Germania. Le madri single devono lavorare a tempo pieno: sopra i 3 anni bambini negli asili

Pubblicato il 4 Agosto 2011 - 12:19 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Le madri single tedesche devono lavorare: i giudici del tribunale di Karlsruhe hanno stabilito che in caso di divorzio se i figli hanno un’età superiore ai tre anni i genitori devono lavorare a tempo pieno, perchè occuparsi dei figli non costituisce un “impegno troppo gravoso”, esistendo strutture in grado di accogliere i bambini anche nel dopo scuola. La sentenza di Karlsruhe ribalta una sentenza dell’alta corte regionale di Dusserdolf  su l’entità di un assegno di mantenimento: l’uomo chiedeva di diminuirne l’importo perché l’ex moglie, che aveva un impiego part-time per poter passare più tempo con la figlia, avrebbe potuto trovare un impiego a tempo pieno.

Il ribaltamento della sentenza esprime la dicotomia di un paese dove il lavoro è visto come una responsabilità sociale e dove l’educazione familiare è un tema fortemente sentito: due risvolti della stessa medaglia che non sembrano andare molto d’accordo fra loro, specie se si considera che in Germania secondo un’inchiesta le strutture adibite all’accoglienza dei bambini sono carenti.

In una società dalla visione “conservatrice” sul tema famiglia, che assegna alla donna il ruolo di principale educatore dei figli, tanto da criticare la scelta di Andrea Nahles, segretario socialdemocratico tornata a lavoro subito dopo la maternità, il lavoro a tempo pieno per le madri single sembra una prepotente contraddizione ed una controtendenza con la moderna evoluzione della famiglia, dove i genitori sono costretti a lavorare entrambi per motivi di bilancio familiare, e padri e madri scambiano i propri “classici” ruoli di autorità.

Forse a Karlsruhe i magistrati non hanno tenuto conto che l’educazione di un bambino richiede necessariamente la presenza di (almeno) un genitore, una figura stabile e comunicativa, non certo di un’ombra che durante il giorno “smista” in stile pacco postale la propria prole tra scuole, dopo scuole, baby sitter e parenti vari, soluzioni non tutte a costo zero, per poi “depositare” alla sera i pargoli  nel letto di casa, pronti il giorno successivo a rientrare in una routine in cui le ore di tempo dedicate ai figli sono sacrificate in nome della produttività e del guadagno. O forse, eredi di una tradizionale etica protestante, per i tedeschi il lavoro fa premio su tutto. Lì non esistono congedi illimitati post-parto, così come non esistono(o in forma molto ridotta rispetto all’Italia) discriminazioni per assumere giovani donne potenzialmente nell’età giusta per fare figli. A maggiori diritti corrispondono maggiori doveri.