Veronica Panarello, mamma e sorella: “Non ragionava bene”. Stupri inventati…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Dicembre 2014 - 10:59 OLTRE 6 MESI FA
Veronica Panarello, mamma e sorella: "Non ragionava bene"

Veronica Panarello, mamma e sorella: “Non ragionava bene”

RAGUSA – Stupri inventati, denunciati, inscenati che però non hanno mai trovato riscontro nei fatti. Liti con la madre e la sorella, ricoveri in ospedale, un paio di suicidi tentati: con la candeggina, con un cappio di plastica, addirittura il tentativo di lanciarsi dal balcone già all’asilo.

Questo è un rapidissimo sunto della vita di Veronica Panarello, la mamma di Andrea Loris Stival, mettendo insieme quello che si legge sui giornali: e non sono ricostruzioni e voci di paese. Sono le voci della mamma e della sorella che con gli inquirenti non provano nemmeno ad alleggerire la narrazione della vita di Veronica. Tanto che concludono: “Non ragionava bene”, “è un’alienata”.

Se non sono dichiarazioni messe a verbale sono intercettazioni telefoniche. La mamma Carmela, che pur vivendo a 10 chilometri da Santa Croce Camerina non vedeva la figlia da anni, racconta gli episodi degli stupri inventati. Il primo episodio risale a un ricovero in ospedale. Scrive Giusi Fasano sul Corriere della Sera:

Dopo l’episodio del 2004 Veronica fu ricoverata in psichiatria, nell’ospedale di Ragusa, ma chiamò sua madre: «Ti prego vieni a prendermi, c’è un infermiere che mi ha violentato mentre ero sotto gli effetti di psicofarmaci». Versione poi non confermata dai fatti. Un altro presunto stupro risale invece al 2002. Carmela racconta: «Frequentava un ragazzo che, mi disse, aveva provato a violentarla ma lei era riuscita a scappare». Il ragazzo fu denunciato, nessuna condanna per le accuse sessuali. Ancora una volta un collegamento: la pista degli abusi sessuali è stata la prima battuta dagli investigatori per il delitto di Loris che è stato trovato senza gli slip addosso e con i pantaloni un po’ abbassati. «Non mi stupirei – dice un investigatore – se scoprissimo che la mancanza degli slip non è stata una dimenticanza ma un depistaggio, una bugia, come lo erano quelle sugli stupri di tanti anni fa».

E poi ci sono i ricordi della madre e della sorella Antonella. Francesco Grignetti, su La Stampa:

«Era una bambina violenta e aggressiva, sin dai 7 anni è stata seguita da uno psicologo». Aggiunge Antonella: «Voleva buttarsi dalla finestra dell’asilo». E la Liguria in fondo è una parentesi felice. Nel 2002 i Panarello tornano in Sicilia, Veronica ha 13 anni ed è un’adolescente inquieta. Parla la madre: «Voleva uscire e frequentava ragazzi più grandi». Subito il primo fattaccio. Un certo Massimo, che le ronza attorno, prova a stuprarla. Lei lo denuncia ai carabinieri. Qualche mese dopo, altro spavento. «Avevamo parcheggiato, esco con mio figlio Paolo, lei rimane in macchina. Quando rientriamo, mia figlia è in stato di choc perché un individuo era salito in macchina e aveva tentato di metterla in moto e di portarla via». Denunciano il tentativo di sequestro e il tizio, un amico di quell’altro, viene arrestato. Sempre nel 2003 Veronica tenta il suicidio bevendo candeggina «perché aveva litigato con i compagni di classe». La violenza sessuale Nel 2004 l’aria a Grannmichele si fa irrespirabile e si trasferiscono a Santa Croce Camerina. «Voglio raccontare un episodio». La quindicenne Veronica ascolta le telefonate della madre, si convince (a ragione) che la donna ha un amante, corre a dirlo al padre. «Disse di lasciarlo dormire in pace, addirittura dandogli uno schiaffo». Veronica esce di casa e prova ad impiccarsi con un tubo da irrigazione in una serra. Non prima di avere telefonato ai carabinieri del paese, però, che accorrono, la salvano, e la riportano indietro. La madre è sulla soglia di casa: «Mi ingiuriava dicendo che non voleva vedermi». Veronica a sua volta rinnega la madre. Qualche mese dopo vive già con Davide e annuncia che si trasferiranno tutti a Milano. La ragazza ha 16 anni, esce di casa e non tornerà più indietro eccetto quando litiga con i suoceri o con il marito, e allora accetta di dormire qualche notte sul divano di Carmela. Alla nonna però non farà mai vedere i suoi due figli. Carmela abita a 10 chilometri di distanza, ma è come se fosse sulla luna. È ormai una famiglia squassata che litiga su tutto, dalle cose grandi a quelle minute. Antonella: «Offese il mio compagno dicendo che non si poteva permettere il cellulare come quello che aveva lei». Oppure: «Sabato mi fece cacciare dalla caserma dei carabinieri. Disse: io non ho fratelli né sorelle». Ed è lapidaria, a fine testimonianza: «Non posso escludere che mia sorella sia coinvolta nella morte del bambino».