Pierluigi Battista sul Corriere: “La solitudine del capo tra i cortigiani avidi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Ottobre 2013 - 09:19 OLTRE 6 MESI FA
berlusconi

Berlusconi (LaPresse)

ROMA – “Un uomo solo prigioniero infelice della propria corte”, questo il titolo dell’articolo a firma di Pierluigi Battista sulle pagine de Il Corriere della Sera in edicola oggi, lunedì 21 ottobre:

“Era l’uomo solo al comando. Oggi è un uomo solo. Un barboncino da tenere in braccio. Una ragazza che lo mette in guardia perché nelle cucine hanno fatto la cresta dicendo di aver pagato 80 euro un chilo di fagiolini. I falchi che lo assediano. Gli avvocati che non si sono dimostrati all’altezza delle loro ragguardevoli parcelle.

Michelle Bonev, quella che reclamava insistentemente per un posticino, un premietto, una particina, che oggi si vendica nelle tribune compiacenti del Nemico mediatico. Un uomo solo. Inasprito. Deluso. Senza un sorriso. Cupo e finanche lugubre.

Un uomo asserragliato ad Arcore o a palazzo Grazioli, con una condanna definitiva, l’interdizione, la decadenza da senatore. Braccato e inseguito, dicono, da altre Procure cui non sembra vero di dare la caccia a chi tra un po’ non avrà alcuno scudo, e da altre accuse, altre imputazioni a cascata. Un leader che ha dovuto cedere alla fronda di chi non voleva seguirlo. Lui ha tentato di dare di sé un’immagine di rassicurante normalità. La fidanzata Francesca Pascale che si presenta con la maschera del dolore quando la Cassazione dà il colpo finale con il suo verdetto di inizio agosto, il cane Dudù esibito sui rotocalchi. Ma è tutta una corte di questuanti, pretendenti, parassiti, miracolate, giovani carrieriste, procacciatori di dubbia reputazione, amici che si dimostrano avidi cortigiani senza pudore che si stringe a un leader, Silvio Berlusconi, che oramai non mette più piede a Milanello, sembra disinteressarsi della sua adorata creatura rossonera. Non si sente più in sintonia con nessuno (…)

Tempi passati. Tempi passati anche quelli in cui l’onnipresente Paolo Bonaiuti e la segretaria Marinella facevano da scudo, da filtro, da protezione. Oggi no. Oggi Berlusconi è solo perché scopre che tutti vogliono da lui sempre qualcosa, soldi, carriere, posti, incarichi, prebende, visibilità. Altro che normalità paraconiugale. Altro che Francesca Pascale che mette a posto la borsa della spesa e fa da buttafuori con tutto il gruppo degli ex prediletti, da Daniela Santanchè a Daniele Capezzone, da Denis Verdini a Mara Carfagna. Adesso sono solo ricordi cupi quelli che affiorano: gente che chiede, amici che tradiscono. Una cresta generalizzata. La fiera degli approfittatori e delle approfittatrici. Le elargizioni. «Silvio il Bancomat».

Tradito da Emilio Fede che consigliava a Lele Mora di chiedere, oltre agli 800 mila euro di cui aveva bisogno, anche 400 mila da attaccare all’amico, lui stesso, che si era fatto mediatore. E le ragazze intercettate al telefono, avide, senza fondo. Ingrate. Come Nicole Minetti che se la prendeva con il vecchio «culo flaccido» se i pagamenti non fossero stati cospicui e tempestivi. E poi bonifici, «prestiti infruttiferi», assegni circolari, «regali», «regalissimi», «buste chiuse» da ritirare, «un braccialetto e 2.000 euro», «son 500 euro a testa», «un diamantino piccino», anelli, bracciali, spille, orecchini, appartamenti. Tutte a lamentarsi, tutte a chiedere al Ragioniere di più, a mostrarsi insoddisfatte, a promettere sfracelli: «voglio un mutuo che è uno dei miei sogni più grandi»; «Papi è la nostra fonte di lucro»; «vado io a tirargli la statua in faccia»; «sono stata un po’ cogliona perché non ho beccato nulla». Avide, insaziabili, attentissime alle minime quantità, gelose. Oppure frequentatori avidi e scrocconi, i Tarantini, i Lavitola, i De Gregorio, affamati di denaro, pronti a svuotare la cassaforte con il consenso del legittimo proprietario sempre più frastornato. Sempre più solo. Sempre più assediato da richieste.

È quasi implorandolo che Berlusconi chiede ad Agostino Saccà, intercettato in un’inchiesta svanita nel nulla, di dire alle ragazze segnalate che lui, il Capo, si era davvero interessato: «Diglielo che te l’ho chiesto io». Oppure il partito disabituato a ogni forma di fundraising, funzionari che acchiappano, parlamentari che non pagano le loro quote, arraffatori di posti, sedie, poltrone. Berlusconi non ne può più. Non vuole più cacciare un euro per la sua Forza Italia. Se ne sta rinchiuso ad Arcore, o a palazzo Grazioli. E nessuno lo consulta. C’è la leggenda sull’immediatamente cancellato Radiobelva , il talkshow con il duo Cruciani-Parenzo che aveva indotto i vertici di Mediaset, dopo una sequenza turpiloquente da record e con scarsissima audience, a chiudere il programma. Poi, narra la leggenda, una telefonata di Berlusconi che dice di aver molto gradito il nuovo programma. (…)

Ora girano attorno al palazzo custodito da Francesca Pascale, che non si è staccata da Arcore sin dal 2006, falchi e colombe, questuanti e avvocati che Berlusconi stima sempre di meno, visto che non sono riusciti a tirarlo fuori dai guai, nonostante i lauti onorari. (…) Un palazzo allegro che è diventato tetro. Un uomo socievole che sta diventando misantropo. Sempre più solo, mentre da fuori, dai tribunali e dalle televisioni ostili, l’assedio sembra non finire mai.”