Matteo Renzi vs Marina Berlusconi: politica in Italia la nuova frontiera

di Pino Nicotri
Pubblicato il 9 Agosto 2013 - 06:21 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Renzi vs Marina Berlusconi: politica in Italia verso nuovi orizonti

Matteo Renzi a Amici con Maria De Filippi, nuova frontiera della politica in Italia

a corruzione in Italia, come ovviamente nel resto del mondo, è sempre esistita. All’epoca di Tangentopoli/Mani Pulite l’allora potente Bettino Craxi rivendicò in parlamento che la tangenti le prendevano tutti i partiti. Vero. Man mano però che i partiti storici, sotto l’urto di Mani Pulite, sono stati sostituiti da aggregazioni basate più sui singoli personaggi che sulle idee programmatiche e sulle conseguenti strutture per portarle avanti, e man mano quindi che si è indebolita la politica intesa come interesse legittimo di interi gruppi sociali, la corruzione ha preso la strada non più delle casse dei partiti per alimentarne le attività, ma delle tasche dei singoli. L’indebolimento della politica ha inoltre reso impossibile riformare la Giustizia perché la magistratura è diventata più forte della politica. La magistratura infatti, pur con non pochi difetti, non soffre degli sfaldamenti, del degrado e dei personalismi che affliggono da decenni la politica.

Da una tale situazione non si può uscire se non rafforzando la politica, in modo da metterla in grado di fare tutte le riforme necessarie, da quella elettorale a quella giudiziaria.

Per rafforzare la politica è però necessario uscire dalle avverse tifoserie da stadio del berlusconismo e dell’antiberlusconismo, versione avvelenata e postmoderna della contrapposizione tra guelfi e ghibellini e tra rossi e neri. E’ perciò necessario evitare di trasformare in tragedia nazionale o in psicodramma collettivo quelli che sono in realtà solo i casi giudiziari del signor Silvio Berlusconi. Anzi, la sua uscita di scena non può fare altro che favorire la nascita di un partito di centrodestra degno di questo nome.

Condivisibili o meno, l’Italia è ricca di tradizioni e cultura di destra e di tradizioni e cultura centriste così come di tradizioni e culture di sinistra. Ma da quando Berlusconi ha monopolizzato la scena politica grazie alla sua immensa ricchezza e all’insipienza crescente della sinistra, su tutto l’arco costituzionale si assiste solo a personalismi deleteri. La politica è stata man mano ridotta a spettacolo, televisionizzata e perciò berlusconizzata di fatto.

Se Berlusconi esce di scena o finisce almeno di occuparla tutta, si spera con la sua corte di nani, ballerine, avvocati, fidanzate, escort ed annesso baccano permanente, non ci saranno più alibi per continuare ad accapigliarsi su particolarismi che nulla hanno a che vedere con i problemi degli italiani e dell’Italia.

I conti con la giustizia, arrivati o da evitare, hanno fatto cadere addirittura un presidente degli Usa, Richard Nixon, oltre a un presidente di Israele come Moshe Katsav e della Germania come Christian Wulff, scandali grandi e piccini hanno costretto alle dimissioni un bel numero di ministri in Europa, eppure nessuno Stato è sprofondato per questo e nessuno – per giunta restando al governo! – s’è sognato di blaterare a vanvera di guerra civile o dimissioni in massa dal governo e dal parlamento.

L’Italia ha superato crisi ben più gravi, compresi gli anni di piombo degli anni ’70 e ’80, quando il terrorismo uccideva spesso e volentieri e il pericolo di guerra civile non era una boutade estiva alla Bondi. Possibile che una trentina d’anni di tv private berluscone e una ventina d’anni di politica berluscona ci abbiano ridotti a confondere la politica e le istituzioni con una partita di pallone?

Il Pd, con o senza Enrico Letta prenier, può evitare di tenere in piedi un governo che ormai più che di larghe intese è di stretti ricatti: la nave può continuare la sua rotta mollando la zavorra e imbarcando nuovi equipaggi. Un modo anche per mettere Beppe Grillo, Niki Vendola e altri di fronte alla responsabilità: passare dalle chiacchiere pro domo propria alla politica concreta, utile all’interesse generale. Ci sono dirigenti politici capaci e responsabili nelle file berlusconiane e leghiste, non si vede perché non debbano essercene anche nelle file grilline, vendoliane, ecc. Un governo in qualche modo di centro sinistra ormai è forse meglio di un semigoverno di larghe intese con chi rema solo pro Berlusconi.

Riguardo la sinistra una annotazione: esattamente come Berlusconi ha solo curato i suoi interessi personali, così la sinistra ha curato solo gli interessi del suo apparato e dei suoi dirigenti. Per il semplice motivo che anziché investire la grande adesione elettorale ereditata dal defunto Partito comunista e farla fruttare con idee, analisi, e programmi basati sulla realtà attentamente studiata e monitorata, la sinistra s’è limitata a considerarla una eredità con la quale vivere di rendita. Ci hanno campato e lucrato tutti, dai Veltroni e D’Alema fino ai contestatori alla Antonio Bassolino e ai rifondaroli alla Fausto Bertinotti . Mai un’idea vera, mai una analisi globale, mai una descrizione della realtà produttiva e sociale, cioè delle “classi”, mai un programma che non fosse solo elettoralistico, mai la soluzione dei problemi veri.

Anzi, a un certo punto Berlusconi e l’antiberlusconismo, in realtà sempre più annacquato e di facciata, sono diventati l’alibi per coprire la propria debolezza in fatto di idee, programmi e capacità reali, cioè a dire la propria debolezza politica che ormai somiglia troppo al vuoto. Per riempirlo ed eliminarlo non basterà certo un Matteo Renzi, già assai simile a un Fonzie della politica. Al quale il nocciolo duro del berlusconismo vuole contrapporre Marina Berlusconi come erede politica del padre vista come “la Matteo Renzi del centro destra”.

A definirla la Renzi del centro destra e l’unica persona in grado di succedere a Silvio alla guida del Pdl o di Forza Italia se questa dovesse rinascere sono da un po’ di giorni le cosiddette amazzoni del Cavaliere d’Arcore: Michaela Biancofiore, Daniela Santanchè, Laura Comi, Laura Ravetto.

Per Ravetto non ci sono dubbi:

“E’ lei l’erede di Berlusconi”.

Per Comi

“sarebbe un’ottima prospettiva”.

La Santanchè è meno lapidaria, ma altrettanto entusiasta:

“Sarei contenta se per questo giro ci fosse ancora il presidente Berlusconi, ma Marina mi va benissimo. Non solo perché è donna e questo Paese ha bisogno di più donne, perché hanno il coraggio di parlare come mangiano, e poi sarei entusiasta di una donna con le capacità di Marina”. 

Chiacchiere estive femminili? Non si direbbe. A vaticinare l’arrivo di Marina è infatti anche uno che se ne intende, quel Luigi Bisignani noto come “L’uomo che sussurrava ai potenti”, titolo da lui scelto per raccontarsi nel suo recente libro.

“Il Presidente Berlusconi è convinto che il dopo-Berlusconi è Marina”,

fa sapere Bisignani. Che si basa su una cena alla quale

“io non ero presente, ma c’erano i familiari, Piersilvio, Marina e Barbara. Poi Francesca Pascale e l’avvocato Ghedini”. “Il piglio e la forza che Marina Berlusconi ha messo in quella cena – annuncia Bisignani – ha convinto tutti che il vero erede è lei. D’altra parte, in tutte le grandi democrazie, per esempio negli Stati Uniti, ci sono delle dinastie: quella dei Bush, quella dei Kennedy”.

Peccato solo che Bisignani ha prudentemente omesso un particolare, anzi due: non solo né i Bush né i Kennedy sono straricchi possessori di aziende, ma anche se lo fossero non potrebbero mai, negli Stati Uniti, entrare in politica senza PRIMA uscire da tutte le proprie aziende affidandole a un blind trust. Dove blind non significa blindato, come immaginano Berlusconi&C, bensì cieco: che non guarda cioè in faccia a nessuno, tanto meno agli interessi politici del proprietario.

La politica italiana in mano a Matteo Renzi e Marina Berlusconi. Uno strano match. Che di sicuro farebbe felici Maria De Filippi, i vari conduttori di salotti televisivi, i giornali che si ingozzano di gossip e uno stuolo di cortigiani ancora in scena.

Ma l’Italia e gli italiani?

“Allegria!”, come diceva la buonanima di Mike Bongiorno.