Beppe Grillo, M5S. Lunedì del meno siamo meglio stiamo. Scissione anti cancrena

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 14 Giugno 2013 - 15:29| Aggiornato il 15 Giugno 2013 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo

Beppe Grillo (foto Ansa)

ROMA – Lunedì 17 e già il numero non porta bene, lunedì 17 giugno a Montecitorio, alias Camera dei deputati. Lunedì 17 alla Camera assemblea generale dei deputati e dei senatori M5S. Assemblea convocata sull’ordine del giorno che recita: “La cittadina-senatrice Adele Gambaro, con le sue ripetute dichiarazioni ai media nelle quali ha esternato analisi politiche attaccando Beppe Grillo, ha messo in atto un’azione lesiva dell’immagine e dell’attività del MoVimento”. Seguono deliberazioni e non si ha notizia di varie ed eventuali nel suddetto ordine del giorno.

Prima domanda e insieme risposta: quanti saranno all’assemblea dei 160 tra senatori e deputati (degli originali 163 tre si sono già persi)? Chi non dovesse andare farà un po’ come Ponzio Pilato che se ne lava le mani ma potrebbe anche fare un po’ come Camillo di Cavour che stette a vedere come andava per infilarsi al tempo giusto nella giusta causa. Chi non va Beppe Grillo non potrà conteggiarlo tra quelli che fanno danno e mordono la mano paterna, ma chi non va non potrà neanche essere conteggiato tra i fedeli, fedelissimi, tra la vecchia e nuova guardia che vive e muore per il capo. Chi sia astiene dall’andare fa sapere così che qualcosa lo comincia a stufare.

Seconda domanda: quanti di quelli che andranno esplicitamente voteranno No alla eventuale ma neanche tanto eventuale deliberazione per espellere la “cittadina-senatrice Adele Gambaro”? Due, cinque, dieci, di più, nessuno?

Terza domanda: quanti tra quelli che saranno andati tenteranno in tutti i modi, con tutti i modi e i mezzi di e da assemblea, di evitare che si arrivi a quel voto?

Quarta domanda: tra quelli che tenteranno di evitare il voto, sommati a quelli che dovessero votare no, a quanti si arriva? E tra questi, trenta? Quaranta? Sessanta chissà…Tra questi quanti farebbero, faranno il passo successivo e cioè quello di andarsene dal gruppo M5S di Montecitorio o di Palazzo Madama? Quanti potrebbero dire: io resto nell’animo e in Parlamento uno di M5S ma è M5S che sta diventando un’altra cosa? Due, nessuno, dieci, venti? Di più?

Quinta domanda: perché Beppe Grillo e Casaleggio non fanno in fondo nulla per fermare, esorcizzare, cauterizzare questa possibile scissione, anzi fanno il contrario? Perché la scissione se mai ci sarà quasi la provocano? Solo per testare la fedeltà di ciascuno? No, lo fanno anche perché con tutta evidenza considerano una mini scissione un modo per evitare che si diffonda dentro M5S quella che loro considerano una “cancrena”. Non tanto quella della ribellione al capo o dell’autonomia di giudizio e critica, quanto la “cancrena” dei rapporti con la politica concreta, la cancrena dei rapporti con gli altri partiti e magari, anzi dio non voglia, con questioni di governo.

Quindi sarà il lunedì M5S del meno siamo meglio stiamo come da indovinatissimo refrain di Renzo Arbore. Questa è la musica, questo il ritornello che in M5S suona e risuona.

Sesta domanda: da tutto questo ambaradan uscirà fuori niente meno che un’altra maggioranza di governo da quella che c’è? il Pdl che si sfila e molla Letta, il Pd che fa maggioranza con Scelta Civica, Sel e M5S “buoni” scissi da Grillo. Raccontano che Berlusconi lo tema. Raccontano che qualcuno ci creda, magari Bersani. Ecco, giusto Bersani magari ci crede. Chiunque altro fa finta di crederci o neanche si prende la briga di fare finta a credere per la milionesima volta all’arrivo imminente degli asini volanti.