Il giallo di via Poma diventa “Il Relitto di via Poma, Inganno Strutturale”, atto unico in scena a Milano

Il giallo di via Poma diventa "Il Relitto, Inganno Strutturale", atto unico in scena a Milano, dopo 32 anni di indagini, processi, sospetti

di Pino Nicotri
Pubblicato il 19 Febbraio 2023 - 12:07| Aggiornato il 20 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA
via poma

La targa di via Poma

Il giallo diventa “Il Relitto di Via Poma – Inganno Strutturale” e va in scena sabato 25 e domenica 26 marzo a Milano. È un atto unico teatrale scritto e diretto da Massimo Amadei con analisi scientifico-criminalistica di Carmelo Lavorino.
L’evento ci sembra originale, a iniziare dal titolo, e francamente eccezionale. Intervistiamo i due ideatori, uno dei quali – il criminologo – abbiamo intervistato più volte per delitti di interesse nazionale. Iniziamo dal regista.

Amadei, come mai invece di “delitto” c’è la parola “relitto”?

Non è un semplice gioco di parole. Relitto perché dopo 32 anni di indagini sbagliate, di depistaggi e di macerie investigative, il caso delittuoso è stato depredato e scarnificato delle sue intime verità e dei suoi significati, si è collassato, fossilizzato e scheletrizzato nei fondali della memoria e del mare che lambisce il limbo. Insomma, un vero e proprio relitto. Ben poco è rimasto del tmassacro, se non il ricordo della povera Simonetta Cesaroni.

Lavorino, cos’è l’analisi criminalistica? Da quando lei ha lavorato sul giallo e per conto di chi?

Mi sono interessato al caso sin dall’inizio per motivi professionali di analisi investigativa e criminale, poi sono stato il consulente dell’avvocato Raniero Valle, padre di Federico, accusato del delitto e prosciolto. Sinora ho scritto sei libri sul caso, e l’ultimo si chiama INGANNO STRUTTURALE.

A questo mio libro il regista Amadei ha ispirato la sua opera teatrale. Per analisi criminalistica intendiamo l’analisi della scena del crimine, delle tracce, dei comportamenti, oltre allo studio dei moventi, dei tempi esecutivi, del modus operandi dell’assassino e… tanto altro ancora.

Come è stato contattato e cosa ha pensato quando le è stato proposto di collaborare all’atto unico teatrale?

Il regista mi ha contattato dopo avere letto il mio libro, ci siamo incontrati ed abbiamo passato ore a studiare il delitto sotto i suoi risvolti, i personaggi, le ipotesi, gli aspetti scientifici e criminologici. Ovviamente essere stato contattato mi ha meravigliato e fatto piacere. Poi, lui ha dato il via alla passione teatrale, drammaturgica e scenica, facendo attenzione a contattarmi per tutti gli aspetti storici, le cronologie, i comportamenti e i dettagli.

Amadei, cosa si propone con la sua opera?

Sicuramente trattare il caso di Via Poma attraverso lo strumento rappresentativo del teatro, senza barriere o pregiudizi, così provando a raccontare i fatti accaduti con crudo realismo, mettendo in risalto le rovine prodotte dalla magistratura, dagli inquirenti, dalla stampa e dall’opinione pubblica, e tentando di unire l’analisi criminalistica-criminologica alla metafora teatrale.
Propongo un’intrigante analisi poliziesca e criminologica del caso andando molto oltre le piste investigative sinora seguite e cercando di demistificare i depistaggi e gli errori. Ci immergiamo nel fondo del mistero e troviamo sprofondato nel buio il Relitto di Via Poma, che tentiamo di restituire alla luce della verità.

Amadei e Lavorino, perché INGANNO STRUTTURALE, cosa significa?

Nel nucleo dell’enigma poliziesco che regge la struttura della vicenda si annida nascosto, invisibile e impalpabile un terribile ed abile inganno organizzato dal Male, quell’inganno che sinora ha impedito la soluzione dell’enigma stesso avvelenandone la struttura portante.
 
“A proposito di via Poma, se la commissione bicamerale che dovrebbe far chiarezza sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori e sull’uccisione di Simonetta Cesaroni vedrà davvero la luce, non potrà esimersi dall’avvalersi di Lavorino. Su tale delitto il criminologo ha infatti condotto l’analisi criminalistica alla base dell’atto unico teatrale intitolato polemicamente “Il relitto di via Poma – Inganno strutturale”, sottotitolo “Il giallo di Via Poma, la verità sull’omicidio di Simonetta Cesaroni”. La pièce  andrà in scena al teatro Alfredo Chiesa di Milano il 25 e il 26 marzo.

IL FATTO STORICO DEL GIALLO

Il 7 agosto 1990 Simonetta Cesaroni esce di casa verso le ore 15 per recarsi al lavoro in Via Poma, zona Prati, ufficio Aiag (Associazione Italiana Alberghi Gioventù). La sera non rincasa e familiari si preoccupano e iniziano le ricerche.
Verso le 23:30 scoprono il suo cadavere sul luogo di lavoro: è quasi nuda, il suo corpo presenta 30 ferite al corpo inferte da un tagliacarte, sono stati colpiti gli occhi, il collo, il petto, il ventre, le cosce e il pube. La scena del delitto si presenta ordinata come se qualcuno avesse tentato di pulire e metterla a posto.
Sul pavimento vi sono molte macchie di sangue, anche se qualcuno ha tentato di cancellarle, e qualche imbrattamento di sangue è rinvenuto sulla porta.
C’è stata un’opera di pulizia e di cancellazione delle tracce digitali. Il telefono della stanza accanto a quella del delitto presenta sbaffature di sangue. La combinazione criminale ha portato via i pantaloni, le mutandine, la maglietta, i soldi, gli orecchini e le chiavi di Simonetta.
Ha inizio così il mistero di Via Poma, da molti ritenuto il giallo dei gialli.