San Valentino, festa pagana di amore e guai: da Ofelia a Ruby da Amleto a Berlusconi

Pubblicato il 12 Febbraio 2011 - 20:31| Aggiornato il 22 Aprile 2014 OLTRE 6 MESI FA

La festa a svolgeva tra il 13 e il 15 febbraio, culmine del periodo invernale nel quale i lupi, affamati, si avvicinavano agli ovili minacciando le greggi. Ma non erano i lupi a preoccupare i preti della nuova religione, ma le lupacchiotte, le donne, che nella concezione sessuofobica del cristianesimo sono una mutazione del serpente dell’Eden e poiché nella festa dei lupercali era confluita anche quella che propiziava la fertilità alla vigilia della primavera, per il nuovo establishment religioso era meglio non correre rischi.

Poiché, come scriveva Cesare Pascarella, “Er prete? È stato sempre quell’omaccio/ Nimico de la patria e der progresso”, tutti i preti di tutte le religioni sono uguali. Infatti, sotto pressione delle autorità religiose, il governo della Malesia, che è un paese islamico, per bocca del vice primo ministro, ha proclamato che San Valentino non va bene per i musulmani. Il dipartimento per lo sviluppo islamico, controllato dal governo malese, ha anche lanciato la campagna “Attenti alla trappola di San Valentino”.

Tornando alle nostre rigogliose radici cristiane, accadde però che le tradizioni antiche fossero esportate a nord dalle truppe di occupazione romane e avevano trovato sicura presa prima fra i galli e poitra gli abitanti di quei boschi e brughiere della Britannia e erano entrate, legale al mito della fertilità e della fecondazione, nel tessuto della cultura popolare francese e inglese. Ne emersero verso la fine del Medio Evo, durante il boom che riscosse l’Europa dal terrore millenario. Il primo a parlarne, in chiave di aperta sessualità riproduttrice, fu Geoffrey Chaucer, nel 1382: “Nel giorno di San Valentino gli uccelli scelgono la loro compagna”.

Pochi anni dopo il francese Charles, Duca di Orleans, prigioniero nella torre di Londra dopo la battaglia di Agincourt nel 1415, scriveva una poesia dedicata alla moglie da lui chiamata “dolcissima Valentina”. Sempre in quegli anni, a Parigi, il giorno di San Valentino, una “Alta corte d’amore”, durante la quale dei giudici scelti da una giuria di donne in base a letture poetiche giudicavano, con riferimenti e linguaggio propri delle corti di giustizia, di contratti d’amore, tradimenti e violenze contro le donne.

Di San Valentino si trova traccia anche in una tragedia di William Shakespeare, l’Amleto e qui cominciano le note negative su questa festa.Infatti Ofelia impazzita canta questa filastrocca: “Sarà domani San Valentino,/ “ci leveremo di buon mattino,/ “alla finestra tua busserò,/ “la Valentina tua diventerò./ “Allora egli si alzò,/ “delle sue robe tutto si vestì,/ “la porta della camera le aprì,/ “ed ella non più vergine ne uscì”. Tutto fa pensare che sia impazzita proprio la vigilia della festa e si sia tolta la vita proprio in quel giorno.

Che San Valentino non sia proprio un giorno fausto lo proverebbe anche un evento più recente, il noto massacro di San Valentino, una strage di gangster che ha trovato un posto anche nel film “A qualcuno piace caldo”.

C’è poi il caso Ruby, che entra nella vita di Berlusconi proprio il giorno dopo la festa e tanto lei ci tiene alla giornata dell’amore che la usa come riferimento per il fatidico incontro.

C’è, più modestamente, che quando l’estensore di questo promemoria ha iniziato a scriverlo gli si è impallato il computer.