Le manovre sotto traccia a destra e sinistra, imbarazzo elettorale per Meloni e Schlein

di Bruno Tucci
Pubblicato il 3 Aprile 2024 - 13:34
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Elly Schlien e Giorgia Meloni FOTO ANSA

Si possono chiamare manovre sotterranee? Con un eufemismo definiamole così, perché quel che sta succedendo a sinistra come a destra per i candidati alle europee non è dignitoso per un Paese civile. Decisioni che rientrano, proteste, minaccia di scissioni, sgambetti, parole che non sono proprio del political correct. Insomma una guerra vera e propria per conquistare una poltrona a Bruxelles. Anche se poi mettere piede al Parlamento europeo sarà assai raro. Si potrebbe dire: povera Schlein, ma perché no, anche povera Meloni.

La segreteria di via del Nazareno deve confrontarsi con un susseguirsi di notizie e contronotizie. Ce n’è per tutti i gusti. Le proposte di una lista cambiano con la velocità del vento. Se favorisci una parte, ne scontenti un’altra, così devi ricominciare da capo. Nel Pd sono due i problemi principali: il primo riguarda la corsa di Marco Tarquinio, giornalista, ex direttore di Avvenire (il giornale cattolico) e oggi editorialista e commentatore che appare spesso nei talk show televisivi. In molti nel partito lo vorrebbero, ad esempio Graziano Del Rio, il quale sostiene che non appoggiarlo sarebbe un errore imperdonabile.

Però nei dem la voce non è concorde. In primo luogo perché non si può continuare a pescare i candidati nella società civile dimenticando i vecchi esponenti del partito. Pina Picierno è scatenata: “Per quale ragione dovremmo essere noi a fare un passo indietro? Non siamo all’isola dei famosi, quindi….” Tarquino ha anche un’altra pecca: è anti gay e questo non è sopportabile per una forza che non fa distinzioni di sorta. L’unica è quella di non essere un ex militante della destra estrema. Così, tutto è in alto mare e la Schlein non sa più dove raccapezzarsi. Perchè quello di cui si è già parlato non è la sola difficoltà della segretaria.

Eh, già: per il fatto che lei si deve guardare le spalle anche dagli ex che non vedono l’ora di vendicarsi. Un nome su tutti: Ignazio Marino, lo ricordate? E’ stato sindaco di Roma dal mese di giugno del 2013 ad ottobre del 2015. Ebbene, il suo licenziamento avvenne perché 26 consiglieri della sua giunta si dimisero per mandarlo a casa. Una defenestrazione che non ha molti precedenti. Oggi Marino tenta la scalata per Bruxelles e lo fa con Europa Verde e sinistra italiana. Però, ufficialmente nessuno parla e nessuno smentisce. Financo Daniele Cosentino, segretario regionale di sinistra italiana, apre bocca per evitare nuovi “ignobili sgambetti” identici a quelli del 2015.
La confusione è grande ed Eddy sta davvero sudando le proverbiali sette camicie per trovare un denominatore comune. Si può forse consolare che anche a destra non esiste quella unità necessaria indispensabile in momenti come questi.

Giorgia Meloni vorrebbe premiare a tutti i costi gli esponenti del suo partito che le hanno permesso di diventare grande. Ma francamente nell’attuale esecutivo di oggi non tutti hanno dato risultati soddisfacenti. E’ giunta l’ora di un rimpasto? Tutti lo negano però non c’è dubbio che Giorgia qualche perplessità non la nasconde, impensierendo così la Lega e il suo segretario, Matteo Salvini che ha non pochi nemici in via del Sellerio.

In verità, gli ostacoli della premier non sono pari a quelli di via del Nazareno, ma in politica le previsioni spesso e volentieri non hanno riscontro con la realtà. La speranza è che questo stillicidio non vada avanti fino alla vigilia delle europee. Sono atteggiamenti che non piacciono alla gente sempre più propensa a rimanersene a casa il giorno delle elezioni. Nelle stanze contano è questo che si vuole?