Genova, politica a teatro: Doria contro Burlando, “Cofferati vecchio”

di Franco Manzitti
Pubblicato il 20 Aprile 2012 - 08:54 OLTRE 6 MESI FA

Che ce l’abbiano proprio con il Pd nel supershow dove il candidato del partito che Sansa cita con la P maiuscola e con la B maiuscola del suo capo locale, Burlando Claudio, presidente della Regione ed ex sindaco, ex ministro, ex parlamentare, Marco Doria sta come un pinguino, gelido, senza in sorriso e una sola stoccata, quando proprio gli chiedono come pensa di liberarsi dell’abbraccio mortale dei democrat e del loro sistema di potere, incarnato dal medesimo Burlando: “ Non sarà tanto contento Burlando, visto che le Primarie le ho vinte io”, sibila il candidato, fissando il confine della partita futura a sinistra: il nuovo contro il vecchio.

Sì, ma l’antipolitica? Nella platea stracolma rumoreggiano e perfino la regia del “Fatto” vacilla tra un passaggio di microfono e l’altro, quando il pubblico si leva a urlare che vuole altre domande più concrete ai candidati sindaci. Una signora spara la sua indignazione, un altro chiede di parlare di precari e di lavoro che manca.

Figuriamoci i candidati! Rixi, il leghista, ha le sue gatte da pelare per distinguersi dal tesoriere Francesco Belsito, il genovese che ha messo in ginocchio la Lega. La destrorsa Susi De Martini, nel 2001 nota come madame G8 per il suo ruolo nell’organizzazione nel vertice internazionale, ne denuncia le pratiche di corruzione che solo il “Fatto” avrebbe poi smascherato, quando il giornale non era ancora stato fondato. Che ci azzecca con la conquista del trono da sindaco a Tursi?

Tra i candidati, autodefinitosi di serie B perchè sicuramente sotto la soglia dell’1 per cento, spicca sul palco in particolare il vivace Viscardi di Gente Comune e, tra quelli di fascia B., ovviamente Paolo Putti, che confessa come Grillo gli avesse raccomandato di non presentarsi al dibattito, perchè era una trappola e confessa anche quanto ha speso per la campagna elettorale Cinque Stelle: seimilacinquecento euro. E’ l’unico a fare i numeri.

Enrico Musso, il senatore-inseguitore, cerca di rispondere a zig zag alle domande, dopo avere rifiutato il ruolo di “scimmietta addomesticata” che la regia dell’evento, così complesso, gli aveva riservato. Lui si che vuole il Terzo Valico ma con appalti trasparenti e la Gronda e risanare i trasporti pubblici e lui si che ha pagato dazio alla vecchia politica, visto che abbandonò il suo pigmalione Berlusconi dopo i decreti sul “processo breve” e ora nuota con la sua lista civica.

Ora anche Marco Travaglio sorride e il suo direttore Antonio Padellaro si eccita un po’ avvistando tra il pubblico una vera icona della vecchia politica, Sergio Cofferati, oggi eurodeputato eletto anche a Genova, al quale chiede di confessare le sue colpe per il mancato rinnovamento della politica, addebitabile a una classe dirigente incapace di cambiare.

Parte del pubblico anti politico non vorrebbe che il vecchio politico rispondesse. Gli urlano, appunto, “stai zitto vecchio”, oppure invocano “Camusso, Camusso”. Ma Cofferati, nella sua vita di sindacalista ed anche di sindaco a Bologna, di contestazioni ne ha viste di tutti i colori e riesce a recitare nella sala del teatro la sua corretta lezione su un rinnovamento oculato ed equilibrato, non fatto tanto per farlo.

Qualcuno applaude, ma forse un po’ come si fa dopo un Requiem ben suonato. Qui la sinfonia è un’altra: quella della antipolitica o della nuova politica della quale è andata in scena una bella anteprima zeneise. Per chi se ne è accorto.