Cuba, Fidel ammette la persecuzione contro i gay: “Una mia responsabilità”

Pubblicato il 31 Agosto 2010 - 16:42 OLTRE 6 MESI FA

Fidel Castro

L’ex presidente Fidel Castro ha ammesso la propria responsabilità nella persecuzione contro gli omosessuali a Cuba subito dopo il trionfo della Rivoluzione, nel 1959. ”Se qualcuno è responsabile, sono io”. E’ stata ”una grande ingiustizia”, ha detto Castro, 84 anni, in un’intervista alla direttrice del quotidiano messicano La Jornada, Carmen Lira, pubblicata oggi dai media cubani.

Castro ha aggiunto che ”in quei momenti non mi potevo occupare di questo caso. Ero immerso nella crisi di ottobre (la ”crisi dei missili” tra gli Usa, l’Urss e Cuba nel 1962), nella guerra e nelle questioni politiche”. Secondo Castro, la persecuzione nei confronti degli omosessuali, i quali sono stati mandati in campi di lavoro militare-agricola, ”è avvenuta come reazione spontanea nelle file rivoluzionarie, che seguivano le tradizioni” del Paese, dove negri e gay erano discriminati.

Sfuggire alla Cia, che comprava molti traditori, a volte tra le persone a me più vicine, non era semplice”, ha insistito Fidel contro il quale, secondo lui, in quel periodo ci sono stati tanti piani di attentato. Castro ha ammesso che ”giustamente” l’immagine della Rivoluzione all’estero, soprattutto tra intellettuali progressisti europei, si è sporcata per sempre a causa della persecuzione degli omosessuali.

Attualmente sua nipote, Mariela Castro, psicologa di 47 anni, figlia del presidente Raul, capeggia la lotta contro la discriminazione dei gay dal Centro nazionale di educazione sessuale (Cenesex). In un’intervista ad una testata argentina, Mariela ha ammesso che dopo il trionfo della Rivoluzione, nel 1959, c’è stata un’ ”umiliazione” dei gay, anche se ”non ci sono state né torture né crimini”.

Anche se l’omosessualità è stata depenalizzata a Cuba nel 1997, quando è stata eliminata dal Codice penale che la perseguiva come come scandalo pubblico, ”l’assedio da parte degli agenti della polizia continua”, secondo quanto aveva denunciato in maggio Alberto Roque, collaboratore del Cenesex, in occasione della giornata contro l’omofobia. Secondo lui alcuni militanti del partito considerano l’omosessualità come espressione di ”uno stato borghese contrario alla morale socialista” e per questo ha chiesto che lo statuto del Partito comunista cubano (Pcc) proibisca la discriminazione dei gay.

Mariela, nel giugno 2008, era riuscita a far ammettere gli interventi chirurgici per il cambio di sesso dei transessuali mentre e’ in attesa da anni che il parlamento discuta una sua proposta di modifica del Codice di famiglia che prevede le unioni tra omosessuali. Secondo lei l’omosessualità non è più un tabù anche se all’interno del governo di Raul ”ci sono ancora molti pregiudizi”.

Nell’intervista Castro accusa gli Stati Uniti di utilizzare la ”guerra biologica” contro Cuba e di aver introdotto nei primi anni della Rivoluzione il virus II della dengue, malattia a causa della quale ”150 persone sono morte, quasi tutti bambini”. ”Sono cominciati a morire i bambini. Non avevamo niente per combattere la malattia. Nessuno ci voleva vendere le medicine”, ha detto Castro. L’ex presidente ha poi aggiunto che per acquistare la medicina necessaria a combattere la malattia, e che viene prodotta solo negli Stati Uniti, ”siamo dovuti ricorrere al contrabbando, anche se era molto costoso. Una volta, per misericordia ci hanno permesso di portarne un po”’.