Carlo Grosso: “Processo Kercher da rifare per vizi di motivazione”

Pubblicato il 27 Marzo 2013 - 11:04| Aggiornato il 16 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Motivazioni scarse e poco convincenti hanno portato all’assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito: questo sembra suggerire la Corte di Cassazione annullando la sentenza di assoluzione dei due imputati per la morte di Meredith Kercher. La Cassazione, che per legge non entra nel merito dei processi, può annullare una sentenza per violazioni di legge o vizio di motivazione. E, in assenza di evidenti violazioni della legge, la sua scelta non può che essere stata guidata dal secondo criterio. E’ quello che scrive, in sostanza, Carlo Federico Grosso sulla Stampa. Giurista, ex vicepresidente del Csm, scrive:

La Cassazione non può entrare nel merito delle vicende giudiziarie: può soltanto confermare la sentenza impugnata ovvero annullarla per una ragione «di diritto»: o perché nel corso del processo c’è stata una violazione di legge, o perché la motivazione non era corretta. A quest’ultimo riguardo il codice di procedura penale parla di «mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione», che deve comunque risultare «dal testo del provvedimento impugnato ovvero da altri atti del processo specificamente indicati nei motivi di gravame». Poiché nel caso di specie non vi erano state violazioni di legge rilevanti, la sentenza d’appello è stata sicuramente annullata per un vizio di motivazione

Per ora si può soltanto ipotizzare che, qualunque sarà tale esito, vi sarà un nuovo ricorso in Cassazione della parte soccombente, e pertanto, sostanzialmente, un «quinto» grado di giudizio. Di fronte a tale situazione, immagino che la gente si domanderà, ancora una volta: perché tante e tali diversità di valutazione da parte dei giudici, e, conseguentemente, tante e tali lungaggini dei processi? Non è che esse rivelino, una volta di più, le gravissime carenze del nostro sistema di giustizia o, addirittura, le incapacità di molti giudici?

Tutti elementi che, insieme ad altri, hanno contribuito a rendere complesso il processo ed insidioso il suo procedere, e spiegano, quantomeno in parte, l’accavallarsi di valutazioni divergenti. Qualunque possano essere, specificamente, i nostri sentimenti e le nostre impressioni, un punto deve essere, in ogni caso, ancora una volta ricordato: che nel nostro ordinamento nessuno può essere condannato senza prova certa al di là di ogni ragionevole dubbio. Un principio che deve valere in ogni processo penale, ma essere applicato con particolare rigore nei processi indiziari, nei quali la mancanza di prove rende particolarmente incerte, e pertanto pericolosamente soggettive, le soluzioni giudiziali.