Il nucleare e la danza delle uova di Angela Merkel

Pubblicato il 21 Marzo 2011 - 00:49 OLTRE 6 MESI FA

La politica energetica di Angela Merkerl assomiglia sempre più a quel concetto tedesco, intraducibile in italiano, che è l’Eiertanz, la danza sulla uova, immagine e simbolo dell’impossibilità di soddisfare tutte le esigenze nello stesso tempo come pure della goffaggine dei movimenti del danzatore. L’ultima mossa del cancelliere tedesco, all’indomani del trauma emotivo causato dalle immagini di Fukushima, è stata annunciare una moratoria di tre mesi sulla legge governativa che prevede l’estensione della durate di vita delle centrali nucleare in Germania. Secondo una legge passata dal precedente governo socialdemocratico, la Germania sarebbe dovuta uscire dal nucleare entro il 2022 – una decisione che il governo democratico cristiano si era affrettato a revocare, e su cui ora la Merkel è voluta ritornare. Inoltre, la cancelliera ha deciso di sospendere completamente l’attività di sette dei più vecchi reattori nucleare, e per almeno uno di questi il provvedimento sarà definitivo.

«La sicurezza è la priorità – ha detto la Merkel in un comunicato martedì – Questo è il criterio che ci ha fatto agire oggi. Tutto deve essere riesaminato. Non devono esserci tabù». Che la sicurezza sia stata alla base della decisione politica della Merkel, sono in molti a dubitarlo. Senz’altro alla cancelliera tedesca è mancata una buona dose di una virtù ben apprezzata in politica come la coerenza. Diversi giornali, di ogni bordo politico, hanno sottolineato le inquietanti contraddizioni della politica nucleare del governo. Qualche commentatore si chiede come sia possibile che l’autunno scorso la situazione delle centrali fosse tale da prolungarne la durata delle attività di anni, mentre ora ci si affretta addirittura a chiuderle dall’oggi all’indomani, e questo al prezzo di ingenti spese economiche a carico dei contribuenti. La Süddeutsche Zeitung, importante quotidiano tedesco di centro-sinistra, ironizza: «La Merkel rompe tabù come altri rompono noccioline!»

Il provvedimento del governo è secondo molti propaganda elettorale. Tra un mese i tedeschi andranno a votare in tre importanti regioni elettorali. La Merkel vorrebbe far dimenticare lo scandalo legato all’ex ministro della difesa zu Guttenberg, dimessosi dopo la rivelazione del plagio della sua tesi di dottorato e d’altro canto vorrebbe far leva sulla diffusa sensibilità antinucleare che da sempre caratterizza la Germania. Il tutto a scapito, non solo della coerenza politica, ma anche delle finanze dello stato, dei contribuenti e delle emissioni di Co2. Secondo una stima effettuata per il settimanale Spiegel, la chiusura delle centrali tedesche risulterà in una perdita di 575 milioni di dollari per le compagnie energetiche. Probabilmente questo buco dovrà poi riflettersi nelle bollette dei cittadini che potrebbero vedere, secondo i calcoli del tabloid Bild, un incremento di almeno di 10 per cento della loro spesa. Infine, l’abbandono di una parte delle energie ricavate dal nucleare vorrà senz’altro dire una maggiore dipendenza dall’energie ricavate dal carbone e dai gas naturali, determinando così un aumento delle emissioni di Co2.