Tre euro ogni mille di reddito, poi gratis. Sarà la sanità in franchigia

di Riccardo Galli
Pubblicato il 3 Maggio 2012 - 14:08 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –Devi fare analisi, accertamenti, devi ricorrere al Servizio Pubblico Sanitario? Paghi una “franchigia” del 3 per mille del tuo reddito ricalibrato secondo i parametri Isee, tutto il resto è gratuito. Se il reddito è di diecimila euro, paghi solo fino a trenta euro, se il reddito è di trentamila euro paghi fino a novanta euro, se il reddito è di 150mila euro paghi fino a 450 euro. E ticket sanitario in soffitta e via libera così al “sanitometro”, un sorta di sistema con franchigia come quello che le assicurazioni applicano ad esempio sui furti d’auto. E’ questa una delle ipotesi, anche se in realtà è già più di una semplice ipotesi, da introdurre per contribuire al recupero di quei 25 miliardi che la spending review conta di trovare nella sanità. Ipotesi che tradotta in soldoni significherà una spesa di 30 euro per chi ha un reddito Isee di 10 mila euro e di 300 euro per chi ne guadagna 100 mila. E ipotesi che porterebbe nelle casse dello Stato circa 2 miliardi di euro.

Nel capitolo “risparmi e razionalizzazioni” a cui il governo Monti sta lavorando, la cosiddetta spending review, il paragrafo sanità è ovviamente uno di quelli più importanti e che va incontro ad una cura dimagrante che sarà tra le più robuste. Degli 80 miliardi che l’esecutivo ipotizza di recuperare, circa il 25% della spesa totale, ben 25 dovranno venire infatti da Asl e Ospedali, in quello che viene definito “medio periodo” e che corrisponde a cinque anni. Tanti, tantissimi soldi da recuperare quindi da un settore dove gli sprechi abbondano, ma che è allo stesso tempo un settore estremamente delicato che già ora è in sofferenza e che non sempre offre un servizio all’altezza ai cittadini. Lotta agli sprechi e razionalizzazione della spesa su tutto, ma anche un miglioramento del “contributo” che i cittadini pagano. Miglioramento che potrebbe essere realizzato con l’abbandono del ticket e l’adozione del sanitometro.

Oggi, i cittadini che hanno bisogno di cure e accedono alla sanità pubblica, devono pagare il ticket, strumento non amato dagli amministratori locali che non vogliono aumentarlo ancora una volta e strumento che si è rivelato inefficace e ingiusto. Inefficace perché nel nostro Paese siamo praticamente tutti esenti dal ticket, lo paga a malapena un italiano su due. La spesa media pro capite per il ticket è di circa 60 euro, mentre la spesa reale per chi lo paga e soprattutto ha frequente bisogno di assistenza sale in realtà oltre i 500 euro. Ed ingiusto perché il ticket è uguale per tutti, a prescindere dal reddito, per lo studente e per il pensionato come per il manager e il professionista. Rivederlo è quindi senz’altro cosa buona, senza tener poi conto che aumentarlo significherebbe portare quei 500 euro a quasi 1000, trasformando il ticket in una spesa difficilmente sostenibile per molti.

Ecco quindi che i tecnici del ministero hanno pensato al “sanitometro”, cioè a delle franchigie legate al reddito Isee, magari corrette anche in base allo stato di salute dell’assistito. Anche qui, come per i ticket dove tra il 50 e passa per cento di esenti ci saranno anche dei furbi, essendo le franchigie legate al reddito Isee ci saranno delle ingiustizie, chi evade riuscirà anche ad ottenere una franchigia più bassa, ma la perfezione non è di questo mondo. Sistema a franchigie che porterebbe nelle casse dello Stato la bellezza di 2 miliardi di euro presentandosi, tra l’altro, non come un aggravio di tasse ma come una misura eticamente e socialmente più giusta: più guadagni, più paghi per accedere alla sanità pubblica.

L’ipotesi è introdurre una soglia al 3 per mille del reddito Isee, ma cerchiamo di fare qualche esempio concreto. La cosa funzionerebbe così: un pensionato con reddito di 10 mila euro deve fare analisi e accertamenti, per far questo pagherà allo Stato 30 euro (il 3 per mille dei 10 mila che guadagna) e il resto sarà a carico della collettività. Per le stesse prestazioni un professionista con reddito di 40 mila euro annui verserà 120 euro mentre un manager che guadagna 100 mila euro ne pagherà 300. Esattamente come lo “scoperto” che le assicurazioni applicano per i furti, ma legato al reddito dell’assistito, nella sanità ci sarà uno “scoperto” pari al 3 per mille del reddito. Oltretutto una simile misura, almeno secondo l’Agenas, avrebbe anche il pregio di scoraggiare l’abuso della sanità, cioè il ricorso eccessivamente frequente alle cure presso le strutture pubbliche quando non necessarie.

Non sarà certamente il sanitometro l’unica misura che consentirà di realizzare tutti i risparmi che Monti si aspetta dal capitolo sanità, ma è una possibilità concreta con cui gli italiani si troveranno presto a che fare.