Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle, Bersani e Partito Democratico: prime pagine e rassegna stampa

Pubblicato il 28 Febbraio 2013 - 09:04 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Napolitano a Berlino: rispettateci”. Riforme per disperazione. Editoriale di Angelo Panebianco:

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“Le elezioni hanno distrutto il vecchio bipolarismo, quello della cosiddetta Seconda Repubblica. Ma non hanno ricostruito. Dovremo forse attendere le prossime elezioni (al termine di una legislatura che è lecito immaginare brevissima) perché alla distruzione segua la ricostruzione, perché nuovi e più stabili equilibri si affermino. Entrambi i poli tradizionali (centrosinistra e centrodestra) dovranno passare attraverso cambiamenti radicali (di leadership, di assetti, di proposte, di identità). Berlusconi ha smentito, con la sua impressionante rimonta, chi lo aveva dato per finito. Ma il problema di come dare stabilità e coesione a un centrodestra che, per ragioni sia di età che di credibilità internazionale, Berlusconi non potrà ancora guidare a lungo, è sempre lì e attende soluzione. Anche perché la resurrezione di Berlusconi non ha comunque impedito al centrodestra (e al Pdl) di perdere diversi milioni di voti (fra astensioni e spostamenti verso Grillo)”.

Il blog si spacca: “Mai con Gargamella”. Ma tra i militanti cresce la voglia di un’intesa. Articolo di Elsa Muschella:

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“Abituati da sempre a dire la loro, rispettando la ragion d’essere del Movimento, non rinunciano certo adesso. Beppe Grillo indica la via sul blog («Bersani morto che parla») — denunciando lo «smacchiatore fallito» che «ha l’arroganza di chiedere il nostro sostegno» e annunciando che «il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd (né ad altri)» — e migliaia di iscritti commentano a raffica. Divisi tra la procedura standard («Nessuna pietà, nessun accordo con Gargamella!») e due sostanziali richieste («Ripensaci, ti prego! Facci scegliere in Rete cosa ne pensiamo!»). Gli ottomila e passa commenti al post hanno messo in piazza una spaccatura tra i grillini, per via di una leggera maggioranza convinta che il sì all’accordo con i democratici sia l’unica soluzione”.

D’Alema: impegno con 5 Stelle e Pdl A loro la guida delle Camere. Intervista di Maria Teresa Meli:

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“Voglio essere assolutamente chiaro: c’è qualcosa che non può esser fatto nel modo più assoluto e cioè offrire al Paese l’immagine di partiti che cominciano le trattative per un qualche governissimo. E’ tale il fastidio verso la politica e i suoi riti che una cosa del genere non potrebbe mai funzionare. Quando parlo di assunzione di responsabilità mi riferisco alla possibilità che ciascuno, mantenendo la propria autonomia, possa confrontarsi in Parlamento alla luce del sole. Il primo problema è il funzionamento delle istituzioni e ritengo che le forze politiche maggiori debbano essere tutte coinvolte. E che quindi al centrodestra e al Movimento 5 Stelle vadano le presidenze delle due assemblee parlamentari, ovviamente sulla base della proposta di personalità che siano adeguate a ruoli istituzionali di garanzia”.

Il re tedesco delle gaffe e la paura del populismo. Scrive Paolo Lepri:

“Non è stata una gaffe. Anche se ne ha fatte così tante che i tedeschi si stanno malvolentieri abituando. «Quel che è detto è detto», sono state infatti le parole con cui Peer Steinbrück è ritornato, senza correggersi, sui suoi taglienti giudizi contro Silvio Berlusconi e Beppe Grillo che hanno costretto Giorgio Napolitano ad annullare la cena in programma ieri sera all’Hotel Adlon. E al libro nero di quelle che molti hanno chiamato le «interferenze» tedesche nel voto italiano si è aggiunto un altro capitolo. Che il candidato cancelliere della Spd non apprezzi Silvio Berlusconi è scontato. Anche Beppe Grillo, però, è assolutamente lontano dalle sue simpatie”.

Elezioni 2013 Grande, la deputata più piccola ha 25 anni e quasi due lauree. Articolo di Alessandro Trocino:

“«Faremo del nostro meglio per non deludervi, tutto qua». Semplice e quasi spiazzante, Marta Grande concludeva così, nell’aprile scorso, un comizio 5 Stelle a Civitavecchia. Poco prima aveva inneggiato alla «rivoluzione culturale», spiegando ai «civitavecchiesi» che «non dobbiamo aspettare che venga un principe a risolvere i nostri problemi: ce li dobbiamo risolvere da noi». Pochi giorni dopo, il palcoscenico cambia ed ecco la più giovane deputata del Movimento 5 Stelle sbarcare in Parlamento, si dice addirittura come possibile presidente della Camera (con paragoni immediati, e non beneauguranti, con la leghista Irene Pivetti). Sbarco preceduto dall’apparizione sulle tv nazionali, con la stessa semplicità di sempre”.

La Repubblica: “Grillo gela Bersani: sei un morto”. I big del Pd processano il segretario “Quanti errori, ora dialogo con tutti”. Editoriale di Goffredo De Marchis:

“La rivolta dei big ha i contorni della critica politica: l’apertura a Grillo, il rifiuto di un confronto con il Pdl. Ma, come sempre, straripa nelle battute personali. Velenose, niente a che vedere con le metafore di Maurizio Crozza. In tempi non sospetti D’Alema aveva criticato la corsa democratica verso il voto, puntando il dito contro l’arroganza dei vincitori annunciati. Adesso dice: «Abbiamo sbagliato moltissimo nell’ultimo mese. Purtroppo il nostro segretario è un uomo dell’’800». Veltroni non
è da meno. Ricorda il suo risultato di cinque anni fa: «Quando io presi il 34 per cento, due giorni dopo Pierluigi rilasciò un’intervista in cui chiedeva le mie dimissioni ». E fa un riassunto spietato della recente strategia bersaniana: «Mentre Berlusconi diceva “vi restituisco l’Imu”, mentre Grillo avanzava al grido di “tutti a casa”, ho visto che la risposta del Pd era affidata a un balletto organizzato sulla terrazza di Largo del Nazareno con un gruppo di persone che cantava “smacchiamo il giaguaro”».È un clima che non promette nulla di buono in giorni che sarebbero complicatissimi anche per leader di statura storica. Bersani resiste, circondato dai suoi fedelissimi, appoggiato dal grosso dei dirigenti territoriali, fedele al rifiuto dei «politicismi». È al corrente dell’offensiva dei maggiorenti, ma la liquida così: «Vogliono tornare ai discorsi divent’anni fa, agli accordi sottobanco, agli inciuci? Fatti loro, le opinioni sono tutte legittime». Ma la sfida interna è partita, aggravata dalla peggiore crisi degli ultimi 60 anni. Perciò si schierano le truppe. Il segretario sembra pronto ad andare a una conta se sarà necessario: nei gruppi parlamentari, nella direzione di mercoledì. Convinto com’è che il partito non digerirà mai un nuovo esecutivo tecnico o un patto esplicito col Pdl”.

La base di Beppe insorge: “Devi trattare”. Articolo di Tommaso Ciriaco:

“Il primo a osare l’incursione in territorio ostile si firma Manuel. Sono le 14.22 e sul blog di Beppe Grillo scrive: «Grillo ma cosa cazzo fai?? Ti sei bevuto il cervello forse?? Potremmo attuare la nostra agenda. Da tuo grande sostenitore ti dico che stai buttando via il consenso. Manderai il Paese nel caos». Nel giorno in cui il leader del M5S sbatte la porta in faccia a Bersani, il grillino deluso non è l’unico a dissentire. In centinaia sfidano il Capo, mentre sul web la petizione di una giovane elettrice del movimento a favore dell’alleanza con il Pd raccoglie in poche ore ventimila firme. E fra i neo parlamentari c’è già chi sostiene l’intesa.
Molti richiamano il politico genovese alla responsabilità. Qualcuno quasi lo implora: «La linea dei duri e puri ci porterà al fallimento ». Il movimento non può chiamarsi fuori, sostiene Giuseppe: «Si prenota il campo da tennis, poi quando dobbiamo giocare diciamo: io con te non gioco». Nei commenti più accorati si affaccia anche lo spettro del Cavaliere: «Facciamo in modo che Berlusconi non abbia più alcuna voce in capitolo – dice Roberto – io non lo posso più vedere».
Complice anche il clamoroso boom elettorale, il blog del comico raccoglie in meno di sette ore più di quattromila commenti. La novità è che di fronte al rischio di ingovernabilità il popolo dei grillini si divide. Le sfumature scavano solchi nel movimento. C’è l’entusiasmo per l’affermazione, ma anche una buona dose di realismo: «Li tenete tutti in pugno scrive Elena – Ma se non andateincontro a Bersani, per quanto sia un voltafaccia, spingerete solo verso il governissimo”.

Il Fatto Quotidiano: “Bersani allo sbaraglio. O con Grillo o si rivota”. Gli ingrillati. Editoriale di Marco Travaglio:

“L’elettorato, come soggetto autonomo, non esiste: è un insieme di milioni di elettori, ciascuno dei quali vota con modalità, finalità e aspirazioni diverse da quelle degli altri. Per questo giudicare “gli italiani” tutti insieme secondo il soliti stereotipi è insensato e ridicolo. Eppure ogni tanto, per strana congiunzione astrale o scherzo del destino, la somma di tutte quelle modalità, finalità e aspirazioni sortisce un effetto che pare concepito da un’unica mente. Nel nostro caso, diabolica. Chi, andando alle urne domenica e lunedì, voleva punire i vecchi partiti per la loro autoreferenzialità castale, la loro supponenza impunita, la loro incapacità di rappresentare e interpretare alcunchè e soprattutto per le loro drammatiche responsabilità nello sfascio del Paese, non poteva inventarsi risultato migliore. Ieri il Fatto ha mostrato i volti dei 54 deputati e dei 108 senatori del Movimento 5 Stelle che stanno per entrare alla Camera e al Senato: al netto di qualche mattoide e potenziale trasformista pronto a trasmigrare col migliore offerente (sono pur sempre italiani), si tratta di 162 cittadini giovani, incensurati, di buona istruzione, magari ingenui e inesperti, eletti senza un euro di denaro pubblico, animati da entusiasmo e speranza di cambiare le cose”.

Il Giornale: “Bersani molestatore”. Editoriale di Salvatore Tramontano:

Grillo non parla, Grillo scrive un vaffa a Bersani che non lascia spazio ad am­biguità. Bersani per Grillo è uno «stalker»,è un rompiscatole che mole­sta i cittadini a 5 stelle, è un morto che cammina, è il passato che non si arrende, è un signore diso­rientato che continua a muoversi con una logica politica che Grillo non riconosce, non capisce, non vuole sentire. È arroganza, è scarsa lungimi­ranza, è la prova che ai vertici del Pd non ci stan­no capendo nulla. È più furbo da questo punto di vista Vendola. Nichi ha detto a Bersani: attento che Grillo spera in un accordo Pd-Pdl, perché in questo modo alle prossime elezioni fa il pieno. Non è sbagliato. Bersani sa che vincere male è una disgrazia. La barra del timone è nelle sue mani, ma non sa co­me usarla. Ogni volta che si muove prende uno scoglio in faccia. È una situazione alla Schettino e purtroppo non c’è nulla da ridere. Bersani non ha ancora capito che la sua logica politica non funziona più. Era convinto che alla fine un accor­do con Grillo si potesse fare. Solo che è partito già sbagliando le parole, con la solita presunzione della sinistra ha detto a Grillo che avrebbe fatto lo scouting dei suoi parlamentari, che è come dire: vediamo quelli che ci piacciono e ce li compria­mo. Detto a uno come Grillo che odia i supermer­cati è davvero una bella mossa”.

La Stampa: “Grillo, no a Bersani. E la base si divide”. Siamo soli di fronte all’Europa. Editoriale di Gian Enrico Rusconi:

“La prova dell’abisso di disattenzione e di scortesia tra Germania e Italia è data dalla battuta di Peer Steinbrueck, il più importante leader socialdemocratico, che definisce pubblicamente «due clown» Berlusconi e Grillo. Naturalmente ha fatto bene Giorgio Napolitano a non volerlo più incontrare. Non per patetico patriottismo ma in nome della correttezza politica europea. A titolo privato ciascuno può dire quello che vuole, ma l’uomo politico tedesco esprimendosi con quelle parole si è messo al livello dei due clown. Lo può fare perché sa di poter colpire impunemente una fragilissima Italia. Naturalmente in Germania ci sono sempre ancora politici e osservatori che guardano con premura e serietà il nostro paese. Ma non facciamoci più illusioni. Il lungo processo di estraneazione che da anni caratterizza i rapporti tra Italia e Germania, in parte provvisoriamente corretto da Mario Monti, è diventato irreversibile”.

Il flop della Lega, le richieste Pdl Le prime grane di Maroni. Articolo di Giovanni Cerruti:

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“La prima mossa è creativa, e Roberto Maroni la potrebbe annunciare già domani, al primo incontro con la truppa dei suoi consiglieri regionali, i 15 della Lega e gli 11 della sua lista civica «ad personam». C’è da nascondere qualche problemino, ad esempio il calo di voti, Milano città che ne ha portati davvero pochini, e chi ci guadagna è il Pdl con i suoi 19 consiglieri, il gruppo più robusto. Pare, appunto, che il rimedio sia nella prima mossa: una semplice somma, i 15 più gli 11, e oplà: ecco i 26, ecco il gruppo più numeroso. Non si chiamerà «Maroni Presidente», forse nemmeno «Lega Nord», non è escluso un «Prima il Nord». Mandare un segnale al Pdl, dunque. Dalla due giorni sugli sci, telefonino lasciato quasi sempre spento, Bobo il governatore sa che non sarà semplice, e di certo non è come l’hanno intesa i leghisti che chiamano Radio Padania”.

Quei mille fili invisibili dietro l’elezione del Papa. Articolo di Giacomo Galeazzi:

“Cosa unisce il ministro vaticano per i religiosi Joao Braz d’Aviz, il presidente emerito del Pontificio Consiglio per la famiglia Ennio Antonelli e numerosi elettori sudamericani? La vicinanza ai Focolari. Mentre l’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, quello di Sarajevo Vinko Pulijc e il polacco Dziwisz sono vicini alla Comunità di Sant’Egidio e il potente capo di Propaganda Fide Fernando Filoni è legato ai Neocatecumenali. E se il cardinale di Lima Cipriani è di casa a Villa Tevere (quartier generale dell’Opus Dei) molti frequentano Villa Nazareth, residenza universitaria presieduta dal cardinale Achille Silvestrini e vicina all’ala diplomatica della Curia romana, dove da sempre si affacciano nei loro soggiorni romani i membri del club più esclusivo del mondo, proprio come ai tempi dei mitici Tardini e Samorè. Fili invisibili e geograficamente trasversali legano in cordate i porporati prima che entrino nella Cappella Sistina per eleggere il nuovo Papa”.