Sicilia, i “festini agricoli”: centinaia di romene schiave sessuali dei padroncini

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Ottobre 2014 - 12:06 OLTRE 6 MESI FA
Sicilia, i festini agricoli: centinaia di romene schiave dei padroncini

Sicilia, i festini agricoli: centinaia di romene schiave dei padroncini

ROMA – Sicilia, i festini agricoli: centinaia di romene schiave sessuali dei padroncini. Un angolo di Sicilia, le campagne del ragusano dove grazie all’immigrazione si coltivano i pregiati pomodorini che arricchiscono la nostra tavola, sembra sprofondato in epoca pre-industriale. Un salto nel tempo, quando al padrone era concesso il dominio assoluto su dipendenti schiavi che rimanda alle piantagioni di cotone della segregazione razziale, alla proprietà fisica di contadini spogliati di ogni dignità, anche sessuale.

Schiave del lavoro nero. Nelle serre di Vittoria, di Scoglitti, Acate lavorano 4mila romeni: quasi la metà sono donne, hanno tra i 20 e i 40 anni, vivono in baracche fatiscenti ai margini del campo, terra battuta per pavimento e niente servizi, faticano nei campi 11 ore per 25 euro al giorno. Di notte sono costrette a soddisfare i padroncini, oppure sono reclutate per attirare gli uomini negli equivoci locali per soli adulti spuntati come funghi nelle diverse contrade, o negli improvvisati “festini agricoli” denunciati da don Sacco, il prete che ha rotto il muro di silenzio sulle romene.

I “festini agricoli”, l’escalation di aborti. Se lavoro nero e sfruttamento salariale erano noti, Don Sacco ha avuto il merito di divulgare un paio di dati sulla coercizione sessuale cui sono sottoposte le donne romene. Nel comune di Vittoria, 60mila abitanti, c’è stata un’impennata nel numero di aborti, al ritmo di 5 o 6 a settimana. L’escalation di gravidanze indesiderate è la spia che che moltissime ragazze finiscono per fare le prostitute nelle discoteche rurali, mentre la maggior parte, spiega Dario Di Vico nel reportage sul Corriere della Sera, “resta intrappolata in un concubinaggio forzoso con i padroncini”.

Promiscuità sessuale, ricatto lavorativo, ignoranza di ogni precauzione contraccettiva, silenzio/assenso di mogli che preferiscono far finta di nulla salvo confidarsi con il confessore: è anche questa la Sicilia del sole e dei meravigliosi pomodori ciliegini.

I tunisini che avevano popolato le campagne ragusane sono stati sostituiti dai romeni diventati comunitari nel 2008. I maghrebini erano più professionalizzati, attenti a esigere salari regolari e costituivano una comunità coesa e solidale. I romeni sono il contrario.

Accettano salari più bassi (massimo 25 euro e in piena evasione Inps), spesso vengono saldati solo a fine stagione ma soprattutto non costituiscono una comunità capace di difendersi. Oltre il 40% della manodopera romena è fatta di donne, arrivate in autobus dalla zona di Botosani perché hanno da mantenere qualcuno in patria: quasi sempre un bambino nato presto da una relazione instabile o finita male. (Dario Di Vico, Corriere della Sera)