Miccoli: “L’attaccamento al Lecce. Dovevo tenerlo per me. Giusto sostituirmi”

Pubblicato il 8 Febbraio 2011 - 18:16 OLTRE 6 MESI FA

PALERMO – ”La sostituzione non l’ho chiesta io. Ero dispiaciuto, mi sono isolato un po’ dal resto della squadra, il mister l’ha visto e ha deciso di sostituirmi, per il mio bene e per quello della squadra, tanto che in dieci minuti la squadra ha fatto due gol”.

Fabrizio Miccoli è stanco delle continue voci sulla sua presunta richiesta di restare negli spogliatoi dopo l’intervallo della gara che i rosanero hanno vinto a Lecce, città natale del capitano. Ha segnato a malincuore, lo ammette. Non ha mai smesso di tifare per i salentini e vorrebbe chiudere lì la carriera, davanti al suo pubblico.

Ma domenica se Delio Rossi glielo avesse chiesto, sarebbe tornato in campo e avrebbe tentato di conquistare, assieme ai compagni, quei preziosissimi tre punti che rilanciano il Palermo verso la Champions. ”Sono stato sostituito spesso dopo pochi minuti dal rientro dall’intervallo – ha ribadito questo pomeriggio in conferenza stampa – e non e’ mai stato detto niente. Adesso, siccome giocavamo a Lecce e sono andato fuori dopo 45 minuti, si e’ creato un caso incredibile…”.

Miccoli ha voluto dire la sua, dopo che il pubblico e i giornalisti si erano divisi al termine del match: chi difendeva con orgoglio la scelta del capitano di non tornare in campo e chi lo accusava di non essere un professionista. ”Mi ero promesso di non parlare per un po’, ma ne sono state dette tante e allora ho voluto dire la mia – ha sottolineato -. Se si crea questa situazione ogni volta che si gioca col Lecce, la colpa sicuramente e’ mia. L’attaccamento al Salento, al Lecce, e’ una cosa personale e forse dovevo tenerla per me. Un altro ragazzo, di cui non faccio il nome, ha lo stesso amore per la sua terra, eppure non ne parla mai e quando va a giocare a casa viene osannato”. Con l’occasione, Miccoli si toglie qualche sassolino dalla scarpa.

”Con Gigi De Canio, allenatore del Lecce, ho un buon rapporto – ha spiegato -; posso aver anche fatto una promessa sostenendo che mi piacerebbe andare a Lecce; lo dico da 15 anni. Guarda caso pero’, ogni sessione di mercato viene fuori il mio nome accostato al Lecce, ma alla fine non e’ mai accaduto niente. Allora c’e’ qualcosa che non va”. ”Con il Lecce – ha proseguito – non ho mai avuto un contatto, anche prima di andare al Benfica, ho chiesto a Semeraro di prendermi a Lecce. Il Benfica ha pagato alla Juve 900 mila euro per il prestito e penso che Semeraro non avrebbe avuto problemi a pagare questa cifra”.

L’attaccamento di Miccoli alla sua città non si discute, ma il bomber ha dimostrato anche una straordinaria voglia di rimanere in rosa: ”L’offerta del Birmingham era quella della vita, ci ho pensato, ma sono il simbolo del Palermo – ha spiegato -. Si parla tanto di me e del Lecce ed e’ facile nascondersi dietro al mio nome. Invece, non è mai stata colpa mia se non ho vestito sinora la maglia giallorossa. Lo voglio sottolineare perché la parola ‘promessa’ e’ stata pronunciata tante volte in questi ultimi giorni”. C’e anche un piccolo retroscena. ”Il 31 gennaio – ha puntualizzato l’attaccante – De Canio mi ha chiamato chiedendomi se volevo andare a Lecce, ma che si sarebbe trattato unicamente di un prestito a sei mesi. Sarei dovuto andare dal mio presidente, da Zamparini, a dire di mandarmi in prestito a Lecce: e’ assurdo dire una cosa del genere a una persona, l’unica che ha creduto in me dopo il Benfica, l’unico che mi ha cercato, che mi ha voluto da sempre”.