Siria, dopo la repressione Bashar al Assad annuncia riforme

Pubblicato il 24 Marzo 2011 - 20:17 OLTRE 6 MESI FA

Bashar al Assad

BEIRUT – L’uccisione di decine di civili caduti sotto i colpi della repressione delle forze di sicurezza governative nel sud della Siria ha indotto oggi il regime baathista, al potere da quasi mezzo secolo e incarnato nella famiglia presidenziale Al Assad in carica da quarant’anni, ad annunciare la creazione di un comitato per avviare le tanto attese riforme politiche, prima fra tutte l’abrogazione della legge d’emergenza in vigore da 48 anni.

Alla vigilia di ”manifestazioni anti-regime di massa” convocate per domani, 25 marzo, sui social network e siti Internet degli attivisti per i diritti umani, Buthayna Shaaban, consigliere del rais Bashar al Assad, è apparsa in conferenza stampa a Damasco per leggere un elenco di circa dieci punti di ”riforme politiche e sociali decise in seno alla direzione del partito Baath” riunitosi oggi in via straordinaria.

L’opposizione ha però respinto le aperture del governo, giudicate non sufficienti, e oppositori da Parigi hanno anche auspicato la caduta del regime, chiedendo sostegno all’Europa per rovesciarlo.

Fin dalla mattinata di oggi, 23 marzo, erano giunte dal sud del Paese drammatiche notizie su nuovi pesanti bilanci di vittime civili a Daraa, città 120 km a sud di Damasco e teatro da una settimana di proteste senza precedenti ”contro la corruzione” e per la libertà”. Testimoni oculari citati da organizzazioni umanitarie locali hanno parlato di un centinaio di morti dall’inizio della repressione, il 19 marzo.

Fonti mediche di Daraa riferiscono invece di avere nei loro ospedali e ambulatori 37 salme, tutte di civili, molti colpiti al capo da proiettili. Mentre la centrale moschea al Omari di Daraa, fulcro della protesta e sede del raduno dei dimostranti, è stata sgombrata definitivamente dalle forze di sicurezza, le organizzazioni umanitarie denunciano l’arresto di centinaia di abitanti della città, a pochi km dal confine con la Giordania.

Nel pomeriggio di oggi, 23 marzo, circa 20.000 persone sono sfilate ai funerali di alcune vittime, tra cui figurano donne, bambini e membri del personale medico. A Damasco intanto la Shaaban non ha potuto esimersi dal rispondere a domande su quanto accaduto nel sud: ‘‘Il presidente non ha dato ordine di sparare pallottole vere sui manifestanti, ma questo non vuol dire che non siano stati commessi errori”, ha detto. ”Non dobbiamo confondere il comportamento dei singoli col desiderio e la determinazione del presidente Al Assad di portare la Siria verso una maggiore prosperità”.

Il consigliere del rais ha poi ammesso che ”le rivendicazioni degli abitanti di Daraa sono legittime, così come lo sono tutte le rivendicazioni dei siriani”. Ma queste richieste ”non possono essere espresse con la minaccia delle armi”, ha detto la Shaaban, dopo aver letto l’elenco di riforme affidate ora a un non meglio precisato Alto comitato. Questo consesso governativo, di cui non si conoscono però i membri, avrà l’onere di preparare, tra l’altro, una tanto reclamata legge sui partiti che – nelle speranze delle opposizioni – dovrebbe metter fine al monopolio del Baath.

L’Alto comitato dovrà anche stilare una nuova legge sulla stampa, per ”venire incontro – come ha detto la Shaaban – alle richieste della gente”, che da decenni denuncia l’assenza di libertà di espressione. Tra le riforme ordinate da Assad ci sono anche l’innalzamento ”immediato” del 30% dei salari ai dipendenti pubblici e la distribuzione di incentivi di varia natura, oltre alla promessa di un pacchetto per far fronte a disoccupazione e corruzione.

La Shaaban non ha però menzionato in alcun modo la questione dei prigionieri politici, la cui scarcerazione è invocata da anni e da più parti, dentro e fuori la Siria. Ai circa 3.000 detenuti d’opinione che languono nelle carceri del Paese si è aggiunto oggi Mazen Darwish, leader degli attivisti delle campagne ”per le riforme e le libertà”, arrestato in serata a Damasco.

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