Coronavirus, l’obesità aumenta di 6 volte il rischio di mortalità. Lo studio Policlinico Gemelli – Università Cattolica

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Maggio 2021 - 15:39| Aggiornato il 4 Maggio 2021 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, l'obesità aumenta di 6 volte il rischio di mortalità. Lo studio Policlinico Gemelli - Università Cattolica

Coronavirus, l’obesità aumenta di 6 volte il rischio di mortalità. Lo studio Policlinico Gemelli – Università Cattolica

L’obesità aumenta di 6 volte il rischio di mortalità da coronavirus. Il rischio di ricovero di 2,6 volte.  La malnutrizione invece  rappresenta uno degli elementi di un decorso più lungo e complicato della malattia o di decesso. Lo rileva un’ analisi della letteratura scientifica dei ricercatori Policlinico Gemelli – Università Cattolica , pubblicata su Nutrients.

Coronavirus, l’obesità aumenta di 6 volte il rischio di mortalità. Ecco lo studio italiano

“Per malnutrizione – spiega la dottoressa Maria Chiara Mentella, UOC Nutrizione Clinica, Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS- si intende un insufficiente o squilibrato apporto di macronutrienti (carboidrati, proteine, grassi) e di micronutrienti (minerali e vitamine). Si può essere obesi e malnutriti, se affetti da deficit di uno o più micronutrienti; e questo può tradursi in una minor resistenza alle infezioni e in una maggior gravità della malattia”.

Metà degli anziani sono malnutriti e questo rappresenta un fattore di rischio di ricovero e mortalità da Covid-19. A rischio malnutrizione sono in particolare quelli residenti nelle RSA. Ma a preoccupare gli esperti è anche l’obesità.

Importante è la distribuzione del grasso: l’obesità viscerale (la ‘pancia’) aumenta di due volte e mezzo il rischio di sintomi gravi e dover ricorrere alla ventilazione meccanica. Recenti segnalazioni inoltre suggeriscono che il rischio di forme gravi e di mortalità aumenti fino a 11 volte in presenza di abbondanti depositi di grasso all’interno dei muscoli. “È fondamentale – aggiunge il professor Giacinto Abele Donato Miggiano, direttore del Centro di ricerca e formazione in Nutrizione umana dell’Università Cattolica – una corretta presa in carico nutrizionale dei ricoverati per Covid-19, sin dai primissimi giorni. Il loro assetto nutritivo andrebbe subito valutato, per poter procedere a un’adeguata prescrizione alimentare (tenendo conto del fatto che hanno un fabbisogno proteico-calorico aumentato per l’infezione e la febbre)”. Importante è anche una personalizzazione, supplementando la dieta con omega-3, vitamina D, del gruppo B e C, se necessario.

“E’ necessario infine – conclude Mentella – seguire durante tutto il ricovero (e in seguito) i pazienti con Covid-19, visto che nel 40% dei casi vanno incontro a perdita di peso ( fino al 66% in quelli che vanno in terapia intensiva)”.