Afghanistan/ Quando il talebano attacca ma non distrugge, il blindato lo ferma la Procura di Roma. Il boomerang del “codice di pace”

Pubblicato il 10 Agosto 2009 - 13:55 OLTRE 6 MESI FA

A raccontarlo non ci si crede: i soldati italiani combattono in Afghanistan ma la Procura di Roma gli mette i blindati sotto sequestro. No, non è che i magistrati italiani si siano alleati con i talebani, è che, facendo finta che quella laggiù non sia una guerra, non solo in Italia ci raccontiamo bugie ma finiamo anche per farci del male, per far danno ai nostri soldati. Poichè il Parlamento e i governi italiani, quello di Prodi come quello di Berlusconi non hanno mai voluto votare un testo della “missione afghana” che utilizzi la parola e il concetto di guerra, dal momento che chiamarla “missione di pace” sembra e in effetti disturba meno la pubblica opinione, tutto quello che accade ai nostri soldati laggiù viene regolato e trattato come fosse un’operazione di polizia.

Che vuol dire? Vuol dire che vige il codice di pace. Quindi? Quindi se un mezzo blindato viene assalito con mine, lanciarazzi e bombe dai talebani, la magistratura italiana se ne occupa come se si trattasse di un’auto di servizio della polizia assalita da una banda di rapinatori. Parte l’inchiesta contro gli assalitori e, come usa nelle indagini di polizia, si mette sotto sequestro il blindato per conservare le prove del “delitto”. Non è accaduto una volta, per undici volte i “Lince”, cioè le autoblindo con cui i soldati vanno in pattuglia, autoblindo che nella gran parte dei casi si sono rivelate scudo efficiente all’attacco talebano, sono stati bloccati per i “rilievi e gli adempimenti di legge”. Mezzi corazzati in garage o in piazzola, fermi, non si possono toccare, neanche per prendere i pezzi di ricambio. I talebani non sono riusciti a distruggerli, la nostra “legge di pace” è riuscita a fermarli.

Ignazio La Russa, ministro della Difesa, dopo che il Corriere della Sera ha reso pubblica l’incredibile vicenda, ha detto che “Il codice di pace non basta più” e ha rivolto un “appello” ai magistrati perchè riducano al minimo il tempo del sequestro dei Lince. “Anche rotti ci servono”. Che servano ai soldati in Afghanistan non c’ è dubbio. Come non c’è dubbio che La Russa abbia ragione anche quando ipotizza l’abbandono del “codice di pace” per una configurazione legale delle missioni militari all’estero più vicina alla realtà che è quella di una guerra, almeno in Afghanistan dove gli italiani e gli altri contingenti non sono chiamati a far rispettare una pace che non c’è, ma ad imporla una pace da conquistare anche con le armi. Non è in fondo colpa dei magistrati se fanno applicare una legge in questo caso assurda.

Resta però da capire perchè la maggioranza di centro destra e il governo di centro destra hanno voluto continuare a ripararsi dietro lo schermo della “missione di pace”. L’Unione di centro sinistra aveva un problema: tre dei tanti aprtiti che la componevano non volevano soldati italiani in Afghanistan per pacifismo o anti americanismo. Ma il centro destra? Vero è che ora la Lega dice: “Tutti a casa…soldi buttati”. Però il centro destra non dovrebbe aver paura della parola “guerra” e di coniugarla con l’aggettivo “giusta”. Però, però…anche loro devono aver pensato che all’italiano non far sapere…è sempre meglio che parlargli chiaro e dirgli che quella è guerra e non polizia.