Medio Oriente, Santa Sede: “Occupazione israeliana è ingiustizia politica”

Pubblicato il 1 Giugno 2010 - 17:44 OLTRE 6 MESI FA

Papa Benedetto XVI

Il Vaticano condanna l’occupazione israeliana che definisce “un’ingiustizia politica imposta ai palestinesi”. Una posizione che viene ribadita  nell’Instrumentum laboris, il documento di base del prossimo Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente, che si svolgerà a Roma, alla presenza del Papa, dal 10 al 24 ottobre prossimi. Il testo verrà ufficialmente consegnato da Benedetto XVI ai patriarchi, ai vescovi e ai cristiani della regione (e all’opinione pubblica) domenica 6 giugno durante una messa a Cipro.

Si tratta di un documento di una quarantina di pagine che analizza la situazione difficile dei cristiani in Medio Oriente e li esorta tuttavia a restare “come minoranza attiva” e non “ghettizzata” per difendere anche la laicità e il pluralismo nella Regione. Pur in “numero esiguo”, essi infatti “appartengono a pieno titolo al tessuto sociale e all’identità stessa” dell’area. La loro scomparsa rappresenterebbe una perdita “per il pluralismo del Medio Oriente”.

Qui, i cattolici sono chiamati a promuovere il concetto di “laicità positiva” dello Stato per “alleviare il carattere teocratico” di alcuni governi e permettere “più uguaglianza tra i cittadini di religioni differenti favorendo così la promozione di una democrazia sana, positivamente laica, che riconosca pienamente il ruolo della religione, anche nella vita pubblica, nel pieno rispetto della distinzione tra gli ordini religioso e temporale”. Certo, le sfide non mancano, anche perché i conflitti regionali rendono ancora più fragile la situazione dei cristiani.

“L’occupazione israeliana dei territori Palestinesi – si legge nel testo – rende difficile la vita quotidiana per la libertà di movimento, l’economia e la vita sociale e religiosa (accesso ai Luoghi Santi, condizionato da permessi militari accordati agli uni e rifiutati agli altri, per ragioni di sicurezza). Inoltre, alcuni gruppi fondamentalisti cristiani giustificano, basandosi sulle Sacre Scritture, l’ingiustizia politica imposta ai palestinesi, il che rende ancor più delicata la posizione dei cristiani arabi”. Non è solo in Israele e nei territori che i cristiani soffrono: in Iraq sono tra le principali vittime della guerra: “ancora oggi la politica mondiale non ne tiene sufficiente conto”, denuncia l’Instrumentum laboris. “In altri Paesi, l’autoritarismo, cioè la dittatura, spinge la popolazione, compresi i cristiani, a sopportare tutto in silenzio per salvare l’essenziale”, aggiunge il documento.

In Turchia, il concetto attuale di laicità pone “ancora problemi alla piena libertà religiosa del Paese” . Alle difficoltà esterne si intrecciano debolezze interne: “la mancanza di unità tra i membri del clero” costituisce ad esempio “una controtestimonianza” mentre “la formazione umana e spirituale di sacerdoti, religiosi e religiose talvolta lascia a desiderare”. Nella sua prefazione, il segretario generale del Sinodo, monsignor Nikola Eterovic, osserva che “la situazione attuale nel Medio Oriente è per non pochi versi simile a quella vissuta dalla primitiva comunità cristiana in Terra Santa” in mezzo a difficoltà e persecuzioni, quando la “loro patria era occupata, inserita all’interno del potente impero romano”.