Isis in Libia giustizia 19enne: “Bestemmiò durante lite”

di redazione Blitz
Pubblicato il 31 Maggio 2016 - 07:08 OLTRE 6 MESI FA
Isis in Libia giustizia 19enne: "Bestemmiò durante lite"

Isis in Libia giustizia 19enne: “Bestemmiò durante lite”

ROMA – A soli 19 anni è stato giustiziato dall’Isis nella pubblica piazza per aver rifiutato quattro volte di pentirsi dopo aver bestemmiato. Amjad Mohammed Ben Sasi, secondo quanto si dice, aveva imprecato nel corso di una lite con un vicino di casa, nella città costiera di Sirte, in Libia, e per questo condotto tre volte davanti a una corte della Sharia: ma in ogni occasione, il giovane ha mantenuto la sua posizione. “Amjad era un ragazzo orgoglioso e arrabbiato,” ha detto al Times, lo zio Salah Salem Ben Sasi. Ma ha pagato caro il prezzo per la sua sfida e il quarto giorno è stato portato nella piazza principale con l’accusa di blasfemia, letta ad alta voce come monito ai presenti.

Amjad Ben Sasi è rimasto fermo sulle sue posizioni fino alla fine e quando gli stato chiesto se volesse dire qualcosa, ha voltato la testa verso il suo boia dicendo:”Il mio nome vivrà più a lungo del tuo”. Ricorda lo zio:”Il boia ha risposto: “Vedremo”, e gli ha sparato due colpi alla nuca”.

Il giovane è stato giustiziato a dicembre ma il suo corpo non è stato ancora restituito alla famiglia: poiché non credente, non aveva alcun diritto a una sepoltura islamica. L’ISIS ha preso il controllo su Sirte nella scorsa primavera: molti civili sono fuggiti ma, secondo le Nazioni Unite e il Pentagono, il numero dei combattenti nella zona è salito da 3.000 a 6.500 in poco più di tre mesi. Si ritiene che le reclute arrivino da Khartoum, in Senegal, attraverso la strada del deserto ma solo il 30% è composto da libici.

Il resto sono musulmani del Ciad, Niger, Francia, India. Inizialmente, quando nel 2015 l’ISIS ha rafforzato la presa sulla regione, gli abitanti dovevano sottostare a rigide regole tipo il divieto di fumo e di musica, erano stati chiusi negozi di cosmetici femminili, le donne costrette a indossare il niqab per coprire il volto e spesso le persone erano fustigate o multate. Ma le esecuzioni erano rare. Ora sono un fatto ricorrente e a molte famiglie viene impedito di prendere il corpo dei loro cari, alcune sono costrette a portarli via di notte, così da poterli seppellire. “Quando Sirte si riprenderà da tutto questo – conclude Salah Ben Sasi – prevedo una vendetta”.