Italiani favorevoli all’Imu, ma solo se non tocca la prima casa

Pubblicato il 27 Novembre 2011 - 16:08 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti

ROMA – Gli italiani sono favorevoli a una tassa come l’Imu, purché non tocchi la prima casa. L’esecutivo tecnico di Mario Monti, come ribadito nei giorni scorsi, gode di un ampio consenso all’interno dell’opinione pubblica. Un sondaggio realizzato da Renato Mannheimer per il Corriere mostra nello specifico, provvedimento per provvedimento, se gli italiani sono favorevoli o no alle proposte di cui si discute in queste ore per rilanciare l’economia e dare fiducia ai mercati.

Nuova tassa sulla casa (Imu) La maggioranza della popolazione (quasi il 70 %) si dice favorevole all’introduzione dell’Imu. Una gran parte però, si dichiara contraria all’estensione dell’imposta anche sulla prima casa, vale a dire proprio all’intervento progettato dall’esecutivo. Solo nell’elettorato del Pd, la maggioranza relativa (40%) appare comunque favorevole alla nuova imposta: anche qui, tuttavia, una quota rilevante (39%) si dichiara contraria all’applicazione sulla prima casa. Quest’ultima posizione è nettamente maggioritaria nel Pdl (56%) e nella Lega (58%).

Entrando nel merito, quasi l’80% sottolinea la necessità di applicare una tassazione progressivamente più elevata in relazione al numero delle case possedute: l’aliquota per le abitazioni successive alla prima deve essere secondo i cittadini via via crescente. In quest’ambito, la gran parte degli italiani si dice favorevole ad una rapida revisione dei valori catastali. Questo provvedimento è considerato importante, anche se, nella maggior parte dei casi, non prioritario.

Le pensioni. Gli italiani si manifestano largamente contrari (72%) all’ipotesi di elevare l’età in cui si va in pensione, adeguandola all’incremento della speranza di vita. Questa avversità si rileva in misura ancora maggiore (78%) tra le generazioni più giovani. Essa appare anche trasversale all’orientamento politico, nel senso che è maggioritaria tra i votanti di tutti i partiti. Anche se occorre sottolineare nuovamente come l’elettorato del Pd si mostri relativamente (ma solo con una minoranza un po’ più accentuata, il 37%) più favorevole ad una riforma siffatta, coerentemente con il maggiore appoggio di questo partito al governo Monti.

Per ciò che riguarda invece le modalità del calcolo della pensione e la prevista accelerazione del passaggio ad un criterio esclusivamente basato sui contributi versati, si registra una sostanziale (anche se contenuta) adesione all’ipotesi sostenuta dal governo. La maggioranza (64%) si dichiara favorevole alla nuova modalità di computo. Ma una quota rilevante (31%), più accentuata tra gli astenuti e gli indecisi su cosa votare, auspica invece di mantenere un sistema che tenga conto anche in misura significativa dell’anzianità.

La patrimoniale. La sorpresa maggiore è rappresentata dalla patrimoniale: quasi 8 italiani su 10 infatti manifestano la loro approvazione. Solo meno del 20% si dichiara contrario, con una particolare accentuazione, come era facile attendersi, all’interno dell’elettorato del Pdl. Anche qui, tuttavia, i favorevoli alla patrimoniale costituiscono una minoranza e non raggiungono il 40%.

Se è dunque confermato il grande consenso attuale verso il governo (il livello di fiducia ha raggiunto il 73%) e l’auspicio che esso duri a lungo (il 72% desidera che prosegua il suo operato sino al termine della legislatura), si registra secondo Mannheimer una sostanziale avversità al contenuto dei provvedimenti.