Produttività, Gaza, Champions League: la rassegna stampa

Pubblicato il 22 Novembre 2012 - 09:26 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Accordo sui salari senza Cgil. Il Corriere della Sera: “Siglata l’intesa sui salari, ma senza Cgil. Cambiano i contratti: meno tasse sul lavoro se aumenta la produttività, più flessibilità negli orari. L’accordo arriva dopo un’ora di confronto. Il governo stanzia 2,1 miliardi di euro. Monti: spero che Camusso firmi.”

Gaza, stop alle incursioni e apertura dei valichi. L’articolo a firma di Francesco Battistini:

“La chance è quasi un azzardo. Israeliani e palestinesi hanno accettato di firmare la bozza cairota anche perché nella sostanza, a parte il silenzio delle armi che è il risultato più importante, a prima vista non contiene nulla di nuovo. Nulla, in particolare, di quanto le parti chiedevano. Non è chiaro quali siano i divieti «tolti» ai valichi della Striscia: si confermano i vecchi limiti a tutte le esportazioni da Gaza, le limitazioni all’uscita della popolazione e quelle alle importazioni di vetro, cemento, acciaio e di tutto ciò che, secondo gl’israeliani, può servire a fabbricare ordigni. Non è spiegato se da Rafah, il valico egiziano, potranno d’ora in poi passare anche le merci. Non si sa che fine faranno i tunnel sotto il Sinai, che tre mesi fa Morsi s’era impegnato a sigillare e che sono, invece, tutti ben aperti per far passare i razzi iraniani. L’accordo dice che i dettagli verranno definiti entro stasera: vedremo. Intanto, è uno scrosciare d’applausi, dichiarazioni, avvertimenti: «La gente merita la possibilità d’essere libera dalla paura e dalla violenza» (Hillary Clinton); «Hamas ha incassato una dolorosa sconfitta» (Ehud Barak, ministro della Difesa israeliano); «Spareremo solo se le nostre forze sono in pericolo» (Yoav Mordechai, generale di Tel Aviv).”

La firma dell’Egitto sulla pace di Obama. L’articolo a firma di Francesco Battistini:

“Otto giorni di fuoco, e poi? Dice un proverbio kenyota: finché i leoni non avranno i loro storici, la storia della caccia continuerà a glorificare i cacciatori. Quando questa guerra si ferma, in attesa della storia, il cacciatore più celebrato dalle cronache è il presidente Obama: ha finalmente ripreso in mano il dossier israelo-palestinese, disinnescando la prima crisi del suo secondo mandato. «Questa guerra ci ha ripetuto che in Medio Oriente c’è uno scontro fra sciiti e sunniti. E che Obama ha chiamato tutti a una scelta di campo…», è l’analisi del politologo Nahum Barnea: «Anche Hamas è a un bivio. Deve scegliere se stare con l’asse sciita dell’Iran e dei suoi protégé, Hezbollah e Siria, ricevendo missili, armi e denaro. Oppure se passare all’asse sunnita dell’Egitto, dei sauditi, della Turchia, della Giordania, del Golfo, dell’Autorità palestinese di Ramallah, ottenendo un riconoscimento politico, una sovranità tutelata, un’immunità dagli attacchi israeliani. Non è ancora chiaro che cos’abbia scelto. Però è chiaro che quest’accordo può essere un segnale».”

Veto contro veto, la disfida del budget Ue. L’articolo a Luigi Offeddu:

“«Bring your sandwiches!», «Portatevi i panini!», ha detto ieri un alto diplomatico, incontrando qui un gruppo di giornalisti di vari Paesi. Parlava di oggi, del vertice straordinario dei 27 capi di Stato e di governo che dalle otto di questa sera si riuniranno per discutere sul bilancio Ue 2014-2020. Notte bianca, o notti bianche, quasi sicure: i panini torneranno utili perché, secondo molti, il vertice non si concluderà come previsto domani, e forse neppure dopodomani: «Portatevi tre cambi di camicie», ha fatto sapere dal canto suo agli altri leader il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy. Perché non c’è accordo sui risparmi anticrisi da fare, su come tagliare (o no) quei 1033,235 miliardi proposti in origine dalla Commissione europea. C’è tensione anche fra quest’ultima, il Consiglio dei ministri Ue e l’Europarlamento. Vari Paesi fra cui l’Italia minacciano il veto. Il principio della solidarietà comunitaria si contrappone agli imperativi della crisi economica. E così Angela Merkel, la cancelliera tedesca, butta lì davanti al suo Bundestag: «Se necessario, dovremo incontrarci di nuovo all’inizio del prossimo anno». Per un altro vertice, dunque, mentre è già confermato quello a mezza via del prossimo 13 dicembre: il trentesimo o giù di lì negli ultimi due anni, in aggiunta agli Eurogruppo — vertici dei ministri delle finanze dell’Eurozona — che sono divenuti ormai quindicinali, se non settimanali. Questa costosa baraonda di aerei e di auto blu che vanno e vengono da Bruxelles, saltando dall’emergenza Grecia (nuova riunione dei ministri lunedì prossimo) a quella per il bilancio, svela il rischio di paralisi decisionale che oggi impastoia l’Europa. Ma si va avanti, com’è logico, perché poco d’altro si può fare: le emergenze ci sono davvero.”

Il rinvio sulla Grecia fa tremare l’eurozona. L’articolo a firma di Ivo Caizzi:

“La cancelliera tedesca Angela Merkel, contestata dall’opposizione socialdemocratica per il rischio di aggravare la crisi dell’Europa e dell’euro con il suo atteggiamento dilatorio sulla Grecia, ha mostrato qualche apertura. «Credo ci siano possibilità, che non conosco con sicurezza, ma ci sono possibilità di arrivare a una soluzione lunedì», ha dichiarato Merkel in Parlamento. Anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble si è detto «fiducioso» sul via libera agli aiuti e ha ipotizzato un pacchetto di misure (senza nuovi esborsi per Berlino). Queste concederebbero alla Grecia di ricomprare parte del suo debito a prezzo ridotto, ottenere i profitti della Bce sull’acquisto di titoli di Stato greci o vedersi ridurre i tassi d’interesse sui prestiti (senza provocare perdite agli Stati creditori). Nella nottata dell’Eurogruppo il direttore del Fmi, la francese Christine Lagarde, ha continuato a chiedere la svalutazione dei titoli greci (fino al 30-40% del valore nominale avrebbe ipotizzato in una riunione segreta, lunedì scorso in Francia, con Mario Draghi della Bce e i ministri finanziari di Germania, Francia, Italia e Spagna). Il ministro delle Finanze francese Pierre Moscovici, nonostante le divisioni emerse a Bruxelles, ha espresso ottimismo sostenendo che si è ormai a «un capello» dall’accordo sugli aiuti ad Atene.”

Ombre russe sulla Democrazia ateniese. L’articolo a firma di Sergio Romano:

“Anche gli euroscettici greci, probabilmente, hanno ormai capito che il futuro del loro Paese dipende in ultima analisi dal giudizio dei mercati e che il ritorno alla dracma non è una soluzione. Per sostituire una moneta internazionalmente apprezzata come l’euro non basta stampare dracme, fissare per decreto il valore di cambio della nuova moneta, ordinare agli istituti di credito di cambiare la denominazione dei conti correnti, pretendere che i greci portino in banca, per cambiarli, gli euro che hanno nelle loro tasche e nei loro materassi. Per realizzare questa gigantesca confisca occorre agire all’improvviso, chiudere le banche per evitare la corsa agli sportelli prima dell’entrata in vigore della riforma, chiudere i porti, gli aeroporti e i valichi di frontiera sino al completamento dell’operazione. E occorre dare per scontato, infine, che molti capitali greci, prima o dopo, saranno comunque finiti all’estero.”

Produttività, accordo senza la Cgil. La Repubblica: “Firmato il patto, dal governo 2,1 miliardi. Monti: un passo importante. Fisco, sì alla detrazione delle fatture di professionisti e artigiani.”

Ricevute e fatture potranno essere scaricate. L’articolo a firma di Valentina Conte:

“Chiedere la fattura all´idraulico, la ricevuta all´elettricista, lo scontrino al carrozziere. E trarne un vantaggio fiscale, scaricando i costi dalla dichiarazione dei redditi. Così da ridurre il nero, tamponare l´evasione, pagare tutti per pagare meno (tasse). Se ne parla da tempo, ma ora un emendamento proposto dal Pd e approvato ieri in commissione Finanze del Senato introduce il “contrasto di interesse” nella delega fiscale. Alla Camera, intanto, il governo ha incassato i tre voti di fiducia sui tre macro-articoli del ddl Stabilità (426 sì nel primo, 433 nel secondo e 395 nel terzo). Ma il clima attorno all´ex Legge finanziaria è teso, come dimostra la marcia dei mille sindaci ieri a Milano – tra cui Alemanno, Fassino, Pisapia, Fontana, Pizzarotti – guidati dal presidente dell´Anci Delrio, pronti allo sciopero del Tricolore (non esserci più negli appuntamenti ufficiali). Ma anche alle dimissioni in massa, da decidere il 29 novembre, nelle ore in cui il ddl Stabilità sarà in discussione al Senato. Nel mirino, i tagli, il patto di Stabilità e l´Imu. I conti non tornano e molti sindaci, appoggiati dall´Anci, sono pronti a ricorrere al Tar perché ritengono eccessive le rasoiate ai trasferimenti rispetto alla porzione di Imu incassata a livello locale. Impossibile poi recuperare l´ammanco forzando le aliquote, già al massimo in molte città su prima e seconda casa.”

Accordo fatto sulla produttività Cgil non ci sta: “Strada sbagliata”. L’articolo a firma di Luisa Grion:

“Prospettiva che piace molto al governo e sulla quale si trovano d´accordo tutti i firmatari: dal leader di Confindustria Squinzi («è l´inizio di una nuova fase di sviluppo e di occupazione) ai segretari generale di Cisl Bonanni («servirà ad uscire dalle secche») e della Uil Angeletti («è utile per uscire dalla logica bassi salari-bassa produttività»). La mancata firma della Cgil resta comunque della Cgil , anche se il governo ne circoscrive i confini: il premier Monti precisa di «desiderarla molto» ma assicura che l´accordo è «completo, condiviso, autosufficiente» e «rappresenta un buon impiego del denaro pubblico» . La sigla della Camusso avrebbe un «notevole significato» visto che il suo sindacato è «rilevante, importante e di grande tradizione», ha ammesso il premier, ma non peserebbe comunque «dal punto di vista operativo». Palazzo Chigi, in realtà, ci ha provato anche ieri sera a trovare la quadra e a incassare un documento da tutti condiviso: «C´è qualcosa che si può fare?» ha detto il ministro Fornero alla Cgil ad un certo punto della trattaativa. No, la questione «non va bene né nel merito, né nel metodo» ha ribadito la Camusso che ha ancora una volta chiesto a Monti di «detassare le tredicesime» («Non ci sono soldi» ha risposto il premier).”

El Shaarawy trascina il Milan. Mexes, capolavoro in rovesciata. L’articolo a firma di Enrico Curro:

“Non è stata una buona notizia il gioco, piuttosto farraginoso: in vantaggio di due gol e di un uomo, a metà ripresa, gli indisciplinati allievi di Allegri hanno rischiato addirittura il 2-2. Per l´intero primo tempo, inoltre, si erano colpevolmente astenuti dal tirare in porta. E´ assai probabile che il pari dello Zenit col Malaga, per riflesso inconscio, avesse indotto entrambe le squadre a restare più abbottonate di un cappotto, nell´incipiente gelo belga: meglio attendere l´eventuale errore altrui che rischiare il proprio. Per il Milan, tuttavia, la pavida scelta si stava rivelando improvvida: avendo soltanto nel reparto d´attacco i suoi veri talenti al di sopra della media. Emarginare il frizzante El Shaarawy, in particolare, pareva puro masochismo. Mentre infatti il capocannoniere del campionato aspettava invano sulla fascia qualche pallone, il vero pericolo erano le distrazioni difensive. L´Anderlecht segna col contagocce, eppure, marcando con nonchalance francese il mascherato Mbokani, Mexès ha incoraggiato gli avversari a osare. La loro spinta si è esaurita in un paio di assalti: il primo l´ha sventato Abbiati, su fuga di Jovanovic innescata proprio da Mbokani, e sul secondo il diciottenne Praet ha sbagliato mira. Allegri non ha nascosto l´irritazione per la lentezza nel trasbordo del pallone dalla difesa, ma l´uomo più adatto a recapitarlo in fretta agli attaccanti, cioè Montolivo, era troppo lontano dalla zona di partenza dell´azione, occupata invece dall´incontrista puro De Jong.”