Lula scagionato da tutte le accuse: trappola giudiziaria per eliminarlo dalle elezioni. Bolsonaro game over?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 9 Marzo 2021 - 12:28 OLTRE 6 MESI FA
Lula, trappola giudiziaria per eliminarlo dalle elezioni: ora scagionato può candidarsi. Bolsonaro game over?

Lula, trappola giudiziaria per eliminarlo dalle elezioni: ora scagionato può candidarsi. Bolsonaro game over? (Foto d’archivio Ansa)

Lula condannato ingiustamente e ora scagionato. E’ il destino dell’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva che torna ora libero. Libero anche e soprattutto di candidarsi alle prossime elezioni contro Jair Bolsonaro. Grazie alla decisione della Corte Suprema brasiliana che ha cancellato tutte le sentenze dell’inchiesta Lava Jato, la Tangentopoli del Brasile.

Era il 2018 quando Lula fu condannato in secondo grado ad una pena di 17 anni. Accusato di aver incassato tangenti, sotto forma di denaro e case. Un appartamento nella località balneare di Guarujá, sulla costa dello stato di San Paolo e una casa di campagna a San Paolo di Atibaia.

Lula, la trappola giudiziaria per non farlo candidare

Era il 2018 ed era l’anno delle elezioni presidenziali in Brasile. In campo per il partito dei lavoratori c’era Fernando Haddad, un candidato di secondo piano scelto in attesa e nella speranza di un’assoluzione per Lula. Assoluzione che non arrivò perché l’obiettivo delle indagini, più che la Giustizia, era proprio escludere l’ex presidente e leader dalle elezioni. Con i sondaggi che lo vedevano in vantaggio qualora si fosse candidato.

Sull’opposto fronte politico quello che diventerà l’attuale presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, definito “troglodita” da Lula in una recente intervista. E, si capirà dopo, il magistrato che indagava su Lula e che poi sarà promosso ministro della giustizia. Le rivelazioni di The Intercept Brazil sveleranno infatti un rapporto diretto tra il giudice Sergio Moro e il pool dei pm dell’inchiesta Lava Jato. Il primo suggeriva ai secondi quali prove trovare e come usarle nello scontro che avevano con il due volte presidente del Brasile. Il giudice, con la sua condotta, aveva infranto la sua imparzialità e, verosimilmente, guadagnato il posto di ministro nel governo Bolsonaro.

Luca, scagionato dalle accuse

Lula, 75 anni, si è sempre dichiarato innocente e vittima di una persecuzione politica da parte del pool dell’inchiesta Lava Jato e dell’ex giudice Moro, trascorrendo 580 giorni in carcere prima che la Corte Suprema decidesse che una persona può essere incarcerata solo quando non ci sono più appelli disponibili, e questo non era il suo caso.

Condanne e carcerazione ingiuste perché, ha stabilito ora il giudice del Tribunale Supremo Federale Edson Fachin, il tribunale che lo giudicò e condannò era incompetente in quanto i casi in cui Lula era imputato non erano legati alla malversazione di denaro nella statale Petrobras, che erano quelli che giustificavano i processi, e la magistratura di Curitiba non aveva giurisdizione su casi che avrebbero dovuto essere giudicati in altri tribunali.

Così la Corte suprema ha annullato tutte le condanne inflitte all’ex presidente: “Con la decisione, sono state dichiarate nulle tutte le sentenze emesse dalle 13/a sezione federale di Curitiba e gli atti saranno trasmessi al tribunale del Distretto federale”, si legge in una nota della Suprema Corte. Bolsonaro è restato “sorpreso” della sentenza che annulla i processi.

Lula può candidarsi alle elezioni del 2022

“E’ una decisione monocratica, di un giudice che notoriamente è legato al Pt” ha commentato, sostenendo che Lula non può essere il candidato del 2022. E mentre Lula prende tempo: “La politica è la mia vita ma ho i miei anni…”, i sondaggi lo danno già ampiamente avanti rispetto all’attuale presidente. Bolsonaro che rischia ancora una volta di trovarsi in destino comune con il suo riferimento Donald Trump: entrambi alfieri di un populismo gretto, entrambi eletti quasi a sorpresa, entrambi negazionisti e, forse, entrambi bocciati dopo un solo mandato.