Trapianto di cuore a distanza di 33 anni, madre e figlia salvate dallo stesso medico

Il trapianto effettuato nel gennaio 1989 a una giovane donna di 28 anni che oggi ne ha 62, e ripetuto a 33 anni di distanza alla figlia, che soffriva della stessa cardiopatia

di FIlippo Limoncelli
Pubblicato il 13 Novembre 2022 - 14:33 OLTRE 6 MESI FA
Trapianto di cuore madre e figlia

Trapianto di cuore a distanza di 33 anni, madre e figlia salvate dallo stesso medico (foto ANSA)

A 33 anni dal suo primo trapianto di cuore sua una giovanissima paziente, alla quale era riuscito così a ridare una vita, a un medico è toccato salvare la vita anche alla figlia della donna in quello che è stato anche il suo ultimo mese da primario.

Medico trapianta e salva la figlia, 33 anni dopo la madre

E’ il 1989 quando Roberta Rapisardi, 28 anni, si rivolge al cardiochirurgo Ugolino Livi a causa di una grave cardiopatia. Su di lei, a Padova, viene eseguito un trapianto di cuore, il primo di Livi in prima persona. L’intervento riesce, Roberta sta bene e dopo alcuni anni diventa mamma. A Benedetta, sua figlia, si manifesta però la stessa cardiopatia. Oggi la giovane ha 25 anni e a ottobre ha subito lo stesso intervento della madre. A operarla sempre Livi:è stato l’ultimo trapianto della sua carriera da direttore della Cardiochirurgia del Santa Maria della Misericordia di Udine. La storia di Roberta e Benedetta è raccontata oggi da Messaggero Veneto e Il Piccolo.

La malattia e il trapianto della figlia 

Quando Roberta decide di avere un figlio, ripercorrono i quotidiani, sa che la cardiopatia può essere a rischio trasmissione genetica, ma decide di correre il rischio. Livi racconta che Roberta “venne a partorire a Padova, voleva il cardiochirurgo che l’aveva trapiantata vicino. Allora non erano molte le donne trapiantate di cuore che avevano avuto figli. Ora accade quasi normalmente”.

Dopo pochi anni a Benedetta si manifesta però la stessa malattia della madre. Roberta cerca nuovamente Livi, che la indirizza al centro specializzato in cardiopatie diretto da Giancarlo Sinagra a Trieste. Qui Benedetta viene seguita a lungo ma poi, quando la situazione si aggrava, la giovane si ritrova nel reparto di terapia intensiva, dove rimane due mesi in attesa di un cuore compatibile. “Non era facile trovarlo – spiega Livi – lei minuta di corporatura aveva bisogno di un cuore piccolo con caratteristiche particolari. L’occasione è arrivata e oggi Benedetta è a qualche settimana dal trapianto e sta molto bene”.

La testimonianza della mamma 

“Ogni mattina quando mi alzo – è la testimonianza di Roberta – anziché pensare ‘sono una trapiantata’ penso a vivere normalmente la giornata. Tutto questo è servito a Benedetta per affrontare la paura dell’intervento”. 

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