Luigi De Fanis e la “cricca Abruzzo”: ruberie da pochi euro, il fondo del barile

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 12 Novembre 2013 - 19:29 OLTRE 6 MESI FA
Luigi De Fanis e la "cricca Abruzzo": ruberie da pochi euro, il fondo del barile

Luigi De Fanis e la “cricca Abruzzo”: ruberie da pochi euro, il fondo del barile

PESCARA – Luigi De Fanis, assessore alla Cultura della Regione Abruzzo, finisce ai domiciliari per qualche migliaio di euro grattato qua e là, stando alle accuse della Procura di Pescara che ha emesso quattro ordini di arresto. De Fanis è medico, non è un mendicante che fa politica, ha un suo ruolo e uno stipendio ragguardevole, oltre a essere assessore non a gratis.

Secondo l’accusa, ha costituito una sua personale associazione, “Antico Abruzzo“, scatola cinese per le sue piccole creste. Tutto da dimostrare, naturalmente, ma per adesso la situazione è questa. Un imprenditore accusa, intercettazioni alla mano, e il procuratore agisce.

L’assessore finito nei guai è uomo forte del centrodestra, in questo momento lacerato dalle note vicende berlusconiane.

Il governatore abruzzese Gianni Chiodi, che sta faticosamente tentando di tenere unito il partito in vista delle elezioni regionali del prossimo maggio, è visibilmente contrariato, anche se mantiene il suo solito atteggiamento tranquillo.

Chiodi sa bene che deve la sua vittoria del 2009 alla rovinosa caduta della giunta di centrosinistra, travolta dallo scandalo sanità e dal giro di decine di milioni di euro che ha portato, in primo grado, a una condanna a 9 anni e mezzo per Ottaviano Del Turco e altri imputati. In appello si capirà meglio la questione. Ma Chiodi sa che questa regione è pronta a mutare umore, se annusa ruberie, e comincia a temere che il suo governo possa non reggere alla prova di primavera.

Al di là della questione politica, poi, si pone un dato di costume non di poco momento. La cricca di De Fanis, sempre che sia vero e sempre che sia una cricca, si sarebbe lordata le mani per qualche spicciolo, che non cambia la natura del reato (concussione) e dà l’idea di una politica che, svuotate le casse, è ormai al fondo del barile. Negli ultimi vent’anni, ci siamo abituati a vedere esplodere scandali per ruberie milionarie (in euro). Dalla Lombardia di Roberto Formigoni alla Sicilia di Raffaele Lombardo, al Lazio, alla Puglia e via dicendo, pochi si sono salvati. E già prima, ci eravamo abituati alla mega-mazzetta Montedison, la madre di tutte le tangenti…

Allora c’era lo Stato imprenditore che stampava moneta come fossero biglietti da visita. Adesso siamo poveri, e i De Fanis, sempre che si vero, si fanno arrestare per pochi euro. Forse il piacere di alberghi e champagne a carico della Regione dà un brivido che noi mortali non possiamo apprezzare, a prescindere dal costo. Dev’essere così, se qualcuno insiste con tanta pervicacia.