Maria Sole Agnelli: “Gianni rimise in piedi la Fiat”

Pubblicato il 14 Gennaio 2013 - 15:13 OLTRE 6 MESI FA
Maria Sole Agnelli (Foto Lapresse)

TORINO – A dieci anni dalla morte di Gianni Agnelli, il 24 gennaio 2003, la famiglia è “più che mai unita”. Parola di Maria Sole Agnelli, sorella dell’Avvocato. “Lo dimostra il fatto che in questi dieci anni la famiglia ha fatto di tutto per garantire un futuro a Fiat”, ha detto la seconda azionista della galassia Agnelli al Giornale, rispedendo al mittente certe “malignità”.

Critiche sono arrivate anche verso la Fiat. Ma Maria Sole Agnelli spiega: “Le critiche più che la Fiat riguardano il nostro amministratore delegato Marchionne, dotato di una forte personalità e soprattutto una persona eccezionale. Ma dietro di lui c’è la famiglia Agnelli di cui sento spesso parlare male”.

Maria Sole Agnelli spiega perché, secondo lei, la Fiat è stata oggetto di giudizi negativi: “Il mondo è cambiato e gli interessi della Fiat sono ora anche in altri luoghi. Il desiderio di tutti noi è quello di restare concentrati sull’Italia. Facciamo tutto il possibile, come dimostrano le ultime affermazioni del dottor Marchionne. Guardi, mi hanno fatto visitare lo stabilimento di Pomigliano d’Arco. Una fabbrica eccezionale”.

La signora Agnelli ha parole buone per i tre nipoti figli di Alain Elkann e Margherita Agnelli: “E’ una fortuna avere John Elkann al comando di Fiat. John è un ragazzo a posto e molto serio. Lapo ha personalità molto spiccata e brillante. Sono entusiasta di Andrea e della Juve”. Anche un apprezzamento sull’altro fratello, Umberto, morto poco dopo l’Avvocato: “Umberto è stato il mio fratello preferito. Perché era più piccolo. Ho trascorso tanto tempo insieme a lui”.

Ma soprattutto, l’Avvocato, Gianni: “Ha fatto così tante cose… E ha detto anche tante cose, sia importanti sia divertenti. È molto difficile estrapolarne una sui due piedi. Non dimenticherò mai l’impegno di Gianni per la Fiat dopo la scomparsa del nonno. I funerali furono tristissimi. Non si potè passare davanti a Mirafiori. Non c’era neppure una rappresentanza degli operai. Ebbene, fu allora che Gianni disse: “Questa è la Fiat e noi dobbiamo rimetterla in piedi”. E ci è riuscito, non crede?”.