Antonio Conte contro la Juventus per il caso Ogbonna

Pubblicato il 20 Novembre 2014 - 13:39 OLTRE 6 MESI FA
Antonio Conte contro la Juventus per il caso Ogbonna

Antonio Conte contro la Juventus per il caso Ogbonna (LaPresse)

ROMA – Antonio Conte si è scagliato contro la Juventus per il “caso Ogbonna”, richiamato in fretta dalla società bianconera per recuperarlo in tempo utile per la Champions League. Ne parla Francesco Saverio Intorcia perla Repubblica”.

“Antonio Conte ha scagliato la prima pietra, al buio, senza indicare la vittima da lapidare. Probabilmente non aveva in mente un solo bersaglio. «Non ce l’ho con la Federazione », s’è affrettato a chiarire il ct: intanto, la prima risposta l’ha avuta proprio da Tavecchio, l’apertura agli stage.

Quanti e quando, è ancora da vedere: il calendario internazionale è zeppo, neppure il consenso di tutte le componenti federali potrà mai restituire a Conte quello che davvero gli manca, il lavoro quotidiano sul campo. Contando anche su questo, il Psg continua a fargli una corte serrata per la prossima stagione, aggiungendo un elemento di disturbo alla trama già fitta.

Lo sfogo di martedì è stato acceso eppur meditato, per nulla estemporaneo. Il ct, che continua a credere nella missione di stimolare la rinascita del calcio italiano in un momento di piena crisi, dopo i primi cento giorni di corsa s’è guardato intorno e si è scoperto solo. Quando firmò, gli furono dati pieni poteri (gli stessi conferiti ieri per il settore femminile ad Antonio Cabrini, coordinatore di tutte le nazionali), ma quell’investitura ora sembra una sorta di liberatoria che solleva la Federcalcio dalle responsabilità e lascia al carisma e al nome forte del ct l’onere di rivitalizzare una Nazionale umiliata al Mondiale brasiliano.

Ma il primo obiettivo di Conte erano e restano i club. Uno più degli altri: la Juventus che lui guidava fino a quattro mesi fa. Con onestà, il ct ha ammesso che da tecnico bianconero pensava all’interesse del club e ora, cambiata la prospettiva, vede invece tante cose che non gli piacciono. Essendo la Juve il principale bacino azzurro, in tre mesi è già entrato in rotta di collisione col suo vecchio club più di una volta.

È successo a settembre con Chiellini (confermato in ritiro nonostante l’infortunio, richiamato la mattina seguente), si è sfiorato l’incidente diplomatico con Pirlo (convocato per necessità, era appena rientrato), c’è stata una dura dialettica per Ogbonna: anche lui, come Chiellini, richiamato in fretta dalla Juve, preoccupata di recuperarlo per la Champions.

Questi episodi hanno segnato particolarmente Conte, si è reso conto che la Nazionale non è in cima al movimento e che, anzi, per avere un po’ d’attenzione bisogna parlare dei mugugni di Balotelli, non proprio il prototipo del suo attaccante ideale (e infatti l’ha liquidato subito). Gli infortuni in serie, il difficile rapporto con le società, i capricci di Super Mario, la tensione per la sfida decisiva con la Croazia e le insidie dell’Albania, il pensiero tremendo che per quattro mesi la Nazionale andrà in letargo: tutto questo ha determinato un crescendo di malessere sfociato nel suo sfogo ragionato.

Manca dannatamente il campo, a Conte. Ulivieri è stato glaciale, «deve ancora abituarsi al nuovo ruolo da ct». Lui vorrebbe più tempo per inculcare i dettami del suo 3-5-2 e intanto è stato costretto a parziale abiura contro i croati.

Più di tutto, però, il ct è allarmato dalla mollezza degli azzurri, diametralmente opposta alla fisicità e all’agonismo dell’ultima Juventus: il riferimento alla fatica è anche una frecciata alla preparazione atletica svolta dai club. Conte l’ha giudicata evidentemente insufficiente, «ci manca la condizione », ripete. Alla Juve decideva tutto, anche quella. Nostalgia canaglia”.