Par condicio nella politica italiana: destra e sinistra lite su tutto e fuoco amico: Mes, utero, Romagna

Par condicio regola la politica italiana: destra e sinistra litigano su tutto: Mes, utero, Romagna, su tutto il fuoco amico imperversa

di Bruno Tucci
Pubblicato il 25 Giugno 2023 - 18:17 OLTRE 6 MESI FA
Par condicio nella politica italiana: destra e sinistra lite su tutto e fuoco amico: Mes, utero, Romagna

Par condicio nella politica italiana: destra e sinistra lite su tutto e fuoco amico: Mes, utero, Romagna

Par condicio come regola della politica italiana. Bisogna dare atto ai nostri parlamentari di essere attenti osservatori della par condicio. Tanto a te, tanto a me, se vogliamo semplificare il concetto.

E lo sono maggiormente scrupolosi quando si tratta di litigare. Non tra maggioranza e opposizione. Proprio tra amici che dovrebbero pensarla allo stesso modo.

Polemiche a destra, polemiche a sinistra senza esclusione di colpi.

Da quando Elly Schlein è divendata il segretario del Pd, molti hanno affilato le armi per cercare di disarcionarla. Badate bene: non gli oppositori, ma i compagni di partito, il cosiddetto fuoco amico. Le schermaglie si sono avute già al tempo delle primarie: con i moderati schierati con Stefano Bonaccini e gli ultra di sinistra a tener bordone alla numero uno di via del Nazareno.

Gli uni non volevano che i dem prendessero una piega che non gli apparteneva; gli altri a sostenere il cambio della guardia per respirare aria nuova in un gruppo che si divideva ogni giorno di più. Dieci, venti correnti che disorientavano quel popolo che non li aveva mai lasciati.

Placato, si fa per dire, il braccio di ferro ne è subito sorto un secondo: quello ben più delicato. L’utero in affitto, la maternità surrogata che i cattolici all’interno del Pd hanno subito respinto con durezza. Tanto è vero che alcuni esponenti di spicco del partito hanno sbattuto la porta per non tornare più. C’è una legge che vieta questa pratica, ma chi la contesta sostiene che l’Italia deve adeguarsi ai tempi e non isolarsi.

C’è poi il Mes, il patto di stabilità, che lacera destra e sinistra. Prendere o no quei soldi che l’Europa ci presta? “Sarebbe pazzesco rinunciarci”, dicono in molti, ma trovano un ostacolo in quanti sostengono (come Mateo Salvini)  che questa ricca prebenda è inutile per l’Italia.

Su alcuni punti, invece, c’è il massimo accordo nel Pd: il salario minimo, la disoccupazione, la sanità pubblica. Per il momento il “fuoco amico” ha smesso di gettare  benzina sul fuoco. Però, questi onorevoli sono pronti a riaprire la battaglia qualora ce ne fosse bisogno. “La sinistra- sinistra non è nel nostro dna e a chi prova di sostenerla renderemo par per focaccia”, affermano

Ed allora, direte voi, dov’è la par condicio se finora si sono discussi solo i problemi del Pd e dei loro alleati? Ci si può fidare dei 5Stelle, di Fratoianni e di quanti altri vorrebbero un “campo largo”, senza del quale non si potrà mai combattere la destra e sconfiggerla? A dare una mano a chi discute animatamente nel Pd, ecco correre in loro aiuto la coalizione della maggioranza che non passa giorno in cui non metta in vetrina il proprio malumore interno.

La Meloni cerca in tutte le maniere di placare gli animi, ma i suoi sforzi, spesso e volentieri, sono vani. Fra Fratelli d’Italia e Lega non corre buon sangue: Matteo e Giorgia non la pensano allo stesso modo e, sempre con maggiore frequenza, Salvini fa sentire la sua voce che ha un tono nettamente diverso.

Ad esempio sul Mes: il numero uno del Carroccio continua a sostenere che quei miliardi non bisogna prenderli anche se siamo gli unici in Europa a rifiutarli. Ventisette paesi contro il nostro. Sono stati infruttuosi tutti i tentativi per convincerlo.

“Non si torna indietro”, esclama. Forza Italia che in un primo momento era tutta dalla parte della Meloni (che comunque temporeggia), oggi, dopo la morte di Berlusconi, ha un orientamento diverso e si siede sulla riva del fiume aspettando.

Sono proprio i fiumi a dividere ancora il centro destra, perché dopo l’alluvione in Emilia Romagna i passi per ricostruire sono stati lenti. A cominciare dalla nomina di un presidente che avrebbe avuto (e li avrà) tutte le responsabilità del caso. Su questo punto, non si è trovata ancora la quadra e la nomina tarda ad arrivare. Stefano Bonaccini? No, si darebbe troppa guazza alla minoranza tanto che fra una manciata di mesi si dovrà ricorrere alle urne in quelle regioni.

Insomma, non si può dar torto a quanti affermano che la par condicio non sia rispettata. Sono i protagonisti a distinguersi, anche se il loro orientamento dovrebbe essere completamente diverso.