Napolitano, ex comunista acclamato monarca costituzionale

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 21 Aprile 2013 - 08:28 OLTRE 6 MESI FA
giorgio napolitano

Giorgio Napolitano, ex comunista e quasi re

Fa un po’ impressione leggere i giornali di domenica 21 aprile, anniversario della fondazione di Roma. Onore e gloria a Giorgio Napolitano, “il comunista che salvò l’Italia”, copyright del Foglio di Giuliano Ferrara. Non che la circostanza suoni sorprendente, ma certo contiene qualcosa di strano.

Dunque, Giorgio Napolitano accetta di restare al Quirinale, nonostante abbia 87 anni e sia stanco, perché il Parlamento italiano nongli ha trovato un successore. Accade così che, per la prima volta in 67 anni di Repubblica, un Capo dello Stato faccia il bis, quasi obtorto collo e per acclamazione, se si esclude la pattuglia di Beppe Grillo che lo aveva caldamente invitato a togliersi dai piedi con un poco affettuoso “vada a fare il nonno”.

Ma non è nell’acclamazione la sorpresa, è nella storia di quest’uomo, ormai ribattezzato re Giorgio, che a 20 anni si iscrisse al Partito comunista italiano e fu nel gruppo dirigente di quel partito fino alla sua trasformazione in Ds, Pds e via cambiando. Napolitano fu “migliorista”, che era l’ etichetta che spettava ai “destri”, moderati filosocialisti.

Ma fu anche dirigente silente di un partito legato all’Urss fino a 25 anni fa. Eppure è l’ex-comunista più amato d’Italia, gli altri non ci sono e non contano. Silvio Berlusconi, per dirne una, continua a insultare la comunista Rosy Bindi, che comunista non fu mai, ma è orgoglioso dell’ex-comunista al Quirinale, anche per la seconda volta. Perché?

Forse perché la parola “comunista” non vuol dire più nulla per davvero. Nei comizi e nei talk show equivale, chessò, a un qualunque insulto, anche se vestito di politica. Ma forse non è neanche così, forse la verità va cercata nel vecchio significato che quella parola ha avuto in Italia.

Palmiro Togliatti, che comunista fu eccome, nel dopoguerra aveva costruito un partito che era scuola di politica, di senso dello Stato, di buon vicinato con i cattolici, di etica senza moralismi, di realismo politico anche tragico.

Giorgio Napolitano è l’ultimo rimasto di quella scuola severa e orgogliosa. Il passato del Pci si può tranquillamente non condividere e anche detestare o odiare, rimane l’evidenza di un’idea della politica che ha ancora qualcosa da dire. Se sarà in assoluto un bene o un male, lo leggeranno i nostri nipoti nei libri di storia.

Ma oggi è così: c’è un ex-comunista acclamato monarca costituzionale, con un paradosso tutto da spiegare. L’unico grande vecchio che resiste in questo deserto che è diventata la politica.