La morbosa inconfessabile gelosia di Sabrina Misseri per Sarah Scazzi, che lei non voleva perdere per Ivano: ipotesi di movente

di Pino Nicotri
Pubblicato il 7 Novembre 2010 - 09:34 OLTRE 6 MESI FA

Non ci siamo ancora. Il vero movente dell’uccisione di Sarah Scazzi non credo sia ancora venuto alla luce. E se l’arma del delitto è una cintura anziché una corda, allora la faccenda si complica. Ma andiamo per ordine.

Il movente è certamente sessuale, di bieca e animalesca gelosia, però non credo sia quello di cui si parla da settimane. Ma andiamo per ordine.

Era il 28 ottobre, il titolo era piuttosto forte e non lasciava adito ad equivoci, tanto da poter parere azzardato: “Sarah Scazzi. “Zio Michele, un burattino bugiardo (e innocente) agli ordini delle donne Misseri”. Purtroppo invece, stando alle ultime novità, non pare per nulla azzardato, anzi semmai decisamente azzeccato. Avevo dunque visto giusto, ma la piccola vanità, dato l’orrore dell’intera storia, non mi rende per nulla felice. La piccola Sarah, la faccia al vento della prima adolescenza, non ce la potrà rendere viva nessuno, nè a noi né ai suoi cari.

Ci sono però un paio di fatti che ci fanno tirare un sospiro per così dire di sollievo.

Il primo fatto è che l’assassinio commesso dalla cugina Sabrina Misseri rientra nella casistica dell’orrore per così dire più o meno normale, uno dei tanti, troppi,  casi di gelosia fuori controllo, belluina, che sfocia nel sangue. Il sospiro di sollievo – espressione fuori luogo, ma il lettore certo comprende il senso del suo uso – deriva dal fatto che dunque non c’è stato l’obbrobbrio di uno zio che prima ci tenta e poi, respinto, uccide per stuprare il cadavere. Versione, come abbiamo scritto con largo anticipo, totalmente incredibile, ma comunque rifilatata agli inquirenti e propinata all’opinione pubblica. Che come sempre accade in questi casi se l’è bevuta. Avidamente. Con annesso moto di orrore. Orrore supplementare.

Ora sappiamo invece che lo zio Michele, contadino della Puglia profonda e atavica qual è Avetrana, con sua nipote di appena 15 anni  non ci ha “tentato”, non l’ha uccisa e non l’ha stuprata a cadavere ancora caldo. E’ stato complice, sì, ma dopo e non prima. Non è stato cioè complice del delitto, ma del suo occultamento, il che è ben diverso. Il supplemento di orrore sgombera il campo e cede il posto al meno orribile orrore – mi si perdoni il gioco di parole – di una ragazza di 20 anni che uccide per gelosia, o per gelosie varie, al plurale, sua cugina. Stanto alle ultime notizie, ora siamo di fronte a un orrore più…di routine.

Il secondo elemento è che Michele Misseri in quanto padre si è addossato la colpa della figlia. Certo è una colpa, ma è pur sempre un padre che tenta di salvare la propria figlia. E tenta di salvarla non scaricando la responsabilità su terzi, magari a vicini di casa come successo a Cogne per tentare di salvare la madre assassina Annamaria Franzoni, ma addossandola a se stesso. Potrebbe persino parere un padre eroico, e in qualche modo lo è stato, sempre che stia raccontando finalmente la verità e non altre balle.