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A Liliana Segre la laurea honoris causa dell’Università di Bologna: “Testimone del passato, guida del presente”

“Testimone del passato e guida del presente”. Questa la motivazione con cui l’Univesità di Bologna ha assegnato in settimana (venerdì 3 marzo) la laurea honoris causa in Scienze filosofiche alla senatrice a vita Liliana Segre.

Segre, 92 anni, superstite dell’Olocausto, testimone attiva della Shoah, deportata ad Auschwitz 13enne nel 1944 e liberata dall’Armata Rossa (1 maggio 1945). Il 19 gennaio 2018 – anni in cui ricadeva l’80esimo delle leggi razziali fasciste – il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in base all’articolo 59 della Costituzione, l’ha nominata senatore a vita “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”.

LA GRATITUDINE E L’AMMIRAZIONE DI BOLOGNA PER LILIANA SEGRE

Il rettore dell’Alma Mater (Giovanni Molari)  ha sottolineato “l’ammirazione per il rigore che ispira ogni sua azione, ogni sua parola e che la rendono capace di rivolgersi con autorevolezza a tutti gli interlocutori”. La cerimonia, alla quale hanno partecipato anche il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini e la professoressa di Filosofia del Diritto dell’ateneo bolognese Marina Lalatta Costerbosa, si è svolta a casa di Segre a Milano in collegamento con il rettorato dell’università.

Per la senatrice anche un regalo a sorpresa: la data di laurea e tutta la documentazione dell’ateneo sul marito Alfredo Belluno Paci al quale Liliana Segre, nel suo discorso di accettazione ha voluto dedicare la laurea spiegando che il marito si era laureato in Giurisprudenza fra il 1946 e il 1947. Un regalo molto gradito dalla senatrice e anche dai tre figli ( Alberto, Federica, Luciano) che hanno presenziato alla cerimonia insieme a uno dei tre nipoti.

IL DOVERE DI RICORDARE.

Ha detto nel suo discorso tra l’altro la senatrice: ”I peggiori malfattori sono coloro che non ricordano semplicemente perché non hanno mai pensato”. E poi: ” L‘onore che l’università di Bologna mi fa conferendomi la laurea ad Honorem mi è particolarmente gradito anche per gli importanti legami tra la mia famiglia e il vostro antico e nobile ateneo.”

Ha aggiunto, citando Kant, riprendendo la celebre frase che il filosofo ha scritto nell’appendice alla “Critica della Ragione Pratica” dove dice che ci sono due cose che lo riempiono di ammirazione e rispetto: ”Il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me”.

I GIOVANI PRIGIONIERI NEI LAGER

Liliana Segre ha concluso così il suo discorso: ”Immagino quei giovani soldatini prigionieri nei lager sotto quei cieli stellati della Polonia e della Germania che anch’io in quegli stessi mesi guardavo aggrappandomi alla speranza. E quei giovani partigiani sotto il cielo stellato delle nostre montagne dove si erano nascosti.

“Quei giovani senza saperlo si liberarono dell’indottrinamento fascista perché scelsero di seguire Kant, cioè la legge morale in me. Una grande lezione di filosofia che si traduce in esperienza di vita, in pagina di storia”.

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