Mini scontro di civiltà a Sarzana. Parroco contro il kebab: “Offende il decoro”

Pubblicato il 13 Agosto 2012 - 13:54 OLTRE 6 MESI FA

SARZANA (LA SPEZIA) – Per il parroco di Sarzana, “Il kebabbaro” che aprirà i battenti subito dopo la fine del Ramadan “offende il decoro”. Piazzato in via Mazzini, il corso nobile di una cittadina dal glorioso passato, giusto di fronte alla Pieve di Sant’Andrea e a due passi dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta, il locale di un giovane pachistano è diventato subito pomo della discordia e terreno di confronto accesissimo. Il minuscolo “scontro di civiltà” ha visto monsignor Pietro Barbieri fare la voce più grossa.

Ha fama di duro, ha fatto allontanare perfino i bambini dal sagrato della chiesa sorpresi a scambiarsi figurine. Ma ha anche disposto gli interventi per far sparire l’invadente immondizia, guadagnando la fiducia di parecchi cittadini. Ora è in vacanza, ma la “scomunica” del kebabbaro (come da insegna, peraltro più volte modificata sempre per ragioni di decoro) risuona ancora nelle discussioni paesane. Non ne fa, monsignor Barbieri, una guerra di religione, prevale piuttosto una questione di stile.

La pizzeria convertita a spaccio autorizzato di kebab “è inopportuno per il decoro della città”. Al sindaco Massimo Caleo la sortita del parroco non è andata affatto giù. Già visto si dirà, almeno dall’epopea dei Don Camillo e i Peppone dell’Italia appena uscita dalla guerra. Il sindaco protesta, non gli va che a Sarzana, città medaglia d’argento della Resistenza, venga affibbiata la nomea di intollerante e discriminatoria. “E’ una sciocchezza, certi religiosi dovrebbero avere un atteggiamento diverso nei confronti del prossimo” la dura replica al parroco, non prima dio aver citato la Costituzione.

Riferimento che non giunge a caso se è vero, come è vero, quel che riporta l’articolo di Alessandra Pieracci per La Stampa: la più agguerrita sostenitrice del monsignore è la titolare del Bar Costituzionale, quello sì un bar degno del centro storico di Sarzana. Graziella Coraglio non ha dubbi: “Questa era la strada delle boutique eleganti, oggi si è ridotta a questo tipo di botteghe. Vadano in zone più defilate”.  Accertata l’assenza di secondi fini è utile ricordare le varie giustificazioni che di volta in volta sono state addotte per preservare il decoro della città dal “volgare” kebabbaro come le ha vissute l’architetto che ha ristrutturato il locale.

Sarebbe stato infestato dalla presenza di molesti ubriaconi, ma il pachistano padrone del posto è un uomo timorato di Allah, alcolici non ne vende, come nell’altra pizzeria aperta a Massa. I frequentatori avrebbero inevitabilmente sporcato la strada: frequentatori italianissimi, visto che a Sarzana di stranieri, magari arabi, se ne contano sulle dita di una mano. Allora? Per il vicepresidente della consulta del centro storico deve andar via dalla “strada grande”, si deve spostare, come gli altri due locali di kebab, decorosamente situati dove lo sguardo non resta offeso.