Grasso imparziale e leader: in due minuti di Ansa Jekyll e Hyde

di Lucio Fero
Pubblicato il 22 Novembre 2017 - 14:18 OLTRE 6 MESI FA
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Pietro Grasso, presidente del Senato (foto Ansa)

ROMA – Grasso imparziale e leader, troppa roba: il leader nell’imparziale non ci sta e viceversa. E’ la elementare aritmetica, la matematica della politica che non è, o non dovrebbe essere un’opinione. Se sei leader di una parte politica puoi essere onesto e corretto. Per carità, non ci piove: l’onesto e corretto nel leader ci sta, ci può stare. Ma l’imparziale no, non ci sta. I leader non fanno gli imparziali e viceversa. Però Pietro Grasso, presidente del Senato, da qualche settimana fa tutti e due: l’imparziale e il leader.

In soli due minuti di dispacci Ansa (Agenzia nazionale primaria di stampa) si evidenzia, manifesta e acclara un dottor Jekyll e mister Hyde della politica a passeggio per le vie appunto della politica: imparziale e leader.

Sono le 13 e 10 quando in Ansa si legge: “Il 3 dicembre lanceremo la nostra lista unitaria per l’alternativa, ci sarà Grasso, il nostro candidato. Grasso sarà il nostro leader“. A meno che l’autore di questo annuncio non parli di un altro Grasso e non di Pietro Grasso presidente del Senato, il leader c’è. E di conseguenza l’imparziale dovrebbe aver lasciato la scena. L’annuncio è di Giulio Marcon, capogruppo di Sinistra Italiana-Possibile, due delle formazioni che insieme ad Mdp (Bersani-D’Alema) e a quel che resta di Rifondazione, daranno appunto vita il 3 dicembre alla lista sinistra anti Pd, anti Renzi, anti centro sinistra. Una autentica, ferma e determinata discesa in campo, con in testa, alla guida e nel nome di Pietro Grasso.

Sono le 13 e 12 quando dispaccio Ansa riporta le parole di Pietro Grasso presidente del Senato. Parole che dicono “L’imparzialità del Senato è sinonimo di credibilità e autorevolezza”. Ancora: “Il prestigio dell’istituzione è stato silenziosamente accresciuto dal misurato atteggiamento nella campagna referendaria”. Fino a qualche settimana fa, ormai diverse settimane fa, forse, in certa misura era così. Anche se in cosa consista l’imparzialità di una Assemblea elettiva è concetto stiracchiato fino ai limiti della contraddizione in termini, poteva essere così. O almeno Grasso presidente poteva farvi ricorso nella abituale retorica dei convegni.

Ma da qualche settimana il presidente del Senato è il capo riconosciuto e invocato di una parte politica. E Grasso, proprio lui, è passato dal “misurato atteggiamento nella questione referendaria” a battezzare il Pd come partito perduto, perduto nel peccato del tradimento dei valori. Non proprio un misurato atteggiamento e non proprio pensieri e parole che “silenziosamente” suonano. Da qualche settimana il presidente del Senato Pietro Grasso di cui non si discute l’imparzialità nelle sue funzioni, non è figura politica imparziale. Tutt’altro.

Pietro Grasso insieme a Laura Boldrini presidente della Camera si sono schierati di fatto in campagna elettorale, sono entrambi bandiera (Grasso addirittura candidato premier) dell’opposizione di sinistra. Tutto legittimo. Ma per nulla imparziale. Un imparziale, quando sceglie di smettere di essere tale, sente il bisogno di dimettersi. E non da un gruppo parlamentare con cui va in polemica. Dimettersi dal ruolo che di imparzialità è sinonimo. Dicono che Grasso e Boldrini sia inutile e dannoso si dimettano da presidenti Senato e Camera perché tra tre mesi o giù di lì si vota e sarebbe solo una maledetta complicazione istituzionale il loro passar la mano. Forse, il che non toglie che legittimamente hanno liberamente smesso di essere figure imparziali. E che imparziale e leader l’un dentro l’altro non ci sta.

Sono le 14,10 e Ansa non trasmette nessuna precisazione o smentita su quel “Grasso sarà il nostro candidato premier”. Assisteremo dal 3 dicembre alla domenica di marzo in cui si voterà al prodigio di un candidato premier…imparziale?