ROMA – I violenti tornado che hanno devastato l’America e causato oltre 150 morti solo in Missouri sono difficili da prevedere, ma ora i ricercatori dell’università dell’Oklahoma useranno il ‘supercomputer’ Kraken per svolgere simulazioni relative alla formazione ed alla previsione di questi eventi atmosferici spesso catastrofici.
In uno stato come l’America dove nell’ultima decade il servizio meteo nazionale ha registrato una media annuale di 1274 tornado, e dove solo nell’ultimo anno se ne sono registrati 1475, lo studio e la previsione di questi eventi atmosferici è di grande rilevanza. Analizzando dati raccolti da tempeste di entità differenti, i ricercatori intendono comprendere come i cambiamenti in direzione del vento inducano alla formazione di un tornado e ne influenzino l’intensità e le dimensioni.
“L’obiettivo della ricerca è di ampliare la nostra conoscenza sulla formazione dei tornado”, ha spiegato Amy McGovern, professoressa associata della OU’S School of Computer Science, che assieme al suo team ha creato un complesso modello matematico per analizzare con un supercomputer la grande quantità di dati e di variabili da tenere in considerazione nelle dinamiche atmosferiche che portano alla formazione di un tornado.
Analizzando i dati raccolti dalle tempeste degli ultimi 20 anni il team della McGovern ha simulato oltre 250 tempeste usando il computer Kraken, l’ottavo tra i più veloci computer del mondo che si trova all’università del Tennessee ed è stato finanziato dalla National Science Foundation. Le simulazione però non hanno dato risultati soddisfacenti: “l’alta quantità di dati non ci ha permesso di individuare le cause della formazione dei tornado – ha osservato la McGovern, che ha aggiunto – . Ogni simulazione ha prodotto 1 tetrabyte di dati, ed abbiamo eseguito 50 simulazioni, sono troppi per un ricercatore da esaminare”.
I ricercatori dunque sono ricorsi all’utilizzo di un altro supercomputer, il Nautilus, per analizzare i dati prodotti dalle simulazioni, che ha permesso di isolare e analizzare le variabili d’interazione critica spazio-temporali che sono alla base della formazioni di questi eventi atmosferici, tanto che la McGovern ed il suo team puntano ora a sviluppare un’interfaccia che avvalendosi di quanto scoperto permetta la previsione dei tornado e la possibilità di lanciare un allarme tornado con maggiore preavviso.
“L’obiettivo di comprendere al meglio i processi di formazione dei tornado è stato quasi raggiunto”, ha spiegato la McGovern, che ha poi sottolineato come lo studio abbia importanza specialmente a lungo termine che permetterà di capire se una tempesta può generare un tornado oppure no, consentendo “una predizione più accurata, che permetterà di migliorare i tempi di allarme e speriamo che ciò aiuti le a ridurre il numero di vittime”.