Cassazione/ No al saluto romano allo stadio, crea odio razziale

Pubblicato il 17 Giugno 2009 - 14:50 OLTRE 6 MESI FA

Va incontro a una condanna il tifoso che fa il saluto romano allo stadio. Lo si evince da una sentenza con cui la Cassazione ha confermato la sentenza di condanna pronunciata dalla Corte d’appello di Trieste nei confronti di un ultra veronese, che, in occasione della partita Udinese-Hellas Verona nel dicembre 2001, aveva fatto il saluto romano mentre sfilava in corteo con altri tifosi, senza biglietto per l’accesso allo stadio.

I giudici del merito non avevano ritenuto credibile la versione di alcuni testimoni, relativa al fatto che tale gesto fosse stato fatto in«un clima giocoso», poiché vi erano anche stati spintoni e lancio di oggetti tra tifosi e polizia. La Suprema Corte (prima sezione penale, sentenza n.25184) ha respinto il ricorso dell’ultra e condiviso le conclusioni dei giudici d’appello che avevano rilevato come «il saluto romano costituisce una manifestazione esteriore che rimanda per comune nozione storica all’ideologia fascista, e quindi a un’ideologia politica sicuramente non portatrice dei valori paritari e di non violenza, ma al contrario fortemente discriminante ed intollerante, ad un regime totalitario che ha emanato leggi di discriminazione dei cittadini per motivi razziali».

Il tifoso, dunque, «non è stato condannato in quanto, con la sua condotta, ha manifestato l’opinione di condividere o comunque provare un sentimento di simpatia per gesti e simboli propri del disciolto partito nazionale fascista» , ma perché, «ha compiuto una manifestazione esteriore la quale, nel contesto e nell’ambiente in cui era stata compiuta, era non solo idonea a provocare adesioni e consensi tra le numerose persone presenti, ma era inequivocabilmente diretta a favorire la diffusione di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico».

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