Padoan: “No ritocchi su Iva. Taglieremo tasse sulle imprese”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Settembre 2014 - 09:09 OLTRE 6 MESI FA
Padoan: "Niente ritocchi su Iva e tassa di successione"

Padoan (LaPresse)

ROMA – “All’estero c’è ancora molto interesse per l’Italia, gli investitori stranieri sono aumentati negli ultimi mesi. Ma non durerà a lungo. Bisogna sfruttare al meglio questa finestra di opportunità” dice il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che annuncia “la seria” intenzione del governo di diminuire ulteriormente le tasse sulle imprese e smentisce ritocchi sull’Iva o sulla tassa di successione.

Scrive Stefania Tamburello sul Corriere della Sera:

Qualche settimana dopo aveva esordito a Washington nella sua nuova veste facendo un discorso ricco di impegni e promesse. Qui a Cairns, più o meno di fronte alle stesse persone, alla vigilia della definizione di una legge di stabilità difficile perché deve tener conto della crescita «molto inferiore» del previsto e quindi di «risorse più strette a disposizione», precisa di aver fatto «un discorso diverso», da quello di cinque mesi fa per due ragioni. Perché «da allora purtroppo la performance dell’Italia è stata peggiore del previsto e quindi è ancora più urgente portare avanti la politica del governo». E perché nel frattempo «il governo ha fatto molte cose, che allora annunciava soltanto». Così ai colleghi del G20 Padoan ha illustrato come l’Italia stia procedendo su quattro direttive: il consolidamento del bilancio pubblico, innanzitutto, «indispensabile a maggior ragione per un paese col debito alto come il nostro», cercando «di comporre le voci di bilancio in modo friendly, amichevole, per la crescita». Il ministro spiega cosa significhi questa «amichevolezza» ed entra così più nel vivo della legge di stabilità che dovrà essere varata dal Consiglio dei ministri il 15 ottobre. Significa, dice, che tra le spese bisogna far fronte prima a quelle per gli investimenti, la ricerca, la scuola. E dal lato delle entrate bisogna diminuire le tasse sul lavoro e sulle imprese compensandole col prelievo su altre voci, prima fra tutti sulla ricchezza.

Ma non ci saranno nuove balzelli, «non aumenteremo le tasse» si affretta a precisare. Quelle sulla ricchezza, peraltro, «le abbiamo già fatte» e dentro ci sta pure la Tasi, visto che «in Italia la gran parte della ricchezza è rappresentata dalla proprietà immobiliare». E quindi non ci sarà, ripete, la rimodulazione dell’Iva, né tantomeno un ritocco dell’imposta di successione, un’ipotesi «spuntata dal nulla» e di cui «non so nulla».

Le tasse, invece, «il governo le diminuirà» aggiunge e spiega: «Abbiamo abbattuto le tasse per i redditi più bassi e sulle imprese e non torneremo indietro. Cercheremo anzi di continuare in questa direzione con la legge di stabilità». Pure se i vincoli di bilancio si sono ristretti, «stiamo considerando seriamente la possibilità di approfondire il taglio del cuneo fiscale e stiamo pensando di farlo dal lato delle imprese». In ogni caso, gli alleggerimenti fiscali saranno coperti da tagli di spesa, cioè dalla spending review assicura Padoan che non vuole sentire parlare per ora di cifre, anche se dice gli «spazi per risparmiare risorse per esempio nei ministeri sono molti» soprattutto «guardando agli sprechi e alle inefficienze». Piuttosto il ministro ci tiene a sottolineare come nel discorso al G20 si sia soffermato anche su un altro «pilastro» della strategia di governo, sulle riforme strutturali fra le quali quella «fondamentale» del lavoro, impressionando favorevolmente i suo colleghi per «l’accelerazione data».

Infine gli investimenti, che sono uno degli argomenti principali dell’agenda del G20, oltre ad essere al primo posto di quella della presidenza italiana del Consiglio europeo. Nel carnet del governo, ricorda Padoan, ci sono le agevolazioni regolamentari, gli incentivi, la diversificazione delle forme di finanziamento per le imprese ed anche una spinta agli investimenti pubblici, aggiunge citando la legge sulla competitività e il decreto sblocca-Italia. Come presidente di turno europeo, il nostro paese poi ha dato mandato, al termine dei lavori dell’Ecofin di Milano, alla Commissione e alla Bei di vagliare programmi concreti di rilancio degli investimenti, necessari per la ripresa dell’economia.

E qui Padoan chiarisce il ruolo dell’Italia in Europa, il confronto sulla flessibilità e sulle regole. «Le regole esistono perché sono necessarie per far convivere 28 paesi. Nessuno controlla nessuno, ci sono regole decise assieme che funzionano per tutti». E se si parla di flessibilità bisogna dire che «nel sistema di regole che serve a monitorare le politiche nazionali c’è uno spazio crescente per la valutazione delle riforme strutturali». Per un paese, cioè «non è importante solo tenere i conti in ordine ma anche attuare le riforme necessarie». Questo è un fatto molto importante, «un fatto nuovo che va ulteriormente affinato e che offre spazi di flessibilità» perché concede ai paesi che fanno riforme più tempo o comunque meno rigidità per il raggiungimento del riequilibrio strutturale di bilancio e anche per la regola del debito. Le riforme sono insomma un elemento positivo per la valutazione «e se queste non vengono fatte scatta la raccomandazione». Anche la Germania, ricorda Padoan, le riceve per esempio per le liberalizzazioni.