La nuova tassa sui telefonini rosicchia il bonus di 80 euro. De Francesco, Il Giornale

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Aprile 2014 - 12:28 OLTRE 6 MESI FA
L'articolo del Giornale

L’articolo del Giornale

ROMA – “La nuova tassa sui telefonini rosicchia il bonus di 80 euro scrive Gian Maria De Francesco sul Giornale: “Il decreto sull’Irpef con il bonus da 80 euro mensili arrive­rà a breve in Gazzetta Ufficiale .Il governo ha confermato il provvedimento che elargisce 640 euro fino a dicembre ai per­cettori di un reddito annuo lor­do inferiore a 24mila euro ( il bo­nus si esaurisce nella fascia 24-26mila euro)”.

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La regalia si fi­nanzia con tagli ai ministeri per 240 milioni quest’anno e so­prattutto con l’incremento al 26% dell’aliquota sulle rendite finanziarie (inclusi conti cor­renti e di deposito). Dall’anno prossimo la misura dovrebbe diventare strutturale e il mini­stro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha già «cifrato» all’uo­po 2 miliardi di recupero di eva­sione in più nel 2015 (per com­plessivi 15 miliardi). Il premier Matteo Renzi ha inoltre pro­messo nuove misure per i pen­sionati, incapienti e lavoratori autonomi. «Giusto e doveroso che lo Stato restituisca soldi», ha detto.
Peccato che, per altri versi, il cittadino sia tartassato. Si avvi­cina, infatti, il ritocco al rialzo dell’equo compenso, il contri­buto aggiuntivo su dispositivi come smartphone, tablet e pc per la realizzazione di copie di album musicali e film. La parti­ta complessivamente vale 200 milioni di euro e può comporta­re un aggravio di oltre 4 euro per il prezzo di telefonini come gli iPhone che già in Italia sono più cari che nel resto d’Europa.
Il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, ieri ha in­contrato tutte le parti sociali ( Si­ae, Confindustria Digitale, sin­dacati e associazioni dei consu­matori) e ha ascoltato le varie posizioni. Come già riferito dal Giornale , i produttori – rappre­sentati dal presidente dell’asso­ciazione di categoria Stefano Parisi – hanno ribadito che non si possono aumentare le tasse in un momento così delicato per il mercato dell’elettronica di consumo.
Dall’altro lato del tavolo la Si­ae- con il presidente Gino Paoli e il direttore generale Gaetano Blandini – ha ribadito che «non incamera alcuna provvigione sulle tariffe ma si batte per difen­dere il diritto d’autore contro l’attacco delle potenti multina­zionali ». Un gergo sessantotti­no per spiegare che Francia ( da 8 a 16 euro) e Germania (36 eu­ro massimi) applicano royalty più alte sulle copie «digitali», mentre l’Italia è ferma a 0,9 eu­ro dal 2009. E, per rafforzare il concetto, Gino Paoli si è fatto ac­compagnare da grossi calibri del mondo dello spettacolo co­me Caterina Caselli, Gianmar­co Tognazzi e Dodi Battaglia dei Pooh. Oltreché dalla Fimi, l’associazione confindustriale dei discografici. Confindustria appoggiava tutte le parti in cau­sa. Ma anche la Cgil ha sostenu­to tanto le ragioni Siae quanto i consumatori.
Franceschini, democristia­namente, ha detto che appro­fondirà la lettura del sondaggio sull’uso dei digital device ap­prontato dal predecessore Mas­simo Bray e che emanerà co­munque il decreto. Ma proprio sul sondaggio si è aperta un’al­tra querelle : l’ex ministro dale­miano lo aveva commissionato alla società Quorum, la stessa che effettuava sondaggi politi­co- elettorali per conto del­l’esponente Pd. Un conflitto di interessi non da poco perché Bray stava per adottare una so­luzione salomonica. Tra gli 0,9 euro attuali di royalty e i 5,2 chie­sti dalla Siae, si sarebbe ferma­to a 3,5 euro.
Ora, secondo i rumors , Fran­ceschini vorrebbe che l’asticel­la fosse fissata tra 4,5 e i 5,2 eu­ro. In ogni caso perderanno i cit­ta­dini italiani che devono com­perare ( causa tasse e Iva) dischi carissimi, cellulari carissimi e pagare pure l’equo compenso. Con buona pace di quegli 80 eu­ro­mensili in più che Renzi e Pa­doan stanno per elargire.