ROMA – Presidente della Repubblica: il candidato sarà scelto al termine di un tira e molla a fra Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani. Con il Movimento 5 Stelle che cerca di disturbare questo gioco a tre. Su cosa tirano e su cosa probabilmente mollerano i tre big player del Quirinal Game? Scommetti sul tuo candidato presidente.
Berlusconi ha detto, tirando, che non vuole come candidato presidente condiviso uno del Pd. Ma a un certo punto dovrà mollare perché se Renzi riesce a compattare su un nome i 446 voti del Pd, ci mette poco a trovarne altri 49 per arrivare alla quota magica di 505, quella con la quale dopo la quarta votazione può essere eletto il presidente della Repubblica. Quindi, tradotto, se Renzi farà a Berlusconi un nome del Pd non a lui sgradito (tipo Walter Veltroni), Berlusconi dovrà “mollare”.
Intanto, alle 17, dalla riunione con i grandi elettori di Forza Italia arriva la versione di Berlusconi: “Non abbiamo ancora individuato un candidato” per il Quirinale. “Saremo in consultazione permanente per arrivare a un nome per il Capo dello Stato che possa darci garanzi. Nei prossimi giorni avremo altri incontri con Renzi per arrivare ad un nome condiviso. Non avremo un candidato di bandiera. Quanto alle prime tre votazioni, scheda bianca. Siamo ancora alla tattica”, spiegano fonti ben informate. Il premier avrebbe insistito sul nome di Sergio Mattarella ed il Cav avrebbe fatto resistenza. La mattina del 29, a quanto si apprende, i due si rivedranno. “Il nome maturerà piano piano, a nessuno conviene far saltare l’accordo”, ha concluso Berlusconi.
Renzi sta tirando perché vuole essere lui il “king maker” del successore di Giorgio Napolitano e perché vuole uno del Pd, meglio se uno vicino a lui. Ma su un punto dovrà mollare: scegliere una persona che gli permetta di assicurarsi che i 446 del Pd votino il suo candidato. Infatti sta già incontrando Bersani perché se il Pd vota in ordine sparso si sfascia davvero, e se si sfascia cade il governo Renzi.
Bersani sta tirando perché vuole deciderlo lui qual è questo nome condiviso da tutto il Pd, ma a un certo punto dovrà accettare un compromesso ed essere in grado di farlo accettare a tutti gli anti-Renzi, facendo da “federatore” delle opposizioni e da garante dell’unità della “ditta”. Se la missione andrà in porto, potrà poi andarla a riscuotere sotto forma di sterzatina a sinistra del governo Renzi, rivendicando poi il suo ruolo decisivo nel cambio di rotta dell’esecutivo.
In questo gioco a tre si mettono in mezzo quelli del M5S: hanno fatto sapere che loro Bersani lo voterebbero. Una mossa che non sembra portare lontano perché se Bersani vogliono veramente eleggerlo non devono dirlo apertamente. Così lo bruciano perché – fra le altre ragioni – diventerebbe “il candidato dei 5 Stelle” e come tale invotabile da gran parte dell’ex Pdl e del Pd. Per la stessa ragione Berlusconi non ha fatto sapere qual è il suo uomo perché sa che diventerebbe “il candidato di Berlusconi”. Profilo “divisivo”, si sarebbe detto in epoca Letta (Enrico).
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