove un imprenditore ha pagato i debiti della mensa della scuola pagando 10mila euro, non accetta di “veder sancito il criterio dell’illegalità”: così il Comune di Milano, alle prese con 10mila insolvenze l’anno. La metà delle famiglie, dopo il sollecito, paga, per gli altri scatta la cartella esattoriale.

Ma l’iter per far rientrare il credito è lungo. «Ci sono anche le famiglie che non danno generalità giuste per evitare di pagare. Non vogliamo creare squilibri fra furbi e meno furbi», dice l’assessore comunale, Giampaolo Landi Di Chiavenna. Dall’anno prossimo il Comune minaccia di lasciare senza mensa i morosi e intanto, anticipa l’assessore, studia «l’emissione di ticket da acquistare all’atto dell’iscrizione a scuola».

A Roma la morosità per il servizio in appalto diretto del Comune è alle stelle: per una famiglia su quattro sono “gratis” gli 85644 pasti giornalieri. Qui, nelle mense autogestite ogni dirigente scolastico sceglie cosa fare: «Usiamo parte dell’attivo della mensa per finanziare i pasti di chi è in difficoltà», racconta Rosetta Attento, dirigente dell’istituto Guicciardini.

A Genova chi non paga produce un buco da 1,5 milioni di euro.

Per i più poveri i Comuni prevedono l’esonero dalla retta ma in alcuni casi le fasce di esenzione sono basse: occorre alzare la soglia, dice il ministero dell’Istruzione.

Come strategia di risparmio a Palermo la refezione è iniziata con alcuni mesi di ritardo.

Quest’anno Bologna ha invece adottato “misure straordinarie” per ridurre o azzerare le tariffe per chi non ce la fa: destinate ai figli di licenziati, cassaintegrati, persone con contratti a termine non rinnovati e anche contratti atipici che possono aggiornare, di mese in mese, la loro posizione per avere una tariffa più favorevole.

Lo stop della mensa non si può fare, ed è messo per iscritto a Bari.

Ad Ancona il nuovo regolamento sulla refezione ha previsto che «il servizio non venga mai interrotto evitando motivi di imbarazzo al bambino». Ma mette in guardia i furbi: i morosi senza giusta causa l’anno prossimo non saranno ammessi.

Mai sospendere il servizio per l’ex ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni: «È una barbarie. Le politiche del governo che tagliano il sostegno alle famiglie e le risorse ai comuni agiscono come una tenaglia contro i più deboli».