Tassa di un euro a bolletta. Consumatori a governo: tu la metti noi incassiamo

di Riccardo Galli
Pubblicato il 28 Giugno 2013 - 15:38 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ne sentivano la mancanza gli italiani ma, finalmente, sta arrivando la campagna “un euro a bolletta”. Se esistesse un premio per le idee, per le iniziative più fuori luogo e nel momento più sbagliato la campagna di Assoutenti a favore delle associazioni dei consumatori se lo aggiudicherebbe ad honorem. L’idea è semplice: anche le associazioni dei consumatori hanno diritto a dei fondi pubblici, e allora quale soluzione migliore che inserire direttamente e comodamente in ogni bolletta italiana un euro in più da destinare a loro?

La proposta è vera e sarà formalmente consegnata al ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato il prossimo 3 luglio da Furio Truzzi, presidente di Assoutenti. E già si accalcano fuori dal ministero schiere di entusiasti consumatori pronti a osannare cotanta lungimiranza. Il ministro, dal canto suo, finito di dribblare con enormi sforzi l’aumento dell’Iva e alle prese con un bilancio da film horror dove non si trovano fondi per far nulla, accoglierà certamente a braccia aperte il presidente Truzzi. Già è possibile immaginare la conversazione: “Ma che bella idea, ci voleva proprio una tassa in più. Signor Truzzi, partner di governo e consumatori saranno certamente felici…”.

Al di là delle battute è del facile umorismo è abbastanza plausibile che Zanonato stronchi sul nascere quella che più che una proposta sembra una provocazione e, anche noi consumatori, spereremmo che quella di Truzzi sia più una provocazione che una proposta seria. Anche se il presidente di Assoutenti appare di diverso avviso: “Il tema riguarda la protezione dei diritti dei consumatori — ha detto Truzzi al sito HelpConsumatori, l’agenzia del settore — noi chiediamo che si rafforzi la legge del 1998 che ormai è vecchia di 15 anni. Rivendichiamo una legislazione di sostegno più incisiva, che tradotta in parole povere vuole dire garantire ai consumatori la possibilità di fidelizzarsi ad un’Associazione dei consumatori attraverso la formula di ‘un euro in bolletta’. Non si capisce perché i partiti possono godere di questi strumenti di sostegno e le Associazioni dei consumatori no. Il potersi aggregare attraverso la bolletta o il canone Rai è uno strumento importante che fa il paio con quello di garantire per legge il diritto dei consumatori di essere inclusi nella negoziazione sulle tariffe e sui prezzi amministrati, a cominciare da quello della benzina”.

A parte la fragilità del nesso tra “un euro a bolletta” e diritto di negoziazione delle tariffe, può anche passare, anzi ha una sua logica il supposto diritto delle associazioni dei consumatori di godere di una qualche forma di finanziamento. Finanziamento che però non si capisce per quale motivo e inventato diritto dovrebbe essere organizzato e veicolato dallo Stato e dalle aziende verso le organizzazioni dei consumatori. Succede in parte con i contributi sindacali e già la cosa è fonte di discussioni, ma lì almeno ci sono a relativo supporto dei contratti nazionali di lavoro. Perché mai dovrebbe essere a carico dello Stato e delle aziende “portare” l’euro dalle tasche di ciascuno di noi a quelle delle associazioni? Perché non può più semplicemente essere una libera iscrizione o donazione da parte di chi vuole? Perchè con la libera iscrizione, donazione o sottoscrizione finisce che danno in pochi, mentre con la detrazione in bolletta, sia pure volontaria, finisce che l’euro per pigrizia, disinformazione, abitudine lo danno in molti di più. Finanziamento non obbligatorio, volontario e solo volontario chiarisce Truzzi, e ci mancherebbe altro. Però se è in bolletta è un volontario molto incentivato, talvolta mascherato, diciamo un volontario dopato. E’ poi interessante provare a tradurre in cifre lo slogan “un euro a bolletta”, cosa che fa sul Corriere della Sera Massimo Sideri.

“Si chiede un euro tondo che moltiplicato, per esempio, solo per le utenze telefoniche porta a decine di milioni di euro. Il conto è presto fatto. Sulla rete fissa in Italia risultano accesi venti milioni di contratti bimestrali. Dunque 20 milioni di euro ogni due mesi, 120 l’anno. Passiamo al mobile. Le sim in circolazione, con uno dei paradossi ampiamente studiati, sono pari al 150% della popolazione, dunque 90 milioni. Ma solo il 10 / 15% di queste utenze paga una bolletta (le altre sono prepagate). Dunque facciamo un’altra decina di milioni. Il canone Rai poi è evaso ma, a un euro a utenza, c’è da mettere su un esercito. Con i clienti Enel possiamo invadere qualcuno”.

Se l’idea passasse e venisse applicata a tutte le bollette di tutte le tipologie di utenze, luce, gas, telefonia fissa e telefonia mobile, le associazioni dei consumatori potrebbero praticamente risolvere il nodo degli F-35, “tranquilli li compriamo noi”. Detto però che la l’idea di un finanziamento pubblico per questo tipo di associazioni non è del tutto peregrina, fa sorridere per non piangere, la quantità di denaro che tali associazioni vorrebbero in questo modo incassare. E fa piangere più che ridere il momento scelto per una simile proposta. Qualcuno ha informato ad esempio Truzzi e soci che i consumi italiani, tutti, compresi quelli alimentari sono in calo da mesi, che il nostro Paese è in recessione, che la richiesta energetica italiana è tornata ai livelli del decennio scorso, che ci sono quasi un milione di disoccupati in più rispetto al passato, che i pensionati e non solo faticano ad arrivare a fine mese? Forse no. E forse sarà il caso che il ministro Zanonato il prossimo 3 luglio glielo spieghi.