ROMA – Spread ci crede e passa la mano, lascia stamane 13 dicembre il piatto, la posta, le fiches. Le lascia, lascia il tutto al governo. Che incassa. Spread ci crede e passa giù a 264 punti e sono le 9,30 del mattino. Spread che nelle scorse settimane era salito fino a 330 punto e aveva a lungo stazionato come fosse ormai il suo habitat naturale intorno a quota 300. Quota 300 dove se restava o dovesse restare o tornare lì, all’Italia neanche tanto alla lunga mancherebbe l’ossigeno. Quale ossigeno? Quello dei soldi.
Ma oggi spread ci crede e riscende verso valle. Oggi l’Italia, se ne renda conto o no, comincia ad uscire da una sorta di apnea. Spread ci crede. Ma a cosa crede?
Il governo Conte e Conte in persona hanno annunciato che la Manovra del Popolo rivista e aggiornata fissa il deficit pubblico italiano per il 2019 non più al 2,4 per cento del Pil ma al 2,04 del Pil. Differenza 0,36 per cento del Pil. Meno deficit per appunto lo 0,36 per cento del Pil. Poichè quale sarà il Pil 2019 può essere solo previsione o stima, speranza o timore, lo 0,36 per cento significa qualcosa tra sei o sette miliardi di spesa pubblica in meno. In meno di quanto previsto prima dalla manovra del Popolo, in meno di quanto festeggiato dal balcone da Di Maio e M5S che sembrava incrocio tra Bastiglia e Piedigrotta.
Comunque in meno: sei o sette miliardi in meno di spesa pubblica. Dei circa 30 miliardi di spesa pubblica annunciati da Di Maio-Salvini. Dunque, a chi li tolgono? O meglio, a chi non li danno più? Conte ha detto: 0,36 per cento del Pil di spesa in meno. Di Maio ha detto: reddito di cittadinanza resta uguale per quantità, modalità e tempi. Non è dato sapere uguale a cosa visto che un testo di legge sul reddito di cittadinanza non c’è mais stato, ma Di Maio è chiaro: non si toglie un euro alla spesa per reddito di cittadinanza.
Non è da meno Salvini: non si toglie un euro a quota 100 per le pensioni.
Salvini e Di Maio sono poi una voce sola: non si prende un euro da nuove tasse.
E allora i 6/7 miliardi a chi non si danno più? Delle due l’una: o alla fine il governo spende quel che vuole come vuole e alla fine appunto il deficit 2019 sarà non 2,04 ma quel che viene, fosse pure il 2,8 o il 3 per cento e passata la festa della procedura d’infrazione gabbato lo santo della Ue… Oppure i 6/7 miliardi davvero non si spendono più e qualcosa si toglie a pensioni a 62 anni e a reddito ci cittadinanza per cinque milioni e allora si fa conto la gente, insomma il popolo, se ne accorga poco, si accontenti o non abbia alternative.
E’ un doppio bluff quello del governo. Verso la Ue e le sue regole e verso i mercati finanziari. Si mostra di avere in mano le carte e i conti di un abbassamento del deficit previsto. Ma si gioca a carte coperte e il governo conta che appunto spread e mercati passino, non vengano a vedere il punto. Punto che non c’è, punto che il governo bluffa di avere in mano. Bluff perché Conte, Di Maio e Salvini non hanno nessuna reale intenzione e voglia politica di risparmiare un solo euro della spesa pubblica promessa. Se dicono la verità, tutta la verità e solo la verità su pensioni e reddito cittadinanza stanno bluffando con la Ue e i mercati ed è questo il bluff.
Oppure stanno bluffando con i loro elettori, oppure davvero tagliano la spesa di 6/7 miliardi e lo fanno perché ad andare frontale contro Ue e mercati ci si fa molto male nel portafoglio. Ma se davvero tagliano, appunto allora bluffano con i loro elettori quando dicono i 6/7 miliardi averli trovati in un cassetto.
Doppio bluff a Palazzo Chigi, spread ci crede. Oggi è così. Non fosse per la fastidiosa eco di una frasetta che diceva qualcuno, diceva più o meno…puoi ingannare tutti per un giorno, puoi ingannare molti per un bel po’, puoi ingannare pochi molto a lungo, ma ingannare tutti per sempre questo mai, mai ce l’ha fatta nessuno. Un bluff ben fatto serve a vincere, al decimo di fila ti sbancano. E non solo a poker.