Crisi governo vicina e grottesca. Silvio-Gesù, il bue, l’asino e a chi le corna

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 22 Agosto 2013 - 16:44 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi Gesù

ROMA – Non è ancora il giorno di raccogliere i cocci, ma lo scotch che teneva insieme i pezzi si sta staccando: dal mattino alla sera è stata una chiara, esplicita e in fondo tranquilla giornata di pre crisi,  crisi di governo. Con il vice presidente del Consiglio, cioè del governo, che spiega al capo del governo, cioè al presidente del Consiglio, cioè al suo teorico capo cordata, che o il governo torce il braccio a Napolitano e/o al Pd oppure il governo affonda.

Angelino Alfano è andato a dire a Enrico Letta, in maniera ufficiale pubblica mica in una telefonata, che qualcuno faccia qualcosa, che il capo dello Stato si inventi una commutazione di pena, che il Pd accetti e collabori ad allungare il brodo in Parlamento, che insomma non si tocchi la sedia di senatore di Berlusconi, altrimenti è crisi di governo. Letta gli ha risposto che non si può, non si deve e che non lo vuol fare. Se lo son detti i due e poi per tutte le ore a seguire se lo son detto e ridetto i due partiti: Pdl contro Pd, rispettivi ministri compresi. Quindi l crisi di governo è più vicina, è già un appuntamento, manca solo la data precisa.

Crisi di governo più vicina e anche grottesca quanto mai. Quanto mai nella storia e memoria relativa di chi in Italia vive e ha vissuto, ma quanto mai grottesca anche in assoluto, su dimensione planetaria. E’ difficile dare la misura del grottesco di cui tutto è intriso e inzuppato. Uno pensa di farcela, di aver trovato l’acme della giornata nel momento in cui Alfano ricorda al pubblico la disavventura giudiziaria che subì Gesù Cristo ad opera del popolo che scelse di graziare Barabba e non il Cristo. Uno dice: un Angelino Alfano che associa Silvio Berlusconi a Gesù Cristo e la Commissione e l’aula del Senato alla plebe vociante sotto il balcone di Ponzio Pilato, eccolo il punto più alto e la sintesi perfetta del grottesco di giornata. Quell’uno si sbaglia.

Si sbaglia perché Angelino Alfano viene ancora una volta battuto, surclassato dal suo maestro, Silvio Berlusconi in persona. Che dice: “Se c’è la crisi di governo non è colpa mia, se due stanno insieme in barca e uno butta mare l’altro, è ovvio che la barca s’inclina”. Mirabile Silvio Berlusconi nella interpretazione di un grande classico: il bue che dà del cornuto all’asino. La storia in fondo semplice di un signore che truffa il fisco e lo Stato mentre fa di passaggio anche il presidente del Consiglio, tre Tribunali lo condannano, lui non ci sta, lui non vuole pene da scontare che non siano pecuniarie, forse e forse neanche quelle. La storia che prosegue con quel signore che vuole essere proclamato innocente a furor di voti ricevuti alle elezioni, che vuole il Presidente della Repubblica sancisca per lui eccezione alla fama e al merito, la storia che diventa ancora quella di quel signore che ha un suo partito di proprietà, partito che sta al governo e quindi quel signore dice: o fate come dico io o chiamo il mio partito fuori del governo. La storia di un ricatto che suona: o fate una legge a mia immagine, somiglianza e comodo oppure sfascio tutto con tutta la forza che ho. La storia di un condannato che non vuole scontare condanna e ci prova a non scontare sbattendo sul piatto, sul tavolo e in faccia al paese la sua forza, la storia di un ricatto politico diventa nel racconto di Berlusconi quella di due uomini in barca di cui lui è quello buttato giù.

“Se c’è la crisi non è colpa mia”: se ci sarà e sembra proprio che ci sarà la crisi di governo in Italia è il mondo intero e l’Italia tutta che sarà una crisi voluta e scelta da Berlusconi, fatta per Berlusconi, causata da Berlusconi. Berlusconi che condannato con sentenza definitiva per frode fiscale non vuole riconoscere la legittimità della sentenza. Non la giustezza, un imputato e condannato può sempre continuare a proclamarsi innocente. No, Berlusconi non riconosce la legittimità, non riconosce il Tribunale, non riconosce quella Giustizia. Sono le Bef, le Brigate Evasione Fiscale. E’ grottesco ma è la realtà italiana. Berlusconi non vuole una modulazione della pena che gli consenta di continuare a fare politica, rifiuta sia i nove mesi di domiciliari che gli altrettanti di affidamento ai servizi sociali. Non gli basta e non gli serve poter continuare a fare politica e essere il leader del Pdl-Forza Italia. Vuole che il capo dello Stato o l’alleato di governo con pubblico atto presidenziale o politico smentiscano la giustizia o comunque affermino che per Berlusconi la giustizia non vale, non si può applicare. Il “me ne frego” di antica tradizione e di contemporanea cultura diventa “agibilità politica” e questo ri-battesimo sancisce il grottesco totale.

La crisi è più vicina, Letta e Napolitano se lo sono detti nel pomeriggio faccia a faccia. Più vicina e grottesca come non mai. Grottesco purtroppo non è parente, tanto meno sinonimo di comico. Grottesco inclina al, costeggia il mostruoso, tresca con l’orrido. dicono ci sarà una lunga agonia pre crisi, fino a fine settembre, fino al voto in Commissione al Senato, fino alle sceneggiate parlamentari e televisive di ottobre. Agonia lunga e spasmi grotteschi e non puoi farci niente, è Berlusconi bellezza.