Sondaggio: voti M5S, Lega, Sel si fondono nel No Pd. Trasfusioni al ballottaggio

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 22 Giugno 2015 - 13:55 OLTRE 6 MESI FA
Renzi Grillo e Berlusconi

Renzi Grillo e Berlusconi

ROMA – Tutti contro il Pd. O meglio, il No al Pd, il No Pd unisce, mischia, fonde con inaspettata immediatezza gli elettori di M5S, della Lega, perfino di Sel. Elettorati pur così diversi e distanti in teoria (ma a ben guardare e riflettere forse distanti ma mica tanto diversi) sono pronti a convergere e mischiare i loro voti in funzione anti partito democratico. La trasfusione, le trasfusioni di consensi, trasfusioni senza rigetto, scattano quasi automatiche in caso di ballottaggio.

Ballottaggio, quel meccanismo elettorale che al secondo turno impone di scegliere il meno peggio e di evitare il peggiore. Ecco, quelli che votano Lega sono disposti a votare M5S per sbarrare la strada al Pd. E quelli di M5s sono anche loro propensi, sia pure in misura leggermente minore a votare Salvini per far fuori Renzi. E quelli che votano Vendola, hanno votato Tsipras, voterebbero Landini in caso di ballottaggio piuttosto si astengono o votano M5S se c’è. Ma Pd e Renzi proprio no, proprio non lo votano.

Sono i risultati, prevedibili come fenomeno ma sorprendenti quanto ad ampiezza del fenomeno, di un sondaggio sulle intenzioni di voto. Intenzioni di voto alla politiche quando mai sarà. Sondaggio che dice che l’Italicum 2018 o 2016 o 2017 si configura almeno oggi come un Renzi contro tutto o tutti contro Renzi. Dice il sondaggio che se Rezi arriva al ballottaggio con un candidato della destra unita, Renzi perde: 46,5% contro 53,5%. Se Renzi andasse al ballottaggio contro candidato M5S, vincerebbe 51, 2% contro 48,8%. Ma non è questo il dato vero del sondaggio, il dato vero, quello di tendenza, è che c’è  un 45% circa dell’elettorato (potenzialmente Lega, M5S  e Fratelli d’Italia) pronto a mischiarsi, unirsi e fondersi anti Renzi. A a questo 45% va aggiunta una quota di sinistra anti Pd che può portare il totale al 50%.

Unirsi, mischiarsi, fondersi: gli elettorati anti sistema e anti Renzi sono pronti a farlo nel ballottaggio che la nuova legge elettorale impone nel caso in cui nessuno superi la soglia del 40%. Non un piano organizzato dal duo Grillo-Casaleggio e sottoscritto da Salvini e dagli eredi di Vendola, ma il dato che emerge dal sondaggio fatto da Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera. Teoria quindi, ma teoria che intercetta un sentimento vero e tutt’altro che teorico.

“Alla luce delle intenzioni di voto – spiega Pagnocelli – abbiamo testato le preferenze degli elettori al secondo turno che prevede il ballottaggio tra le prime due forze in campo se nessuna, come accadrebbe oggi, supera quota 40% dei consensi. Al momento si tratta di Partito democratico e Movimento 5 Stelle e il primo si affermerebbe di misura: 51,2% a 48,8%. È interessante osservare il comportamento degli elettori dei partiti esclusi dal ballottaggio. Oltre la metà dei leghisti (55%) voterebbe per il movimento di Grillo, il 37% sarebbe propenso ad astenersi e l’8% sceglierebbe il Pd. Diverso il comportamento degli elettori di Forza Italia, il 60% dei quali si asterrebbe, uno su quattro voterebbe per il M5S e il 15% per il Pd. Sembrano davvero lontani i tempi in cui, grazie anche al patto del Nazareno, i berlusconiani risultavano attratti da Renzi. L’elettorato di sinistra si divide quasi a metà: 50% per il Pd e 45% per il M5S”.

Nel caso quindi che alle prossime politiche si finisse al ballottaggio, e a sfidarsi in questo fossero Pd e M5S, i dem ne uscirebbero vincitori. E se questa non è una sorpresa, meno scontato è il dato che emerge su come si ridistribuirebbero i voti degli ‘altri’ nell’eventuale secondo turno. Turno in cui più di un elettore leghista su due sceglierebbe il Movimento di Grillo, e in questa chiave appaiono allora meno casuali e meno improvvidi i vari ammiccamenti alla pancia razzista che l’ex comico volato in politica mette in fila con discreta frequenza. Scarsa invece l’attrattiva grillina per gli elettori berlusconiani ma molto affascinante invece per quello che Pagnoncelli chiama “l’elettorato di sinistra”. Elettorato da cui ci si aspetterebbe un voto per il Pd, che effettivamente verrebbe scelto dal 50% di questo, ma quasi altrettanti elettori “di sinistra”, il 45%, voterebbero invece per il Movimento5Stelle.

E nel caso di un ballottaggio Renzi contro Centro destra unito? Il 55% per cento dei grillini si asterrebbe. Favorendo di fatto, se non la vittoria del centro destra, di sicuro nelle loro intenzioni al sconfitta di Renzi.

In un epoca che non ci si stanca di definire ‘post-ideologica’, non si fa peccato a pensare che, almeno per quel che riguarda l’elettorato di sinistra, il voto al secondo turno per il M5S più che essere un voto per Grillo sia un voto contro il Pd e contro quel Matteo Renzi che ora lo guida.

Dall’analisi di Pagnoncelli, nonostante le faide interne alla sinistra e al Pd stesso, il più quotato per vincere le prossime politiche è sempre il Pd, anche se vincerebbe giusto di misura sui grillini. A mettere a rischio questo risultato (oltre i mesi che mancano al voto e in cui può cambiare molto, se non tutto), solo un’ipotetica reunion del centro destra. Grillo come Salvini infatti, stando a questi dati, non sono in lizza per una vittoria in solitario mentre, l’unico che sulla carta è in grado di sconfiggere il Pd, “il centrodestra risulterebbe vincente sul Pd 53,5% a 46,5%”rileva Pagnoncelli. Ma Pagnoncelli fotografa, ogni sondaggio è solo e soltanto una fotografia.

Se ben scattata da mani che sanno inquadrare l’obiettivo, la foto mostra un istante fermo. Dentro il quale vanno però letti i movimenti potenziali, le tendenze. E questo è lavoro meno facile e meno ancorato a dati sedimentati. Nella foto di Pagnoncelli dove Renzi vince al ballottaggio contro un grillino o un leghista e perde contro una grande coalizione di centro destra che oggi non c’è, c’è anche un movimento, un sentire, un montar d’umore e di opinione, una santa alleanza di fatto. Il grillino, il leghista, quello che sogna Tsipras all’italiana non esitano a prendersi sotto braccio, se necessario, per marciare contro il Pd di Renzi. Non esitano, anzi gli viene naturale. Ecco il messaggio:  Matteo Renzi#non stare sereno…