Fucilate gli studenti! Il primo nemico della Jihad, e non solo: la scuola

di Riccardo Galli
Pubblicato il 17 Dicembre 2014 - 14:48 OLTRE 6 MESI FA
Foto Reuters/Lapresse

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ROMA – Quasi centocinquanta studenti uccisi nella giornata di martedì, a Peshawar, Pakistan. Alcune centinaia di ragazze rapite, non molti mesi fa, portate via mentre erano a scuola, Nigeria. E poi Malala, poi premio Nobel, aggredita e quasi uccisa perché rivendicava il suo diritto allo studio. E i salafiti di Tunisia ed Egitto a minacciare le rispettive studentesse universitarie. E le mattanze di scolari in Iraq e Siria. E l’Isis che scioglie le  classi miste e abolisce le materie di studio che non siano conformi al “Libro”. E il nome stesso di Boko Haram che significa letteralmente: l’istruzione occidentale è peccato. E il classico, l’archetipo contemporaneo: l’Afghanistan dei talebani dove le scuole erano di fatto vietate alle donne e il resto ridotto a “madrasse”, cioè scuole religiose…L’estremismo islamico  ha, evidentemente, tra i suoi obiettivi primari la scuola e l’istruzione. Fucilate gli studenti! E’ il motto, e la pratica, della Jihad, la “guerra santa” è in primo luogo guerra alla scuola, alla conoscenza, alla scienza, alla cultura.

Ma l’Islam guerriero e guerreggiante, l’Islam che sogna e combatte per il ritorno su scala planetaria del modello di vita dei pastori nomadi di circa 1.300 anni fa, non è il solo nella storia ad aver avuto come nemico principale la conoscenza, la cultura, la scuola, l’istruzione. Oggi l’Islam della Jihad fa mattatoio delle scuole e degli studenti mostrando così che la sua guerra è di sterminio nei confronti della civiltà. Eppure non è stato il solo nella storia. Fa inorridire, certo, ma non dovrebbe per questo destare più di tanto stupore. Il massacro di vite innocenti, di bambini, è ovviamente raccapricciante ed intollerabile per tutte le persone che si definiscono civili, e persino per qualcuno che tale non è considerato, ma non per questo dovrebbe in realtà stupire.

Nonostante i talebani afghani si siano dissociati dall’ultimo attentato contro una scuola, quello consumatosi ieri a Peshawar e rivendicato dai “colleghi” pakistani dei talebani, non è infatti la jihad, la lotta santa in nome di Allah, il primo movimento estremista ad individuare come suo nemico la scuola e l’istruzione.

La aule, da quelle delle elementari sino a quelle universitarie, sono i luoghi dove si costruiscono le generazioni future ed è qui, in questi luoghi, che si gettano i semi dell’indottrinamento o, al contrario, si forniscono gli strumenti della conoscenza, fondamento primo e primario della libertà e, accidentalmente, della democrazia.

“E’ nelle scuole – scrive Roberto Tottoli sul Corriere della Sera – che si costruisce o si combatte nei fatti la logica rigida e tradizionale di separazione, si fanno i conti con influenze straniere o si corre il rischio di promiscuità”.

Tottoli fa ovviamente riferimento alla brutalità dei talebani o comunque degli estremisti islamici, ma il suo ragionamento è applicabile a tutti gli integralismi. E non è infatti un caso che in tutte le dittature politiche e in tutti gli assolutismi religiosi, moderni o meno, la scuola e l’istruzione siano terreni a cui i regimi dedicano particolare attenzione premurandosi di prenderne quanto prima il controllo. Come non è un caso che proprio dalle scuole, e in particolare dalla università, prendano vita e corpo i movimenti di protesta che, in alcuni casi, sono persino arrivati a rovesciare quei regimi.

La scuola, l’istruzione fanno da sempre paura a chi della libertà è nemico. Oggi, all’indomani dell’eccidio di Peshawar dove 130 bambini tra i 7 e i 17 anni sono stati massacrati, inorridiamo come all’indomani della strage di Beslan quando i bambini trucidati furono quasi 200.

Ma quello che è forse l’unico elemento di novità rispetto al passato, è l’esposizione mediatica di queste strage. Grazie alle nuove tecnologie e alla globalizzazione dell’informazione vediamo, quasi in tempo reale, il sangue e l’orrore sui volti dei bambini. Quello stesso sangue e quella stessa paura che prima magari non vedevamo ma che, comunque, esistono da quando è iniziata la lotta tra ragione e oscurantismo.

Non sbagliano i talebani assassini di scolari, non sbagliano obiettivo. Il loro più forte nemico è l’istruzione, cioè la scuola, cioè la competenza, cioè in ultima analisi la “raison”, la ragione nell’accezione della cultura occidentale che nei secoli è giustamente divenuta civilizzazione su scala planetaria. Non sbagliano a non voler che le ragazze vadano a scuola e che i ragazzi a scuola imparino  i versetti del libro sacro e poco più. Non sbagliano perché scuola e istruzione  seppelliscono ogni dispotismo politico e ogni assolutismo religioso. Seppelliscono, non uccidono. Fanatici con il timbro della chiesa ufficiale ci sono stati per secoli in Occidente, in Europa. Per secoli le chiese cristiane hanno controllato e represso scuola, istruzione, cultura e studenti. Per secoli lo ha fatto il cristianesimo e altrettanto ha fatto nella storia, quando ha potuto, l’ebraismo. Ed esenti da questa tentazione-programma di mettere ceppi e catene al conoscere non sono neanche le filosofie-religioni dell’Oriente.

L’Islam guerriero non è stato il solo ad avere come nemico la scuola e anche oggi non è solo in questa missione di inciviltà. Fondamentalismi di sette e di massa albergano anche nel cuore degli Usa dove comunità e “tribù” culturali ed etniche si compiacciono di rifiutare e bandire conoscenza e istruzione dal programma di insegnamento nelle loro scuole. Però, qui e oggi, l’Islam guerriero è solo ed unico nel materialmente macellare gli scolari, quelli che vanno a scuola. Nel massacrare i propri figli resi “impuri” dalla scuola. Nel dichiarare quindi guerra di sterminio non solo a chi abita nel palazzo della civiltà ma alle fondamenta stesse della civiltà. Uccidono i loro bambini perché vanno a scuola. Li uccidono perché se vanno a scuola non crescerebbero i loro bambini come aspiranti conquistatori e tagliagole dei bambini “occidentali”, dei nostri bambini.

Fucilate gli studenti! E’ la loro missione. Cui non si può reagire solo con lo sgomento e condanna. Vanno loro tolti i fucili e, se necessario, vanno fucilati i fucilatori di scolari. Se non ci decideremo a farlo saranno loro a costringerci a tentare di farlo.